Lo Srimad Bhagavatam nel capitolo 11 verso 3 enuncia:
«La più piccola particella esistente nella manifestazione materiale, indivisibile e non costituita in un corpo, si chiama atomo. Anche dopo la dissoluzione di tutte le forme, l’atomo continua ad esistere come entità invisibile. Il corpo materiale non è altro che una combinazione di questi atomi, ma l’uomo comune non può capirlo».
Questo concetto si trova anche nel testo del Paramanu-vada, attribuito a Kanada-rishi, probabilmente vissuto tra il VI e il II secolo a.C. Il Paramanu-vada è una teoria atomica che postula che la materia sia composta di particelle indivisibili, chiamati Paramanu nelle scritture rivelate o Shruti, che forniscono indicazioni sugli elementi che compongono l’universo materiale, chiamati Dravya. La loro caratteristica è di essere Niravayava cioè indivisibili, Nitya cioè imperituri e Achakshusha cioè invisibili. Questa teoria si collega a sua volta al Samkhya, da non confondersi con la tradizione filosofica elaborata tra il III° e il V° secolo dopo Cristo, conosciuto come Samkhya-karika, ma direttamente connessa alla tradizione vedica che risale a Kapila-muni, uno dei principali saggi eruditi asceti dell’epica antica. Il Samkhya, che significa enumerazione, illustra quali sono i 24 elementi che compongono l’universo materiale.
Il Mahat, chiamato Mahat-tattva, è l’insieme di tutti gli atomi o particelle infinitesimali che compongono la struttura originale della materia. Dal Mahat si generano 5 elementi grossolani, terra-acqua-fuoco-aria e spazio etereo, chiamati Maha-bhuta, insieme ai 5 sensi che li percepiscono, olfatto-gusto-vista-tatto-udito, chiamati Jnanendriya e ai 5 organi attraverso cui vengono percepiti naso, lingua, occhi, pelle e orecchie che, per l’espletamento delle funzioni vitali vengono associati ai 5 organi/apparati indispensabili alla vita, gli organi escretori, gli organi sessuali, gli arti superiori, gli arti inferiori e gli organi vocali, chiamati insieme Karmendriya. Questi 20 elementi costituiscono la manifestazione fisica che riveste di un corpo l’anima, ma anche i suoi aspetti psichici e astrali propri dei centri energetici o chakra. A livello sottile invece l’anima viene velata dai 4 Antah-karana, il falso ego o Ahamkara, l’intelletto o Bhuddhi, la mente o Manas e il subconscio Citta. Nella creazione così composta penetra l’Anima Universale o Suprema che, scuotendo l’energia primordiale dell’agglomerato inerte formato da questi elementi, lo anima velandolo tuttavia con l’illusione Maya, e sotto l’effetto del tempo eterno vincola le anime condizionate al loro Karma.
Ora è importante scoprire come in queste scritture il calcolo del tempo sia uno dei temi di sfondo, con incredibili interconnessioni ai principali significati filosofici. Nel Bhagavatam si sostiene che sia possibile calcolare il tempo misurando il movimento degli atomi che si combinano nel corpo; il tempo atomico si misura calcolando lo spazio atomico preciso che esso ricopre. Come? Utilizzando un recipiente di rame del peso di sei Pala o 397 gr., nel quale si sarà praticato un foro e inserita un’asta d’oro lunga quattro dita e del peso di 2,916 gr., che verrà posato sull’acqua. Il tempo che impiegherà per riempirsi d’acqua fino a immergersi viene chiamato Nadika. Perché è importante questa unità di misura? Perché secondo i Veda due Nadika formano un Muhurta, l’unità di tempo di 60 minuti. Senza fornire precise leggi o informazioni scientifiche il Bhagavatam, nel celebre dialogo tra Maitreya-rishi e Vidura, sostiene che la combinazione atomica di tre doppi atomi formano un Truti cioè un esatomo, visibile scomponendo la luce che penetra da una fessura. Il tempo che impiegano questi esatomi a legarsi in aggregati sempre maggiori, in una lunga lista, portano all’unità di misura del Muhurta.
