Negli Anni 70-80 furono molti i grandi Maestri indiani che vennero in Italia e che con i loro insegnamenti contribuirono a far crescere degli insegnanti di Yoga consapevoli delle antiche radici di questa disciplina e di una trasmissione fondata su conoscenze rigorose e autentiche. Ho raccolto la testimonianza di due insegnanti di Parma con cui ho condiviso alcune esperienze di quegli anni: Maria Cortesi e Gianni Bertozzi.
Entrambi si sono formati con la Federazione Italiana Yoga, entrambi insegnano ancora. Gianni in particolare ha seguito molto attivamente tutte le vicende della Federazione dalla sua istituzione ricoprendo anche ruoli direttivi (è stato Tesoriere fino al 2019). Ritrovandoci per ricordare abbiamo onorato la memoria di chi ha arricchito il nostro cammino. Ecco molto semplicemente e attraverso le foto, alcuni dei nostri ricordi.
Ci ha unito l’esperienza al Centro di yoga integrale di Parma dove grazie a Gabriella Ferrari abbiamo potuto incontrare e frequentare Andrè Van Lysebeth, conoscere e praticare con i più autorevoli Maestri indiani come Janakiraman, Satyananda, Yogmudrananda, Ramachandra. Interessante anche vedere come il nostro approccio allo yoga sia stato simile. Io sono stata affascinata dalla potenza del lavoro corporeo. Gianni dice: «Noi ancora nei vent’anni, alla ricerca di convincenti risposte esistenziali a un trafelato quotidiano, nel Centro yoga integrale e nella pratica settimanale di Hatha yoga trovammo una eccellente risposta. Un puntuale e prezioso “lavoro sul corpo”, in questo Gabriella Ferrari era bravissima, ma anche un corposo impianto culturale di estremo interesse».
Maria: «Eravamo giovani, prestanti, indubbiamente l’aspetto fisico fu anche per me il punto di partenza. Ma oltre alle basi tecniche molto corrette e precise abbiamo avuto il grande privilegio di essere vicini alle fonti di uno yoga autentico: i nostri insegnanti avevano Maestri diretti di riferimenti, un lignaggio vero, mentre adesso c’è una catena di trasmissione senza alcuna risalita alla fonte».
Molto diversa anche la situazione di allora e di oggi per quanto riguarda la formazione insegnanti. Le scuole per formare insegnanti yoga sono nate in Europa e in Italia a metà degli Anni 70. La prima esperienza che ricordiamo fu introdotta da Andrè Van Lysebeth: la sua scuola era concentrata nel periodo estivo e si sviluppava in diverse settimane – mi sembra fossero sette – ciascuna con un programma preciso e un ordine progressivo che partiva dalla lettera A. Queste settimane si potevano seguire anche in ordine sparso e distribuendole su più anni. Terminato il percorso era previsto un esame finale.
Diversi erano i luoghi in cui si svolgevano: Torgon in Svizzera, in Spagna, al Ciocco in Toscana. Tutti noi abbiamo frequentato qualche settimana, compatibilmente con le nostre ferie, ma era molto difficile seguirle tutte. Alla metà degli Anni 70 presero avvio in varie città d’Italia le scuole di formazione insegnanti yoga ISFIY della Federazione italiana di yoga. Antonio Nuzzo fu tra i promotori. Quella seguita da Maria era a Firenze, mentre una edizione venne fatta a Parma nel 1985 con il coordinamento di Lucia Bisaschi e fu quella frequentata da Gianni. Avrei voluto iscrivermi anch’io, ma avevo dei figli ancora troppo piccoli; poi successe che conobbi Gabriella Cella e feci la sua scuola Yoga Ratna nel 1995.

