Quando lo Yoga si è palesato nella mia vita, ho avuto due enormi fortune: la prima è di avere conosciuto «Autobiografia di uno Yogi» di Paramahansa Yogananda e la seconda è di avere conosciuto gli insegnamenti di un altro gigante, Swami Satyananda Saraswati.
Il suo mondo mi è arrivato attraverso la Formazione di Antonio Nuzzo che era stato suo discepolo negli Anni 70-80 e attraverso i libri che sono diventati i miei libri di testo. Così, è stato naturale per me andare alla fonte di quegli insegnamenti e cioè alla scuola di yoga fondata da Satyananda e portata avanti ora dal suo erede Swami Niranjanananda, la Bihar School of Yoga.
Lo scorso anno ho seguito per due volte gli insegnamenti di Swami Anandananda che con Nuzzo frequentava un giovane Satyananda a Munger (nel Bihar, in India), prima in Sicilia grazie all’amica Judith Listte, poi a Biella da Federica Yogadhara Rondano, infine a Montescudo, in Romagna, vicino a San Marino, dove sorge l’ashram della tradizione. Per tutto l’anno ho seguito on line le lezioni di Swami Shaktidhara che sono state una grande ispirazione per il mio insegnamento.
A breve, il 10-11-13 aprile, Swami Anandananda torna a Biella e ovviamente sarò lì ad abbeverarmi al suo insegnamento. Ho abbastanza esperienza di rapporti guru-discepolo e non li tollero molto, ma devo dire che in questa tradizione assieme al rispetto c’è anche una dose interessante di laicità e di libertà; non c’è “dipendenza”, anche se c’è l’adesione a un progetto personale di vita che lo swami aiuta a realizzare. C’è molto “ordine”, alcune volte sembra eccessivo (sto sorridendo, sono un indisciplinato per natura…), ma nello stesso tempo ti rendi conto che quel rigore è quello che permette alla tradizione di continuare a esistere e a essere fruibile anche in questo millennio.

L’operazione culturale di Swami Niranjanananda è davvero esemplare, sta rendendo lo Yoga contemporaneo, ma ne conserva il cuore, l’anima, il senso. Lo Yoga come via spirituale laica adatta a tutti in tutte le società, compresa la nostra. «Imparare a vivere, amare e ridere è lo scopo dello yoga, non il samadhi», dice Niranjanananda. «La vera vita spirituale deve essere realizzata nell’eccellere in ciò che facciamo. Con la stabilità in una sadhana regolare possiamo imparare a gestire le nostre emozioni, a coltivare la consapevolezza e divenire un osservatore». In pratica ci dice che è inutile inseguire illusioni e spiritualismi: conta essere nel qui e ora al meglio delle nostre possibilità umane. Il resto è un dono.
«Pensate che Satyananda è stato il primo a fare la possibilità alle donne di diventare Karma Sannyasin, e “swami” tout court: ha fatto una rivoluzione culturale da questo punto di vista». Chi parla è Federica Yogadhara Rondano, anima del Centro Satyananda Yoga Shanti di Biella. La sua storia è emblematica sotto diversi punti di vista.

Swami Anandananda con Federica Yogadhara Rondano a Biella.
È giovane – ha 42 anni – e all’età di 24 mentre studiava Interior Design a Londra ha incontrato lo Yoga: «Avevo conosciuto una ragazza australiana, Kriyavidya, che lavorava assieme a me in un bar e le avevo confidato che avrei voluto partire per l’India: era il sogno della mia mamma che purtroppo non c’era più… “Se vai da sola ti perdi, vieni con me…”, mi disse la mia amica», racconta. «E così sono andata con lei a Rikhia dove Swami Satyananda stava uscendo da una sadhana (una sorta di “ritiro spirituale”, ndr) durata 10 anni».
In quello stesso ashram, due anni dopo sarebbe entrato nel mahasamadhi, alla mezzanotte del 5 dicembre 2009, cioè avrebbe abbandonato volontariamente il corpo. Su questa vicenda, il maestro Nuzzo mi ha raccontato che Swami Satyananda il 4 dicembre aveva detto ai suoi discepoli che quella notte c’era una congiunzione astrale molto particolare e che quella era la notte giusta per lasciare il corpo. E così avvenne. Satyananda non è conosciuto come altri guru per i suoi “miracoli”, ma tantissimi discepoli raccontano di fenomeni straordinari che erano all’ordine del giorno con lui, derubricati da coloro che seguono lo Yoga come «siddhi», i poteri derivati dalla pratica.
«Fu un periodo straordinario», prosegue Federica, «dormivo nelle tende, non capivo neanche cosa stesse succedendo (ride)…». Ma è accaduto tutto lì: «Lì ho incontrato Swami Ananandanda e Swami Shaktidhara (una donna swami, appunto) che vivono a Montescudo, lì ho deciso di diventare Karma Sannyasin e di andare a vivere nell’ashram romagnolo per quattro anni dove avrei incontrato il mio compagno, Devamitra».
Quello dei Karma Sannyasin è un “voto” molto laico e interessante, istituito da Satyananda per portare lo yoga nel mondo: è un tipo di impegno che può essere preso da persone sposate, da padri e madri di famiglia, non comporta il celibato né l’astensione sessuale. «Satyananda aveva il potere di arrivare nel cuore di tutti», prosegue Federica, «le sue parole avevano questa caratteristica». Mi emoziona un po’ questa sua frase, perché è esattamente quello che provo quando leggo i suoi discorsi oggi: è come se fosse un amico che ti incoraggia a crescere senza chiederti niente in cambio. Questo senso di libertà è abbastanza unico nel mondo spirituale.
Con Federica e Devamitra ci vedremo tra poco, a Biella al seminario «Mantra e meditazione» di Swami Anandananda e Swami Shaktidhara. Saranno tre giorni intensi, ma anche lieti dove incontrare tanti compagni di cammino. Lì lo scorso anno ho ricevuto il Mantra Diksa, il mantra che viene dato dal guru per la propria crescita spirituale. Lì sono pronto a fare mille domande a Swami Ananda e a ricevere l’invito a saper aspettare e mi viene da sorridere: «aspettare» non è il massimo grado di libertà?
P.S. Chi volesse venire al seminario di Biella, può farlo iscrivendosi entro il 4 aprile e compilando il modulo di iscrizione che trovate cliccando qui sotto:



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