Il Muhurta è fondamentale nel calcolo del tempo per determinare misure che sono alla base sia del calendario che della cosmogonia Vedica; Il Muhurta più famoso è il Brahma-muhurta, le due ore che precedono il primo raggio di Sole in cui nell’induismo si recitano i Mantra, si adorano le divinità nei templi con la cerimonia dell’Arati e si eseguono abluzioni e riti purificatori. Così, compiendo un salto temporale giungiamo al Paksha formato da 15 giorni, uno bianco, Shukla, cioè di Luna crescente e l’altro nero, Krsna, di Luna calante. Il periodo tra due congiunzioni consecutive del Sole e della Luna, Amavasya, o la loro opposizione, Purnima, è chiamato Tithi e dura circa 30 giorni tenendo presente un errore mensile di circa ½ giornata. Si dice che un Tithi, quindi un mese umano, corrisponda a un giorno e una notte nel sistema planetario dei Pita, gli antenati, mentre il tempo che il Sole impiega a percorrere i due emisferi, Samvatsara o un anno terrestre, corrisponda a un giorno e una notte degli esseri celesti.
Nelle Shruti si sostiene che tutte le sostanze nell’universo siano influenzate dalle caratteristiche delle quattro dimensioni caratterizzate da Anu o luce e Mahat-hrswa-dirgha cioè dalla massa/grandezza. Le conclusioni delle Shruti sostengono che l’anima individuale sia più piccola di un atomo materiale, dotata di coscienza eterna, priva di forma e dimensioni materiali e incarnandosi assume le caratteristiche e le forme degli elementi materiali. Nel Bhagavatam si descrivono la grandezza e la durata dell’universo materiale, Bhu-mandala e soprattutto viene descritto il movimento del Sole e la sua influenza sul mondo. Viene preso a riferimento il monte Manasottara che si trova a est del monte situato al centro dell’universo, il monte Sumeru.
Si dice che il Sole, Surya, descriva un cerchio di 95.100.000 yojana pari a 1.225.000.000 di Km., paragonando il monte Sumeru al mozzo di un carro universale e il cerchio del moto del Sole alla ruota. Nelle quattro direzioni che dividono il movimento del Sole si trovano le dimore, tra le altre, dei quattro esseri celesti principali, Indra, il dio della pioggia e re dei Deva a ovest, Yamaraj, il dio del dovere e della morte a sud, Varuna, il dio delle acque a est e Chandra, il dio della Luna a nord, indicando l’alba, il mezzogiorno, il tramonto e la mezzanotte, dove il Sole sopraggiunge nei suoi tempi specifici, in funzione delle quali tutti gli esseri sono richiamati alle loro diverse attività.
Così il Sole, glorificato nella Gayatri-mantra dalle parole Om-bhur-bhuvah-svaha perché si muove nei tre mondi, attraversa le quattro direzioni alla velocità di 3.400.800 yojana cioè 43.784.620 Km in un Muhurta o un’ora. Il carro del Sole viene descritto come provvisto di una sola ruota chiamata Samvatsara, i cui 12 raggi sono i 12 mesi-segni. Una estremità dell’asse, quella che porta la ruota, si muove e torna dal monte Manasottara mentre l’asse è fissato sul Monte Sumeru, la dimora di Brahma. Viene trainato da quattro cavalli che rappresentano i quattro Veda e le quattro principali metriche Vediche, Gayatri-Brhati-Usnik-Anustup.
Nel Bhagavatam la durata della vita di Brahma viene stimata in 100 anni celesti che corrispondono a 311.040.000.000 anni e si chiama Maha-kalpa. 1 solo Kalpa o anno di vita di Brahma corrisponde 4.320.000.000 di anni e si chiama Maha-yuga perché comprende 4 Yuga o ere materiali: il Krta-yuga formato da 1.440.000 anni seguito dal Treta-yuga formato da 1.080.000 anni a cui segue il Dvapara-yuga che dura 720.000 anni e viene chiuso dal Kali-yuga, l’era attuale, che dura 432.000 anni. All’inizio della vita di Brahma l’universo viene creato e al termine della sua vita l’universo viene distrutto e riassorbito nel Brahman supremo.
Il tempo universale, gli elementi originali che compongono la creazione e le unità fisiche di base o atomi, sono con la cosmogonia Vedica un tutt’uno di fondo che a una attenta ricerca permette di leggere il senso della cultura Vedica. Così, il riflesso di queste conclusioni viene attentamente rielaborato nelle scritture dello Yoga, i Tantra, dove nei diversi centri energetici sono concentrati i diversi piani e livelli di questa cosmogonia, con le rispettive scritture, divinità e sfere celesti.

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