Questo è un po’ il manifesto dello yoga che pratico e che insegno da quasi trent’anni. Lo yoga si occupa della domanda essenziale che abita ogni essere umano. Del mistero del vivere, del mistero dell’essere coscienti. Del “chi” siamo e “come” siamo. La parola “Yoga” indica uno stato, uno stato fondamentale della coscienza. Non è un percorso che conduce da un luogo a un altro, e neppure una ricerca di benessere. È la possibilità di essere consapevoli di essere vivi e di come lo siamo. La possibilità di sentirsi espressione di una realtà indivisa. La pratica di Yoga si fonda sull’Osservazione e sul Cambiamento.
Il mercato dello yoga dinamico cala e ci sono segnali che indicano un ritorno alle “origini”: meno ossessione per il corpo, più introspezione e meditazione. Questo cioè sarebbe il momento più adatto per ripartire dall'ottuplice sentiero di Patanjali. Ma chi sta formando gli insegnanti di yoga del futuro? Verso quale direzione?
Spesso chi usa la razionalità prima di intraprendere una via spirituale viene accusato di essere “mentale”. Ma la mente e il ragionamento sono fondamentali nella ricerca interiore perché ci mettono al sicuro dagli abbagli dello “spiritualismo”. La mente ha una potenzialità che va sfruttata e solo da ultimo, quando siamo pronti al grande salto verso l'Infinito, lasciata andare
Mantenere il silenzio in un contesto dedicato alle pratiche allarga il campo di coscienza e ammorbidisce le resistenze per favorire la trasformazione sul piano sottile. Ma la pratica di Mauna nella via ordinaria è tutta un’altra storia...
Alla fine di un anno di insegnamenti metto in chiaro alcuni punti fermi del percorso che insegno, una via che non contempla separazione, ma chiarezza su alcuni punti fermi: lo Yoga per me è Vidya, è visione interiore e visione di vita
All'inizio dei tempi, da un vuoto apparente, emerse un suono. Una parola: «tapah». Medita. Fai austerità. Sacrifica. Fu un invito a guardare dentro, a fermarsi, a purificare l’intenzione prima dell’azione. In questa puntata della rubrica «My Sweet Krishna» iniziamo ad esplorare gli ingredienti fondamentali dell’azione consapevole secondo la Bhagavad-Gita...
Molto spesso iniziamo un percorso spirituale per acquisire qualcosa: per diventare più buoni, più calmi, diversi da quell'immagine di noi che stride con le nostre illusioni. E se invece fosse necessario guardare da un'altra angolazione? È quello che è successo ad Assisi in una domenica speciale...
Il termine in questi anni ha perso la sua connotazione originale e originaria ed è diventato sinonimo di attività fisica. Mentre è sinonimo di ricerca interiore. Il passare da un’attenzione esterna a noi a un’attenzione all’interno di noi. E come facciamo? Questa domanda è il fulcro della pratica...
Occorre praticare. Questo cambia la vita, cambia la coscienza e la percezione di sé e del mondo, cambia il modo di intendere la filosofia, i testi, le acquisizioni. O le cadute che insegnano molto di sé...
Osservare che non siamo sereni, siamo ansiosi, siamo inquieti, è parte della pratica. Ma Yoga non è “diventare più calmi”, ma realizzare il Sé, la nostra vera natura. E la mission è quella di essere utili all’umanità, al mondo, alla Storia. Di diventare più autentici, non affettati nei modi e nelle parole. Una rivoluzione epocale.
«Le qualità dell’Anima» sono qualità che trascendono il senso comune che gli diamo e che la mente cataloga con le esperienze comuni, che indicano una direzione nuova, una deviazione sulla veloce autostrada del mordi-e-fuggi del flusso dei pensieri, e affiorano, nei doni della meditazione, come un magnete che attrae a sé ciò che manifesta, lasciandolo in dono. La prima è l'Amore...
Esistono tre possibili forme di realizzazione spirituale: nella fusione con l'anima Suprema, attraverso le perfezioni mistiche dello Yoga o nel raggiungere la Persona Suprema, Sri Vishnu, nei suoi pianeti trascendentali...
Un team di ricerca dell'Università di Pisa ha monitorato l’attività cerebrale, cardiaca e respiratoria dei monaci durante le loro pratiche di meditazione quotidiana. Risultato: l’esperienza di una lunga pratica accresce la capacità di attivare tutti quei meccanismi di attenzione che nella “normalità” sfuggono spesso alla nostra volontà, e che invece consentono di mettere in secondo piano le distrazioni della mente in favore di una accresciuta consapevolezza di sé.
«In a Landscape» del 1948 è uno dei lavori giovanili di John Cage scritto per piano o arpa come musica per un balletto. La composizione galleggia su un flebile ¾ di sottofondo con una ripetizione di arpeggi quasi tutti sullo stesso accordo.
Esserci. Essere presenti a ciò che si sta facendo. Quante volte attiviamo il pilota automatico senza essere presenti a noi stessi? A chi non è capitato di guidare l’auto e ritrovarsi a destinazione – magari sbagliata – senza ricordare la strada percorsa? A cosa stavamo pensando? In quale mondo eravamo? Certamente non nel qui ed ora!
Un convegno ha confermato la posizione centrale della meditazione come pratica spirituale e anche come oggetto di studio scientifico. La meditazione si è rivelata utile anche nello sviluppo delle soft skills, le competenze trasversali, come la creatività, la capacità di risolvere problemi e di lavorare in squadra, migliorando le relazioni interpersonali e contribuendo ai processi di inclusione e integrazione sociale...



