Le guerre moderne hanno cause politiche, etniche ed economiche, ma spesso la religione continua a essere il volto più visibile dei conflitti. Ci si chiede da sempre se le religioni siano “creazioni” divine o se invece siano frutto di macchinazioni diaboliche perché nel loro sorgere diventano spesso causa di conflitti, di manipolazioni e di soprusi. Da sempre e ovunque nel mondo. Dietro la maschera religiosa, spesso si celano motivi più concreti: il controllo del potere, delle risorse naturali, del territorio. «La religione diventa un’arma quando viene usata per giustificare discriminazioni o rivendicazioni nazionaliste», afferma la sociologa francese Dominique Schnapper. In molti casi, la religione è più il simbolo visibile di un conflitto che la sua vera causa.
La Terza Conferenza Mondiale per il Dialogo e la Cooperazione Religiosa
Dal 23 al 27 giugno 2025, oltre 70 studiosi da 20 Paesi si sono riuniti a Krushevo in Macedonia del Nord per la Terza Conferenza Mondiale per il Dialogo e la Cooperazione Religiosa, di cui il Cesnur di Torino è stato tra gli organizzatori. Obiettivo: affrontare i conflitti religiosi e promuovere la pace attraverso il dialogo interreligioso. «Oggi la religione è spesso abusata per scopi politici e per sostenere guerre, mentre le ideologie laiche cercano di escluderla dalla sfera pubblica», dice la dichiarazione finale. «La persecuzione e la discriminazione delle minoranze religiose continuano in diverse parti del mondo. Ci si aspetta che le religioni agiscano come voce a favore della pace, del perdono, della coesistenza, della tolleranza e della comprensione. L’essenza della religione è celebrare la creazione del mondo, non la sua distruzione. Tuttavia, le religioni hanno prodotto una società divisa, con identità divise, un’educazione divisa, lealtà divise, visioni del mondo divise, che possono portare, e spesso portano, a polarizzazione e conflitti. Al contrario, le religioni possono promuovere valori che uniscono e legano, ispirando fiorenti relazioni interreligiose».
Ma qual è la realtà nel mondo oggi?
Medio Oriente: terra poco santa dai conflitti eterni
Quello che sta accadendo in Medio Oriente è sotto gli occhi di tutti e indigna le anime più sensibili. La religione è un pretesto per perpetrare politiche di aggressione-reazione senza fine. L’identità religiosa c’entra poco con la religiosità perché l’una divide, mentre l’altra unisce. E c’è divisione anche all’interno delle singole religioni. Per esempio pochi giorni fa durante una protesta a Gerusalemme, membri di Neturei Karta, un’organizzazione internazionale di ebrei ortodossi antisionisti, hanno bruciato bandiere israeliane in segno di opposizione allo Stato di Israele. L’evento si è svolto in concomitanza con il 77º anniversario del Giorno dell’Indipendenza israeliano. I manifestanti contestano l’esistenza dello Stato ebraico, ritenendo -secondo la loro interpretazione religiosa – che Israele non debba esistere prima della venuta del Messia… Lì il problema non è l’ebraismo o l’Islam, ma la capacità di convivenza e di visione comune per la pace, la condivisione e il rispetto, virtù che in quell’area sono assenti da sempre.
India: il nazionalismo religioso in ascesa
In India, la convivenza tra la maggioranza induista e la minoranza musulmana si è incrinata negli ultimi anni. Il partito nazionalista BJP, guidato dal primo ministro Narendra Modi, ha promosso una visione dell’identità indiana fortemente legata all’induismo. Episodi di violenza interreligiosa, leggi anti-conversione e la revoca dello status speciale del Kashmir nel 2019 hanno esacerbato le tensioni.
Islam e Occidente: un conflitto culturale?
Dalla nascita dell’estremismo jihadista agli attacchi terroristici in Europa e negli Stati Uniti, l’immagine dell’Islam è stata spesso associata, erroneamente, alla violenza. Il fenomeno dell’islamofobia cresce nei Paesi occidentali, mentre in molte comunità musulmane si avverte un senso di marginalizzazione. Il terrorismo, però, non è frutto della religione in sé, ma della sua distorsione ideologica a fini politici. All’interno dell’Islam poi c’è una contrapposizione senza fine tra comunità e Stati sciiti e sunniti.
