Si dice che il dubbio, l’errata interpretazione, la corretta comprensione, la memoria e il sonno, così come sono determinati dalle loro rispettive funzioni, siano le caratteristiche proprie dell’intelligenza. Inoltre, l’egoismo nella passione produce due tipi di sensi: quelli che permettono l’acquisizione del sapere e quelli che permettono l’azione. Secondo le Scritture i primi dipendono dall’intelligenza, i secondi dall’energia vitale. Infine sotto l’influsso di tamas, quando l’ego viene condizionato dall’ignoranza, agitato dall’energia vitale, accade qualcosa di straordinario: l’elemento sottile del suono diventa manifesto e dal suono provengono lo spazio etereo e il senso dell’udito.
Secondo la tradizione vedica il suono costituisce la forma sottile dell’etere. In questo momento iniziano a manifestarsi i cinque sensi, i cinque oggetti dei sensi e tutti gli organi sensoriali. È quindi a partire da queste tre forme di ego materiale che la mente, i sensi di percezione, gli organi d’azione e gli elementi grossolani si manifestano.
Nelle scritture vediche si dice che il triplice falso ego sia la fonte degli elementi grossolani, dei sensi e della mente, che sia identico a questi elementi in quanto ne sia la causa. In queste Scritture il falso ego si definisce come autore, come strumento e come effetto delle azioni e reazioni materiali. Viene inoltre definito sereno, attivo o inerte, a seconda che sia influenzato dalla virtù, dalla passione o dall’ignoranza.
Queste nozioni ci possono aiutare a mettere in luce i versi dello Yoga-sutra di Patanjali sotto una prospettiva vedica: «yogas-citta-vṛtti-nirodhaḥ», capitolo I, verso II, il cui significato viene tradizionalmente così tradotto: «lo Yoga consiste nella soppressione dei vortici di pensiero».
Un aspetto da rilevare è come nell’accezione più comune i pensieri rivestano un ruolo principale nel conseguimento della concentrazione e della quiete. Una lettura più approfondita potrà segnalarci che nei nostri pensieri, gli stati d’animo, le emozioni, i ricordi, il pensiero analitico-cognitivo e l’immaginazione concorrono tutti assieme a creare quegli stati di prolungata e continua attività mentale che danno luogo ai vortici di pensiero. I diversi piani che contribuiscono a formare questa condizione dell’essere, trovano coinvolti l’intelletto, il subconscio, la mente e soprattutto l’identificazione o coscienza.
Sia nelle Shruti che nei Tantra, in particolare nella Shiva-samitha, si sostiene che la Mente sia come lo spazio. L’adepto di Yoga, nella sua meditazione, doveva distaccarsi dalla percezione o identificazione con gli elementi che “riempivano” lo spazio mentale e concentrarsi solo sul luogo della mente in sé. Questo processo doveva avvenire a partire dalla sospensione del dialogo interno, del ragionamento, degli stati emotivi e d’animo responsabili della concatenazione dei pensieri. Il pensiero analitico attuativo che si proietta verso il futuro e le memorie passate, agitano la mente con un movimento pendolare, orizzontale, futuro-passato, mentre la coscienza di sé si trova nel presente, è verticale. Perché la sfera razionale non si attaccasse ai concetti togliendo spazio alla pura esperienza intuitiva della meditazione, avendo svolto semplicemente il ruolo di fornire una spiegazione, una conoscenza di fondo di quelle che possiamo definire le regole di base, bisognava andare oltre ed entrare appieno nell’esperienza del sé. Per tale motivo si dice che nella meditazione la coscienza diviene consapevole, ma inattiva, lucida ma passiva, fissa ma libera di muoversi, consapevole ma separata. Intelletto, subconscio, identificazione o coscienza materiale, vengono assorbiti nella mente chiara e fissa e a sua volta questa nella coscienza del sé.
Nell’ambito dello Yoga sono contemplati perlomeno tre sistemi di meditazione, chiamata Dhyana-yoga:
- Sthula-dhyana è la meditazione sulla forma personale-Bhagavan del Signore Supremo e, per esteso, la concentrazione della mente su un solo soggetto, il super Soggetto, contemplando e adorando la sua forma trascendentale.
- Jyotirdhyana è la meditazione sulla luce-Brahman Impersonale, lo sfolgorio spirituale che emana dal cielo spirituale e il Tutto Assoluto, da cui tutto proviene e in cui tutto torna. Questa forma di concentrazione rappresenta l’atto dell’annullare completamente la Mente, sino a fondere la coscienza individuale con la Coscienza Totale.
- Sukshma-dhyana è il metodo proprio dell’Ashtanga-yoga e consiste nell’unione tra il corpo sottile (sukshma-sharira) e l’atman (anima individuale) attraverso il risveglio di Kundalini o energia spirituale primordiale, situata alla base della colonna vertebrale nel primo Chakra. Attraverso le otto tappe che caratterizzano la pratica dell’Ashtanga, l’adepto giunge a fissare il suo soffio vitale nell’energia dormiente di Kundalini e, risvegliandola, giunge all’illuminazione.
I tre Dhyana-yoga sono legati ai tre Samadhi o forme di liberazione:
- La prima forma di liberazione dal ciclo di nascite e morti, tipica dei racconti epici noti come Purana, consiste nel raggiungere la Persona Suprema, Sri Vishnu, nei suoi pianeti trascendentali, Vaikuntha-loka, dove gustare le diverse forme di relazione amorosa con l’Anima Suprema.
- La seconda forma di liberazione consiste nel fondere l’anima individuale nell’anima Suprema, la coscienza individuale in quella totale, tornando a essere parte del Tutto Assoluto.
- La terza forma di liberazione descritta nei Tantra consiste nel giungere all’immortalità attraverso il raggiungimento delle perfezioni mistiche dello Yoga.
La conclusione di queste descrizioni e riflessioni su cosa sia la coscienza secondo la filosofia vedica, in realtà apre a molte altre considerazioni che saranno esplorate nei prossimi articoli, ma che partono però dalla comune premessa che la coscienza materiale sia il prodotto dell’interazione tra i desideri e i sentimenti dell’anima individuale, con gli elementi e le influenze della creazione materiale.


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