Birmingham, nell’Alabama, era nel 1963 «probabilmente la città più segregata negli Stati Uniti», secondo Martin Luther King. Domenica 15 settembre 1963 una bomba esplode davanti alla 16th Street Baptist Church di Birmingham (Alabama), prima dell’inizio delle celebrazioni. Quattro giovani ragazze afro-americane rimangono uccise nell’attentato. Per queste vittime innocenti, il grande sassofonista decise di comporre una sua elegia a supporto dei diritti civili

All’orecchio contemporaneo le melodie, armonie e parole del lascito dell'opera registrata dei Beatles sono rassicuranti, simbolo di un’era di crescita felice, di utopia. Erano degli innovatori istintivi, instancabili, irriverenti mai aggressivi. Hanno aperto ai nostri occhi un nuovo sguardo al mondo.

Alla Maverick Concert Hall nel tardo agosto del 1952 il pubblico in sala era incuriosito dal programma che prevedeva una nuova opera di John Cage: per 4 minuti e 33 secondi il pianoforte non emise nessun suono. Quello che accadde in realtà fu una tonante risposta ad una sorta di koan Zen: «Cosa è suono?».

«In a Landscape» del 1948 è uno dei lavori giovanili di John Cage scritto per piano o arpa come musica per un balletto. La composizione galleggia su un flebile ¾ di sottofondo con una ripetizione di arpeggi quasi tutti sullo stesso accordo.

Registrata una volta sola, Bill ha sempre rifiutato di suonare «Peace Piece» in pubblico perché credeva che la composizione avrebbe perso il suo valore e significato in quanto era stata solo un’ispirazione al momento. Un piccolo pezzetto di pace, ove cancellazioni o modifiche saranno impossibili...

Ci sono dei brani musicali della tradizione occidentale che hanno lo stesso potere evocativo dei canti sacri indiani? Noi ne abbiamo scovati due: il primo di Gavin Bryars, compositore e contrabbassista inglese, il secondo di Ryūichi Sakamoto, genio giapponese scomparso nel 2023. Leggete qui sotto e regalatevi un'esperienza “mistica”...

Tre storie tra tante possibili, che testimoniano come la musica sia il linguaggio di un’altra dimensione corporea: Beethoven, Gould e la Franklin. Ludwig Van verso i 32 anni aveva un udito ormai compromesso, che sarebbe scomparso totalmente dopo i 40 anni. La sua memora musicale accumulata sino a quel periodo lo sostenne per tutta la vita, sopperendo con la mente all’incedere fantasmagorico dell’imponente orchestrazione immaginata. Utilizzava strumenti di supporto come il "timpano", un apparecchio acustico primitivo, per cercare di amplificare i suoni. Più tardi, quando l’udito era ormai completamente scomparso, utilizzò anche una bacchetta di legno che mordeva mentre era appoggiata alla cassa armonica del pianoforte.