«Fu ritrovato ancora intatto. Portato a casa, stava per essere sepolto; ma 12 giorni dopo la morte, tornò in vita e, risuscitato, narrò quello che aveva visto nell’aldilà. Raccontò che l’anima, uscita dal corpo, si mise in cammino con molte altre. Esse giunsero in un luogo meraviglioso… Ogni anima trascorreva sette giorni nella prateria; all’ottavo, tutte dovevano riprendere il cammino e giungere in un luogo da dove si poteva vedere una luce che si diffondeva dall’alto attraverso tutto il cielo e la terra. Una luce diritta come una colonna, assai simile a un arcobaleno ma più lucente e pura».
No. A parlare non è il neurochirurgo americano Eben Alexander, divenuto celebre negli States e nel resto del globo dopo aver pubblicato A Proof of Heaven (in Italia pubblicato da Mondadori col titolo Milioni di farfalle), in cui racconta di un’esperienza trascendentale sperimentata quando nel 2008, a causa di una meningite, sprofondò nel coma per sette giorni. Il brano in questione si trova invece nella Repubblica del filosofo greco Platone. Come dire: resoconti del genere punteggiano tutte le epoche.
«NDE», le chiamano i ricercatori che se ne occupano, acronimo dell’inglese Near-death experiences. Ovvero: esperienze di pre-morte.
Eccitano tremendamente la fantasia collettiva, le testimonianze di questi redivivi, che riemergono dalle tenebre di un coma o di un arresto cardiaco. La NDE è un evento psicologico intenso, che può manifestarsi non solo quando ci si trova in bilico tra la vita e la morte, ma anche durante un’intensa crisi emotiva o fisica. E attenzione: non stiamo parlando di semplici allucinazioni o disturbi mentali. Ciò che accade durante una NDE è un’autentica esplosione di coscienza, che spalanca le porte della percezione su dimensioni apparentemente “altre”.
Le persone giunte fino alla soglia della morte e poi rinate alla vita tendono a riferire un copione standard di situazioni. Basterebbe scorrere la raccolta dei resoconti firmata (già nel 1975) dal medico e psicologo statunitense Raymond Moody, nel suo best seller planetario La vita oltre la vita. Durante questi viaggi incorporei, le persone riferiscono di essere abbracciate da sensazioni travolgenti di pace e amore smisurato (anche se talvolta l’episodio può assumere toni più oscuri: di terrore o senso di colpa). Come in un film surreale, ma intensamente vivido, molti raccontano di aver fluttuato fuori dal proprio corpo, attraversato un tunnel di luce abbagliante, avvertito un’esaltazione suprema delle facoltà intellettuali, incontrato persone care già scomparse o presenze spirituali, provato la sensazione di un’interconnessione universale… Alcuni rivivono la propria vita come in un film accelerato, altri si ritrovano in paesaggi mozzafiato, pervasi da una comprensione assoluta del significato dell’esistenza. Non si vorrebbe più tornare da quegli universi fantastici.
Ma c’è qualcosa di straordinario in queste testimonianze che sfugge alle spiegazioni convenzionali. A differenza dei comuni “deliri”, confusi e personali, le NDE sono sorprendentemente coerenti tra le diverse persone e restano stampate nella memoria con una bruciante nitidezza, descritte spesso come “più reali del reale”. Anche i tentativi di riprodurle in laboratorio, con farmaci o stimolazioni cerebrali, non sono riusciti a catturare la loro essenza integrale.
Ancora più intrigante è come queste esperienze sfidino le nostre convinzioni più radicate sulla natura della coscienza. Ci sono casi documentati di persone che, clinicamente morte, hanno riportato dettagli precisi di eventi accaduti attorno ai loro corpi, o hanno rivelato segreti familiari mai conosciuti prima. Come può la mente percepire quando il cervello non mostra attività? È possibile che la coscienza trascenda i confini del nostro corpo fisico? È la prova, la NDE, che la morte, come l’ha definita una paziente rediviva, è soltanto una nasty bad lie, una menzogna brutta e cattiva? L’italiano Federico Faggin è un genio della Fisica: inventando il primo microprocessore al mondo, ha rivoluzionato l’universo della tecnologia.
Tramonto sulla Valle della Morte (Foto Rispirazioni).