Cina: la repressione silenziosa delle fedi
In Cina, il Partito Comunista considera le religioni una minaccia all’unità nazionale. La repressione degli uiguri musulmani nello Xinjiang – con accuse di detenzioni di massa, sorveglianza digitale e rieducazione forzata – ha sollevato indignazione internazionale. Ma anche cristiani e buddisti tibetani sono sottoposti a stretti controlli. In questo caso, il conflitto non è tra religioni, ma tra lo Stato e la libertà di culto.
Africa: fede e instabilità
In molte regioni africane, i conflitti religiosi si intrecciano a guerre civili, povertà e fragilità istituzionali. In Nigeria si registra una nuova ondata di violenze legate a estremismo jihadista e conflitti intercomunitari:
• Attacco suicida a Borno: Almeno 20 combattenti anti-jihadisti sono stati uccisi in un attentato suicida attribuito a Boko Haram nel distretto di Konduga. Secondo le autorità locali, l’attacco è stato compiuto da una donna kamikaze vicino a un mercato del pesce.
• Violenza nello Stato di Plateau: Almeno 15 morti in due distinti episodi a ridosso della visita del presidente Bola Tinubu. La regione è teatro di conflitti tra pastori Fulani (musulmani) e agricoltori cristiani per l’accesso alla terra. Gli scontri hanno spesso matrice etnica e religiosa, con ripetute rappresaglie.
• Attacco a Mangu (Plateau): pochi giorni fa, 5 persone sono state uccise nei campi da banditi sospetti, provenienti dallo Stato di Benue, dove recentemente più di 100 persone sono state massacrate.
La situazione evidenzia un’escalation della violenza in diverse aree del Paese, con implicazioni sempre più gravi per la sicurezza e la convivenza interetnica e interreligiosa. Ma anche qui, all’interno dell’islam le tensioni tra sunniti e sciiti hanno generato violenza e divisioni.
Cristiani perseguitati
Il rapporto World Watch List 2025 di Open Doors, lancia un allarme sulla crescente persecuzione dei cristiani nel mondo:
• Oltre 380 milioni di cristiani subiscono alti livelli di persecuzione e discriminazione per la loro fede.
• Nell’ultimo anno sono stati uccisi 4.476 cristiani a causa della loro religione.
• La persecuzione è descritta come “mai così intensa in 32 anni di ricerche”.
• Tra i 100 Paesi monitorati, si evidenzia un’escalation costante da 12 anni, con 13 nazioni a livelli estremi di oppressione. Il report conferma una tendenza drammatica e in crescita, definendola una vera emergenza globale per la libertà religiosa.
Una visione tragica delle religioni nel mondo. Non sarebbe ora di mettere da parte le ideologie per ritrovare in ciascuna donna e in ciascun uomo il seme divino che ci accomuna?
Diceva Swami Sivananda Saraswati: «La vera religione non consiste in osservanze ritualistiche, bagni e pellegrinaggi, ma nell’amare tutto. L’amore cosmico abbraccia tutto e include tutto. Nell’amore puro nessuno è escluso dal suo caldo abbraccio. È abbastanza grande da includere il più umile fra noi, dalla piccola formica al possente elefante, dal condannato a morte all’imperatore potente, dal peggior farabutto al rinomato santo sulla faccia della terra. È l’odio che separa l’uomo dall’uomo, una nazione dall’altra e un paese dall’altro. Sono l’orgoglio e l’egoismo a dividere un uomo da un altro uomo. L’odio, l’orgoglio, l’egoismo sono creazioni mentali. Essi sono i prodotti soltanto dell’ignoranza».

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Questo è un po’ il manifesto dello yoga che pratico e che insegno da quasi trent’anni. Lo yoga si occupa della domanda essenziale che abita ogni essere umano. Del mistero del vivere, del mistero dell’essere coscienti. Del “chi” siamo e “come” siamo. La parola “Yoga” indica uno stato, uno stato fondamentale della coscienza. Non è un percorso che conduce da un luogo a un altro, e neppure una ricerca di benessere. È la possibilità di essere consapevoli di essere vivi e di come lo siamo. La possibilità di sentirsi espressione di una realtà indivisa. La pratica di Yoga si fonda sull’Osservazione e sul Cambiamento.
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