Personalmente abolirei tutte “le giornate”, quella degli innamorati, dei nonni, della mamma, del papà, dell’amicizia, della felicità, dei gatti. Non le ho mai festeggiate in quanto “artificiali” e pensate per essere utilizzate a fini commerciali. Ho conosciuto uomini che a San Valentino facevano grandi regali alle proprie mogli, che allegramente cornificavano. Venendo alla giornata del 21 giugno, rispetto i numerosi centri e insegnanti che aderiscono a questa giornata, ma esprimo sinteticamente le ragioni profonde per cui sia io che l’Associazione Millepiedi che presiedo, non vi aderiamo.
Forse molti non sanno che la proclamazione di questa giornata è stata espressamente richiesta dal primo ministro indiano Narendra Modi alle Nazioni Unite nel 2014 per dare lustro alla sua politica. Modi che è la persona meno adatta a parlare di yoga perché il suo governo e il suo partito sono repressivi, violenti e irrispettosi dei diritti umani. Il suo sogno è quello di fare una nazione che sia, non solo una potenza mondiale, ma anche un luogo dove gli hindu ricoprono un ruolo primario e privilegiato a discapito di tutte le minoranze. Quindi la mia prima motivazione per cui non aderisco a questa giornata è politica.
In secondo luogo sono profondamente convinta che lo yoga non sia un proclama di intenti: è uno stato d’essere, una esperienza personale di chi ha trovato in questa disciplina uno strumento per vivere con più equilibrio e serenità la vita quotidiana. Non è l’unica via e tante altre strade e discipline hanno pari dignità, anche se non sono state riconosciute “patrimonio della umanità”.
Oggi lo yoga è prescritto da tutti come panacea contro tutti i malanni fisici, dal mal di testa al mal di schiena agli attacchi di panico… Le posizioni di yoga compaiono nelle campagne pubblicitarie per detersivi, per alimenti per gatti, per vacanze in luoghi esotici. Nei rotocalchi l’apertura del terzo occhio e l’apertura dei chakra sono argomenti divulgati in modo rozzo, scorretto e fuorviante. Per comodità fiscale di molti insegnanti lo yoga è diventato una attività sportiva affiliata al Coni, si fanno campionati di yoga e si esibiscono corpi atletici in posizioni ardite.
Di che yoga stiamo parlando nella giornata del 21 giugno? Di quello di Modi? Dello yoga classico delle caste dove se si nasce paria bisogna restare paria perché quello è il tuo dovere? Di uno yoga nato e collocato in un altro contesto geografico e storico dove yogi asceti vivevano nelle montagne martoriando il corpo con pratiche durissime? Dello yoga che risente di una trasposizione culturale e che è quello in genere praticato oggi, uno yoga costruito su misura per noi occidentali? Uno yoga per il benessere fisico? Uno yoga per combattere lo stress?
In quanti il 21 di giugno si prodigheranno per divulgare uno yoga che rappresenti l’essenza di una disciplina impegnativa e inconsueta che ha come scopo uno stato di benessere mentale ed emotivo utile per affrontare con serenità la vita? In quanti diranno che è richiesto impegno, ardore, apertura e disponibilità al cambiamento? Non è di aiuto allo yoga fare una festa mondiale, meglio sarebbe fare un po’ di silenzio, limitare la commercializzazione e gli stravolgimenti di questa disciplina che è davvero stra-ordinaria.
Paola Campanini


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