Tra i pionieri della Silicon Valley, fondatore della Synaptics, l’azienda che ha sviluppato i primi Touchpad e Touchscreen, è stato collocato dalla rivista Forbes accanto a Enrico Fermi dopo che ha ricevuto il «National Medal of Technology and Innovation» dal presidente americano Barack Obama. Anche lui si è ritrovato a sperimentare una mistica esperienza di coscienza, «l’esistenza di un’altra dimensione della realtà», come egli stesso afferma. La sua ultima ambizione? Trovare l’equazione, la formula concettuale capace di descrivere la consapevolezza dell’universo. «La coscienza», dice, «è l’esito non semplicemente dell’attività del nostro cervello, come molti ritengono, ma di una cognizione primordiale che è una proprietà intrinseca della natura. La fisica afferma che spazio, tempo e materia sono il frutto di un’unica energia: quella del Big Bang. Come questa energia contiene in nuce lo spazio, il tempo e la materia, così possiamo pensare che racchiuda anche il “seme” della consapevolezza». Una posizione assai vicina al panpsichismo, di antichissima data, che vede attività psichica, per quanto primordiale, in ogni dove.
La vita, portatrice di autocoscienza, che evolve e si trasforma in molteplici dimensioni, è allora figlia di una coscienza universale? Edgar Allan Poe, il famoso scrittore e poeta maledetto, scrisse nel 1849:
«Non è tutto ciò che vediamo, o ciò che ci sembra di vedere, soltanto un sogno dentro il sogno?».
Nessuno ci è andato più vicino. Ma ciò che rende ancor più affascinante il fenomeno è la sua capacità di manifestarsi anche in circostanze all’apparenza ordinarie. Un quarto degli 800 individui che hanno inviato all’IANDS (l’International Association for Near-Death Studies) il resoconto della personale esperienza, non risultava in pericolo di vita: alcuni stavano semplicemente meditando, altri pregando, chi dormendo. Tali episodi (gli addetti ai lavori parlano di «esperienze simili alla morte»: NDLE, Near-death-like experiences) vanno a unirsi a una famiglia più ampia di fenomeni spirituali trasformativi che trascendono i normali confini dello spazio e del tempo.
Gli effetti di queste esperienze non svaniscono come un sogno al risveglio, ma rimangono impressi a fuoco nell’anima di chi le vive. Per molti l’esistenza subisce un reset: i “redivivi” affermano di essere meno legati alle cose materiali. «Dicono di essere totalmente mutati», riporta Moody, «e di non avere più alcun dubbio sull’esistenza di Dio e di una vita dopo la morte».
Moody rimarca il caso dei testimoni animati da un forte credo religioso: riferiscono d’aver incontrato una “creatura di luce”, che li aveva aiutati a ripercorrere la loro trascorsa esistenza. Chi è cristiano vi ravvisa Cristo, l’arcangelo Gabriele o addirittura San Pietro dinanzi alle porte di cui è custode, e i musulmani identificano quella luce bianca e compassionevole con Allah…
Gli esperti hanno cercato instancabilmente di sciogliere questo mistero, proponendo un ventaglio di spiegazioni: livelli alterati di gas nel sangue (dalla carenza di ossigeno agli eccessi di anidride carbonica), anomale attività elettriche neuronali (secondo il celebre neurologo e scrittore inglese Oliver Sacks le visioni di Santa Ildegarda di Bingen avvenivano in concomitanza con la cosiddetta «aura», la fase che prelude gli attacchi di emicrania), sequele di reazioni neurochimiche… C’è pure chi interpreta queste inebrianti allucinazioni come una sorta di programma, che si avvia nel cervello umano quando siamo esposti a un evento potenzialmente mortale, una sorta di software che Madre Natura, nella sua infinita saggezza, ci ha installato per mitigare il momento del trapasso.
“Allucinazioni” che sono identiche nelle persone di ogni ceto sociale e religione, ma che poi noi esseri umani finiamo per colorare con le personali convinzioni, con il nostro folclore, con i più inconfessati desideri. Persino l’astronomo Carl Sagan avanzò una spiegazione: sostenne, sollevando un bel po’ di consenso New Age, che se le esperienze di premorte sono identiche in ogni essere del pianeta è perché nel cervello sofferente riaffora il momento universale della nascita. Perciò il tunnel, come pure l’esperienza extracorporea, altro non sarebbe che la modalità con cui si rivive il proprio… venire al mondo.
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