«C’è un’arte visiva giapponese in cui l’artista è costretto a essere spontaneo. Deve dipingere su una pergamena allungata sottile con un pennello speciale e una vernice ad acqua nera in modo tale che un tratto innaturale o interrotto distruggerà la linea o sfonderà la pergamena. Cancellazioni o modifiche sono impossibili. Questi artisti devono praticare una disciplina particolare, quella di permettere all’idea di esprimersi nella comunicazione con le loro mani in un modo così diretto che la deliberazione non possa interferire».
Sono parole scritte da Bill Evans, uno dei più grandi pianisti della storia del Jazz.
Peace Piece è costruito su due accordi che si alternano ostinati, su un valzer libero in ¾, quasi fosse una ninna nanna lontana. Un accordo in particolare (un Sol 9 sus4), da brano una quieta dissonanza. Questi due accordi sono la pergamena allungata cui fa riferimento. E il pennello sottile è la melodia pacifica, che si sviluppa in note discordanti nella seconda metà diventando a forma libera e ponendo l’accento alla sua qualità senza tempo e meditativa.
Registrata una volta sola, mai suonata in pubblico, Bill ha sempre rifiutato perché credeva che la composizione avrebbe perso il suo valore e significato in quanto era stata solo un’ispirazione al momento. Un piccolo pezzetto di pace, ove cancellazioni o modifiche saranno impossibili.

La situazione è di stallo totale, Krishna esorta Arjuna ad alzarsi e combattere, ma Arjuna è bloccato, non se la sente, è in uno stato di ansia soffocante, preso dal panico...

Quando la narrazione storica viene distorta, ignorata o cancellata, si compromette il tessuto culturale che tiene insieme le comunità. La dissoluzione della storia non è un fenomeno nuovo, ma nella contemporaneità ha assunto forme particolarmente insidiose. Tre esempi emblematici...

Osservare che non siamo sereni, siamo ansiosi, siamo inquieti, è parte della pratica. Ma Yoga non è “diventare più calmi”, ma realizzare il Sé, la nostra vera natura. E la mission è quella di essere utili all’umanità, al mondo, alla Storia. Di diventare più autentici, non affettati nei modi e nelle parole. Una rivoluzione epocale.

Negli Anni 70-80 furono molti i grandi Maestri indiani che vennero in Italia e che con i loro insegnamenti contribuirono a far crescere degli insegnanti di Yoga. Ho raccolto la testimonianza di due insegnanti di Parma con cui ho condiviso alcune esperienze di quegli anni: Maria Cortesi e Gianni Bertozzi...

Durante i nostri incontri a Caprese Michelangelo, per i seminari di Antonio Nuzzo, nasce l’idea: mettiamoci in gioco, portiamo avanti un certo insegnamento, scagliamo la freccia in avanti. Qual è l’obiettivo? O come si dice oggi, la nostra mission? Diffondere lo yoga tradizionale, cioè lo yoga che si basa sui testi antichi e sulle tradizioni più autorevoli

Si chiama così colui che nell’amore della sua esperienza personale completamente realizzata, si volta ed è lì a sorriderti, o a spronarti affinché tu possa vivere la tua. E per me è stato Paramhansa Yogananda..