Mi trovo sul Lago Maggiore e, indovina un po’? Piove! Non ho con me la chitarra a farmi compagnia, decido di rifugiarmi in un bar di fronte a casa. Cerco un po’ di calore e magari un qualche sorriso. Ordino un cappuccino e mi siedo, mentre tutto il bar inizia a riprendersi dalla pausa domenicale. Il suono delle tazzine e il profumo del caffè si mescolano con le chiacchiere di chi è già pronto per la settimana.
Le voci dei presenti si sovrappongono, parlano di calcio e fanno casino: un casino infernale che sembra vuoto. Gli habituées incollati ai loro smartphone è come se stessero cercando risposte che il mondo reale non riesce a dargli. C’è un panorama di volti bloccati nella routine di un lunedì qualunque. Manca una connessione autentica, un pretesto. Mi rendo conto di quanto ci si possa perdere in una vita che scorre così sempre uguale, di quanto i momenti di connessione diventino sempre più rari. Devo salvarmi…
Cerco un volto amico, disponibile e trovo Gina, una signora di 90 anni che mi offre una bella boccata d’aria fresca. Ha un carattere schietto e mi guarda con quegli occhi vivi che entrano dentro. Mi avvicino e le chiedo: «Come stai, signora bella?». Gina mi guarda, sorride, riflette con calma, poi lascia cadere quattro parole: «Bene e male… in fondo, cosa cambia?». Fa una pausa, come se volesse far sedimentare quelle parole, e poi aggiunge: «Vivere bene nel volere bene: questo sì che cambia».

Resto lì, colpito dalla profondità di quello che ha appena detto. Per Gina, il tempo ha un’altra dimensione. Non si tratta di contare i giorni buoni o cattivi, ma di come “volere bene” e coltivare un amore sincero che fiorisce dentro e intorno a noi. Sono parole semplici che svelano un segreto che tanti di noi, sedotti dalla frenesia della vita, faticano a capire: è nel volere bene che si trova la vera ricchezza.
Poi, come un fulmine che squarcia il momento, Gina mi guarda e chiede: «Ma… dove va la gente?». La domanda è semplice, ma resta sospesa nell’aria. Per un attimo, cerco di rispondere, ma non riesco a trovare le parole. «Dove va la gente?», mi chiedo, mentre guardo tutto ciò che mi circonda ne so sempre di meno.
Percorro la scena e mi rendo conto che per molti non c’è più tempo per pensare. Siamo presi da una routine che non ammette pause. Ci stiamo dimenticando di vivere il presente. In questa corsa, perdiamo le piccole cose deliziose così vicine agli occhi che non sappiamo vedere: i sorrisi, le chiacchiere inaspettate, i momenti di confronto. Lontano da quel bar, in un mondo che va per conto suo, anche io dimentico di chiedermi: dove stiamo andando? Gina in fondo, riesce a cogliere l’essenza della vita in questa domanda.
È una grande verità che può sempre nascondersi in una conversazione innocente e priva di pretese. Gina ha toccato una corda profonda che mi risuona più della chitarra. Le parole di questa donna di 90 anni mi invitano a rallentare, osservare e riscoprire il valore del tempo che scorre. Devo farlo, è tutto qui. Con la riflessione di Gina inizia la mia giornata, arricchita da quella saggezza silenziosa che si fa spazio come un invito gentile: «Fermati ad ascoltare, sia il mondo che ti circonda, che te stesso».


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