L’idea che possano esistere altri mondi oltre il nostro – magari simili, forse radicalmente diversi – ha da sempre acceso la fantasia di scrittori e lettori, diventando col tempo anche oggetto di speculazione scientifica. Tra letteratura e fisica teorica, il concetto di universi paralleli ha attraversato i secoli come un ponte tra immaginazione e conoscenza, trovando nuova linfa negli esperimenti più recenti, come quello condotto dall’antenna ANITA nei cieli dell’Antartide.
Questo terreno incerto tra scienza e mistero, infatti, è stato riacceso quando l’esperimento ANITA (Antarctic Impulsive Transient Antenna(, a bordo di un pallone stratosferico lanciato dalla NASA sopra l’Antartide, a giugno 2025 ha rilevato segnali che emergono da 30° sotto l’orizzonte, molto sotto la superficie ghiacciata, con un’angolazione troppo ripida per neutrini terrestri. Un comportamento inspiegabile secondo le leggi note della fisica. Nel tentativo di spiegare le misteriose anomalie captate dall’esperimento ANITA, alcuni scienziati hanno ipotizzato che i segnali possano essere il risultato di onde radio rimbalzate all’interno di cavità o laghi nascosti nel sottosuolo ghiacciato dell’Antartide. Tuttavia, non mancano proposte ben più audaci. C’è chi suggerisce che le particelle ad alta energia rilevate possano costituire un candidato per la materia oscura — quella componente invisibile dell’universo che rappresenterebbe circa l’85% della sua massa, ma che finora non è mai stata osservata direttamente. Più affascinante ancora è l’ipotesi di un universo parallelo: un modello teorico in cui esisterebbe una realtà speculare alla nostra, composta di antimateria e in cui il tempo scorre al contrario. Sebbene ancora nel regno della speculazione, queste idee stanno stimolando nuove indagini e spingendo la fisica ai confini della conoscenza.
Dalla fisica alla fantasia
La nuova antenna che sarà lanciata a dicembre – Pueo – potrà rilevare i neutrini cosmici a energie ultra-alte (E > 10¹⁸ eV) e potrà dare qualche risposta più esaustiva del fenomeno. Risposta che nella narrativa è arrivata decenni fa. Ben prima che il fisico Hugh Everett nel 1957 formulasse la sua celebre interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica, infatti, un grande autore della letteratura fantasy aveva già aperto le porte dell’immaginazione a universi paralleli. Parliamo di C.S. Lewis, che tra il 1950 e il 1956 pubblicò la saga de Le Cronache di Narnia. Nel primo volume, Il leone, la strega e l’armadio, due dei protagonisti, Susan e Peter, si interrogano sull’esistenza di altri mondi (che nella saga si trovano dietro le porte di un armadio di casa). Il Professore, figura razionale e saggia, risponde con una frase che oggi suona quasi profetica:
“Ci sarebbero davvero altri mondi accanto al nostro?”
“Niente di più probabile” rispose il Professore.
Un’affermazione che anticipa un’intera generazione di riflessioni scientifiche sul multiverso, concetto che oggi è preso seriamente da una parte della comunità cosmologica e quantistica.
Il multiverso nella scienza e nella cultura pop
L’idea di universi paralleli ha generato un vero e proprio filone narrativo, estendendosi dalla letteratura al cinema, fino ai fumetti e alle serie televisive. Dai viaggi dimensionali di Doctor Who e Stranger Things alle realtà alternative della Marvel, passando per i dilemmi filosofici di Dark o Everything Everywhere All at Once, il multiverso è diventato una cornice narrativa potente per esplorare possibilità alternative, identità multiple e realtà speculative.
Ma lo scrittore che ha saputo di più trasformare l’idea di universo parallelo in una vera e propria ossessione narrativa e filosofica, è Philip K. Dick. Nei romanzi di Dick, la realtà non è mai fissa: può cambiare da un momento all’altro, può duplicarsi, deformarsi, collassare o rivelarsi del tutto illusoria. La sua opera è attraversata da una domanda centrale: E se il mondo che viviamo non fosse l’unico – o nemmeno il vero?
«La svastica sul Sole» e «Valis»
Uno dei casi più emblematici è il romanzo La svastica sul sole (The Man in the High Castle, 1962), in cui Dick immagina una realtà alternativa in cui le Potenze dell’Asse hanno vinto la Seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti sono divisi tra il dominio nazista e quello giapponese, ma alcuni personaggi cominciano ad avere visioni e intuizioni di un altro mondo, simile al nostro, in cui gli Alleati hanno invece vinto. Qui il concetto di realtà alternativa si intreccia con la possibilità di una coscienza che percepisce più livelli di esistenza, proprio come nella teoria dei molti mondi della meccanica quantistica.
In opere come Valis (1981), Dick spinge ancora oltre il concetto di universo parallelo, fondendo fantascienza, autobiografia e misticismo gnostico. Il nostro mondo potrebbe essere una simulazione, o una copia corrotta di una realtà originaria che esiste in parallelo, invisibile ai più. In questo universo “secondo”, i personaggi cercano la verità dietro l’illusione: un tema ricorrente nelle sue opere, che anticipa questioni oggi attualissime nell’ambito della fisica teorica e delle simulazioni digitali.
E ora gli scienziati si spingono più in là. Forse, come suggeriva il Professore di Narnia, l’idea di altri mondi accanto al nostro non è così assurda. E magari, un giorno, sarà proprio la scienza a bussare all’armadio.

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