Molti bei ricordi dei docenti di allora, di cui citiamo solo alcuni: Manuela Borri Renosto, Gualtiero Vannucci, Francoise Berlette, Eros Selvanizza, Antonio Nuzzo. E una giovanissima Marilia Albanese, capace già allora di incantare con le sue parole. Abbiamo guardato insieme le foto dell’archivio di Gianni e ci siamo soffermati su un appuntamento molto importante cui sia Maria che Gianni avevano partecipato: il seminario tenuto al Ciocco nel 1984 per il decennale della fondazione della Federazione Italiana di Yoga.
I Maestri presenti erano fra i più prestigiosi di allora, Satyananda, Satchidananda, la dolce Yogamudrananda e per la prima volta fu presente Frederick Leboyer diventato famoso per la nascita non violenta (al convegno partecipò anche l’attrice Pamela Villoresi che portò la testimonianza del suo parto dolce). Grandi Maestri che era possibile accostare in modo semplice, senza particolari rituali, solo con grande rispetto e deferenza.
Riguardo a Satchidananda, Maria ricorda un episodio avvenuto in un altro importante convegno ad Assisi: «Lo aspettavamo nella sala yoga, eravamo in tantissimi e avevamo lasciato le scarpe fuori, tutte in grande disordine, addirittura ostruivano l’ingresso alla sala. Satchidananda arrivò, guardò le scarpe e con grande impeto le scalciò buttandole tutte all’aria, poi entrò e come se nulla fosse iniziò la sua lezione. Ma la lezione vera per me fu quello scalciare: lo yoga inizia da lì, da fuori dal tappetino». E di lui Gianni ricorda una celebre frase «Mai nessuno pensi che lo yoga consista nel mettersi sulla testa. Si tratta, in realtà, di insegnare all’uomo a tenersi bene sui propri piedi».
Partendo da quel convegno abbiamo ripercorso anche la storia della Federazione, degli anni in cui si è verificata la scissione che ha portato alcuni insegnanti romani, seguiti anche da Gabriella Ferrari, a fondare la ANY (Associazione Nazionale Yoga). Ricordi di altri convegni importanti come quello annuale di Zinal istituito da Gerard Blitz che oltre ad essere un validissimo Maestro era stato anche il fondatore dei Club Mediterranèe.
Fra i vari convegni della FIY da ricordare quello all’isola d’Elba negli Anni 80 dove partecipò anche il celebre apneista Jacques Mayol in qualità di testimone delle sue pratiche di yoga e pranayama grazie alle quali raggiunse importanti primati mondiali di immersioni in apnea.
Ritornare a quegli anni attraverso le foto ci ha riportato, con un briciolo di nostalgia, ai nostri vent’anni, ma soprattutto ha messo in luce il divario fra lo yoga di allora e di oggi. Fra la società di allora e la attuale. Fra le scuole di formazione che avevano docenti di levatura internazionale, le scuole di formazione di oggi fatte on line. Lo yoga che per noi resta una disciplina dirompente, di rottura.
Aspetti interessanti che meritano un approfondimento, forse il tema di un nostro nuovo appuntamento. Ci salutiamo, consapevoli di aver condiviso un pezzettino di storia importante della nostra vita…


Swami Satchidananda a tavola.

Frederick Leboyer.

Yogamudrananda con Swami Satyananda e Swami Satchidananda.

Gianni Bertozzi, Maria Cortesi, Swami Satchidananda e Anna Artoni (una partecipante).

Frederick Leboyer, Pamela Villoresi e Antonio Nuzzo.
Tutte le immagini di questo servizio sono pubblicate per gentile concessione di Gianni Bertozzi. (Diritti riservati di G.B.).

Il problema con un sano iter del piacere nasce quando noi vogliamo costantemente riprodurre quei momenti. La nostra mente diventa “drogata di piacere” anche se, razionalmente, sappiamo che questo è un inganno. Come può un momento unico, frutto di innumerevoli sacrifici e fatica, o semplicemente di circostanze favorevoli, essere ripetibile a piacimento?

«Yoga è governare gli aspetti sottili della personalità», dice Yogasutra. Gestire le emozioni, i pensieri, le reazioni, le sensazioni. E questo può avvenire solo nel silenzio della staticità

Non esiste più una verità. Ogni cosa può essere vera o falsa, a seconda se si è follower di quella fonte, se si crede all’autorità che rappresenta, o se si rifiuti ogni forma di dogmatismo e principio di autorità. Così le notizie false vengono diffuse via social insieme a quelle vere. Perché, come dice il professor Galimberti, «quando sai dire solo mi piace o non mi piace, è chiaro che la bugia e la verità si confondono»...

Cattolici e buddhisti tibetani sono gli unici ad avere un capo spirituale e temporale della loro fede. Il che è una forza dal punto di vista di rappresentanza ma conta anche le sue problematicità. E mentre sta per iniziare il conclave, alcuni si chiedono chi penserà ai poveri ora che Francesco è scomparso. Se ne occuperanno le stesse persone che se ne occupavano prima: le donne e gli uomini di buona volontà di tutte le religioni. E continueranno a farlo qualsiasi pontefice verrà eletto

La verità non è solo quello che dici. È come lo dici. È il rispetto per chi ascolta e per chi parla. E sì, a volte fa male. Ma come diceva qualcuno molto prima di noi: «La verità vi farà liberi».

Il termine in questi anni ha perso la sua connotazione originale e originaria ed è diventato sinonimo di attività fisica. Mentre è sinonimo di ricerca interiore. Il passare da un’attenzione esterna a noi a un’attenzione all’interno di noi. E come facciamo? Questa domanda è il fulcro della pratica...