«Quando molte persone fanno false promesse, le parole smettono di significare qualcosa»
Jon Snow
Credo che siamo abbastanza navigati e onesti da sapere bene che un neofita deve fare slalom gigante fra le apparenze, in questo rutilante mondo dello yoga. Ci sono troppe trappole coperte da pubblicità ruffiana – se non ingannevole al limite della truffa -, c’è il rischio continuo di manipolazione a opera di una pletora di autoproclamati guru, tutto ben ben condito dall’illusione di certificazioni e riconoscimenti. Perché alcuni cui si affilia qualcuno sono associazioni che vendono apparente credibilità. Se non siamo tutti molto attenti, noi insegnanti per primi, questi registri diventano un problema serio. La loro esistenza e proliferazione contribuisce al caos già esistente, di cui fa le spese proprio chi si avvicina allo yoga.
Vi racconto una cosa di quando ero una giovane e ingenua insegnante che credeva alla parole del suo cosiddetto maestro del tempo. Lui faceva parte di un qualche comitato regionale di ammissione e, a un certo punto decide che devo essere membro per insegnare “ufficialmente” e che lui si sarebbe occupato del mio tesseramento senza farmi sostenere esami che per me, a detta sua, erano superflui. E io gli credo e mi sento anche validata… Ingenuità dell’età e del neofita. Certamente mi ha chiesto dei soldi, dettaglio fortunatamente perso nella mia labile e selettiva memoria delle cose. Ricordo ancora l’entusiasmo con cui sono andata a ritirare tessera e diploma – lasciata in terra lombarda da un parente di passaggio. Apro la busta con emozione e trovo una tessera e un diploma da insegnante zumba. Sì, avete letto bene: «zumba». Vi lascio immaginare la mia espressione.
Il tema della formazione (chi vende diplomi on line, cosa sta vendendo? Chi sta formando?) è certamente problematico e complesso. E di certo una formazione seria (almeno quattro anni, suvvia) è necessaria. Ma un diplomino facile facile, a cosa serve? Ottenuto quel logo, si è qualcosa di un po’ più speciale? O ci rendono solo presuntuosi? Dividono in fazioni basate su variabili che poco hanno a che spartire con la qualità di un insegnante. I registri delle varie federazioni vogliono far credere di essere una risposta ufficiale. In realtà sono solo associazioni che vendono una percezione di rispettabilità e autorità. Sono forse un sistema di verifica o una direzione per contrastare il tentativo di rendere lo yoga una ginnastica? Che dite, ci sono riusciti?
A me sembra che questa vendita di indulgenze moderna stia rendendo tutto molto prêt-à-porter, superficiale e omologato. Si tratta di un problema ramificato. La enorme domanda di benessere e la diffusione dell’idea di fare della passione un lavoro hanno creato un mix esplosivo. Tutti sono diventati formatori, sono proliferate scuole e studi yoga come erbacce in un giardino dimenticato. Il prodotto “formazione” è diventato interessante come il prodotto “benessere”. Ma se serve sentirsi un “professionista” in questo campo, qualcosa non funziona. La conoscenza delle leggi dell’uomo e del mondo è arte, neanche la modernità è capace di unire arte e mestiere, nonostante le vane illusioni.
Quando l’arte vuole essere mestiere si modifica la sua natura. Lo vediamo anche nella meraviglia dei social media degli insegnanti o delle loro scuole: che sia la fiera del fai-da-te o opera di personale esperto, c’è sempre chi sceglie e approva questo modo di promuovere la propria attività. Come lo vogliamo chiamare? Business? Marketing? «La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi» diceva uno che consideriamo il Genio per antonomasia (Einstein). Non si può pensare di cambiare il mondo adottando le sue stesse regole, il paradigma deve necessariamente essere diverso da quello di aziende o attività commerciali. Anche se molte realtà si vestono da organizzazioni spirituali in realtà sono aziende, che spesso godono di vantaggi che spaziano dalla garanzia di lavoro gratuito alle agevolazioni fiscali.
Se Yoga è ricerca, un ricercatore deve essere libero di sperimentare e integrare nel proprio laboratorio individuale. Soprattutto se parliamo di Kriya – che significa azione consapevole. Il Kriya Yoga che trasmetto, che ha preso forma attraverso Yogi S.A.A Ramaiah, è aperto e compatibile con tutti i sistemi di Kriya esistenti – certo ci sono alcuni dettagli tecnici da tenere presente. Questa apertura è il fondamento del messaggio dei Siddha. In Misticismo Rivelato, uno dei tre libri che compongono la Trilogia sul Kriya yoga (che dovrebbe presto uscire anche in italiano) Babaji dice: «Accettate una cosa e credete nei suoi meriti. Esaminate voi stessi. Vagliatela. Non vendete la vostra libertà a Buddha, Gesù, Maometto o Krishna. Anche se nel mondo apparissero 333 miliardi di Cristo, non servirebbe a nulla se non vi impegnate voi stessi a rimuovere l’oscurità che avete dentro. Non dipendente dagli altri, tutte le religioni sono semplicemente un tentativo di svelare e spiegare il nostro io».
Che si inizi o si continui il viaggio nello yoga, è necessario attrezzarsi di strumenti per giudicare se la scuola o l’insegnante scelti siano giusti per noi. Ma se gli studenti hanno il dovere di essere più saggi, gli insegnanti hanno il dovere di essere autentici e non vendere qualsiasi cosa per yoga. Inizia tutto da noi. Ci vuole attenzione continua alle nostre motivazioni profonde e l’umiltà di rimanere noi stessi studenti, abbastanza umili da sapere che l’unica cosa che trasmettiamo è la nostra esperienza, che è necessariamente in continua evoluzione. Trasmettiamo quello che siamo, non eroghiamo un servizio. Se no diventa tutto ciotole e campane o fitness e yoga facciale. Se si tratta di mantenere alti degli standard, credo che queste attenzioni comuni valgano più di qualsiasi diplomino o marchietto.
Tutti noi cercatori sinceri dobbiamo essere pragmatici. È necessario sapere cosa si vuole e se si volesse fare ginnastica, be’ ci sono opzioni migliori dello yoga. L’importante è non farsi ingannare dalle apparenza e dalle personalità, valutare seriamente l’etica che si manifesta nell’attività che ci si accinge a fare, ascoltare l’intuizione prima del marketing e scegliere per valore intrinseco, non per comodità, prezzo o blasone. Nessuno si lasci ingannare dalle parole, comprese le mie: è l’esperienza che dà la risposta. Abbiamo tutti a disposizione un navigatore formidabile: la luce dell’intuizione, che abbraccia e trascende testa e cuore. Non dobbiamo fare altro che lasciarci illuminare.


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