Questa mattina mi è arrivato un piccolo racconto di realtà.
Una mia allieva di yoga, dopo aver ricevuto ieri un messaggio in cui chiedevo se desiderava proseguire le lezioni anche a luglio (e ricordavo la quota concordata visto che la settimana scorsa mi aveva detto che tutto procedeva bene), oggi si è cancellata dal gruppo… senza una parola.
Lo so, lo yoga online ha anche questa dinamica: si entra e si esce con estrema facilità.
Ma normalmente umanamente ci si saluta, ci si congeda con rispetto.
Questa yogin, che si era presentata con entusiasmo e preparazione (così mi aveva detto, dopo diversi messaggi e anche chiamate), è semplicemente svanita.
Nessun saluto. Nessuna risposta. Solo il silenzio.
E io credo che questa non sia solo una questione di educazione, ma di energia.
Perché, a mio sentire, puoi conoscere a memoria tutti i testi vedici, eseguire ogni asana alla perfezione, ma se ti manca la capacità di dire semplicemente “grazie” o “no, non proseguo”… allora manca qualcosa di essenziale.
La gentilezza è la base di tutto.
La Gentilezza è Yoga
Un pensiero che nasce dalla pratica, ma si estende a ogni gesto quotidiano. Perché la trasformazione più profonda non avviene solo sul tappetino, ma nel modo in cui scegliamo di stare al mondo.
Penso che il lavoro più grande che possiamo fare su noi stessi sia diventare la versione migliore di noi, attraverso le nostre scoperte, esperienze, studi, e la curiosità di apprendere e conoscere ciò che ancora non conosciamo.
Aprire la mente, osservarla, comprenderla per trasformare il nostro dialogo interiore ed iniziare davvero a volerci bene… sempre. Nonostante tutto, sempre.
C’è una qualità fondamentale che dovremmo risvegliare e abbracciare: la gentilezza.
Una forma di alta vibrazione, che insieme all’amore, può trasformare il mondo.
Ma la gentilezza non è solo dolcezza: è anche rispetto per sé stessi e per gli altri.
È un modo di parlare, di muoversi, di rispondere, di essere presenti con chi incrocia il nostro cammino anche solo per un attimo, anche solo per il tempo di un sorriso rubato mentre incrociamo lo sguardo di qualcuno in fila al supermercato.
Credo che tutto questo sia comprensibile, e forse condiviso, da molti di voi che state leggendo.
Questo lavoro è valido per tutti: per yogini, yogi… e per chi pensa di non praticare affatto.
Perché la gentilezza è semplice.
È rispondere a un messaggio, anche solo con due parole: sì, grazie, no, grazie.
È rispetto, sono buone maniere, è bella energia.
Questo, per me, è fare yoga.

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Questo è un po’ il manifesto dello yoga che pratico e che insegno da quasi trent’anni. Lo yoga si occupa della domanda essenziale che abita ogni essere umano. Del mistero del vivere, del mistero dell’essere coscienti. Del “chi” siamo e “come” siamo. La parola “Yoga” indica uno stato, uno stato fondamentale della coscienza. Non è un percorso che conduce da un luogo a un altro, e neppure una ricerca di benessere. È la possibilità di essere consapevoli di essere vivi e di come lo siamo. La possibilità di sentirsi espressione di una realtà indivisa. La pratica di Yoga si fonda sull’Osservazione e sul Cambiamento.
Lavoro con la voce da cinquant’anni. È stata la mia compagna, la mia arma gentile, il mio specchio: la radio, la tv, il canto. Con la voce ho raccontato e ascoltato, ho cercato emozione, ritmo, verità. Ma più la uso, più capisco che la voce non è solo suono: è respiro che si manifesta, corpo che vibra, anima che prende coraggio e decide di farsi sentire. È la forma più diretta di presenza
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