Dialogo tra due utenti su Facebook:
– Da tempo era morto, hanno scelto un attore che gli somigliasse ma era troppo evidente che non fosse lui
– Esatto ma la gente crede a tutto…
– La gente è morta dentro e non lo sa.
Secondo quanto detto in questo scambio di battute, la gente crede a tutto, si affida ingenuamente al mainstream, crede che Papa Francesco sia veramente morto il 21 Aprile del 2025 e non, come sostengono alcuni, mesi prima, praticamente quando ha messo piede al Gemelli di Roma.
Da dove nascono le fake news
Non esiste più una verità. Ogni cosa può essere vera o falsa, a seconda se si è follower di quella fonte, se si crede all’autorità che rappresenta, o se si rifiuti ogni forma di dogmatismo e principio di autorità. Le notizie false vengono diffuse via social insieme a quelle vere. Non importa se una bufala verrà smentita: l’importante è che abbia fatto effetto. Una volta on line, anche una bufala può convincere qualcuno (e spesso lo fa). E l’indomani non si starà attenti alla smentita, perché è importante che quella fake news faccia scalpore, non che abbia fondamento.
Esempi famosi
Oltre quella recentissima riguardo al Papa, circolano teorie che mettono in dubbio l’11 settembre e altri attentati. Un mio alunno a scuola mi ha detto che non crede all’allunaggio e ha accusato i compagni, che un po lo prendevano in giro, di prestar fede a qualsiasi cosa venga loro propinata. Una prova che ha portato avanti: «Se fossimo andati una volta sulla Luna, perché non ci torniamo?».

Questo episodio, sebbene curioso, è anche sintomatico. A scuola spesso manca il tempo per affrontare queste idee con analisi critica. È proprio in questi momenti che si potrebbe educare alla differenza tra prova, opinione e manipolazione. Ma non è facile. Quando l’ho raccontato a due colleghe, una di loro era possibilista su questa teoria.
Le fake news non sono un fenomeno solo moderno. Oggi, certo, ne circolano a migliaia e con più facilità, soprattutto sulla salute, e lo sanno bene i medici che hanno a che fare con pazienti riluttanti se non addirittura contrari alle cure. Ma non è di vaccini e terapie che vogliamo parlare.
La storia ci insegna…
La manipolazione dell’informazione esiste da secoli. Durante il Medioevo, molti cronisti mescolavano realtà e leggenda. Un esempio celebre è la Donazione di Costantino, un documento apocrifo che per secoli fu ritenuto autentico e usato per giustificare il potere temporale della Chiesa.
Manzoni racconta, nei Promessi Sposi e ne La storia della colonna infame, di come nella prima metà del ‘600, quando era scoppiata la peste, assieme a una pessima gestione da parte dei governanti spagnoli, circolassero assurde convinzioni tra la gente, tra cui che la causa della peste fosse dovuta ad untori che avevano il compito di ungere chiese, colonne e quant’altro per diffondere il morbo. Chi veniva colto in flagrante veniva linciato dalla folla, in alcuni casi processato. I giudici condannavano, così, innocenti, sulla base di accuse false, dimostrando come la paura possa generare fake news letali. Era una sorta di caccia alle streghe. E le streghe sono un’altra bufala.
… e la letteratura anche
Nelle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi, e in particolare nell’episodio del Campo dei Miracoli, il Gatto e la Volpe convincono Pinocchio a sotterrare i suoi soldi perché crescerà un albero di monete d’oro. Così avvengono le truffe moderne e le bufale on line.
Gabriele D’Annunzio, maestro della propaganda, usava la scrittura e i media per costruire miti attorno alla propria figura e ai suoi ideali. Nella novella La patente di Luigi Pirandello, il protagonista, il signor Chiàrchiaro, spiega al giudice che ormai tutti lo credono uno iettatore e che tanto vale farsi pagare per questo “dono”. Pirandello mostra come un’idea falsa, ripetuta da tutti, diventi una verità accettata. In questo caso la fake news rovina la vita di una persona ed è collegabile ai fenomeni di disinformazione e discriminazione di oggi. Leonardo Sciascia ha affrontato il tema della manipolazione della verità e delle notizie false in molti dei suoi romanzi e saggi, spesso mettendo in luce i meccanismi con cui il potere distorce l’informazione per i propri scopi. Nel Consiglio d’Egitto, uno dei miei romanzi preferiti di Sciascia, l’avvocato Di Blasi scopre la falsità del documento arabo inventato dall’abate Vella, che cambia i diritti di proprietà in Sicilia. Quando, però, viene rivelata la truffa del falso documento, le autorità decidono di accettarlo per convenienza politica. È forte per Sciascia il legame tra disinformazione e potere.
E oggi?
Alcune settimane fa, durante gli incendi in California, circolava una foto con la celebre scritta di Hollywood avvolta dalle fiamme, come se tutto stesse andando a fuoco, la scritta insieme al mondo per come lo conosciamo, all’immaginario collettivo. Era stata creata dall’IA. Tutti siamo più esposti alle fake news, ma a mio avviso lo sono di più i ragazzi. L’altro giorno una ragazzina mi ha detto che ritenesse possibile che Romolo e Remo siano stati allevati da una lupa. Come dice il professor Umberto Galimberti durante il programma di Augias La torre di Babele del 10 Marzo: «Come faccio a confutare una bugia se non so niente? Le bugie funzionano quando c’è poca cultura, quando sai dire solo mi piace o non mi piace, è chiaro che la bugia e la verità si confondono».
Conclusione
Distinguere il vero dal falso sta diventando sempre più difficile senza strumenti culturali e di pensiero critico. Finiremo in balìa di chi possiede i media. Ma questo già lo siamo. Di dittatori. Nietzsche diceva che più l’umanità diventa gregge, più vuole l’animale capo. E questo dobbiamo scongiurarlo. Da utenti, puntando sulla qualità. Da creatori di contenuti, non abbassando l’asticella, non togliendoci i gioielli della corona. Noi, che apparteniamo a una generazione a cavallo tra sapere tradizionale, basato sulla gerarchia, e sapere orizzontale, in cui tutti si esprimono su tutto, valutiamo, selezioniamo. Aiuteremo così le nuove generazioni a farlo. A spiegare che l’unico antidoto all’inganno è la cultura.


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