Un professore della University of South Florida ha trovato la prima prova fisica di allucinogeni in una tazza egizia. Il titolo di giornale salta all’occhio subito. Cosa è accaduto? Il professor Davide Tanasi ha fatto questa scoperta che rappresenta un passo importante nella comprensione delle pratiche rituali e culturali dell’antico Egitto.
Stiamo parlando delle tazze Bes, con la caratteristica decorazione della testa di Bes, già note per il loro legame con rituali protettivi e con cerimonie legate alla fertilità e alla guarigione. Questa nuova evidenza chimica, però, offre una prospettiva inedita.
L’identificazione di allucinogeni in una di queste tazze suggerisce che gli antichi Egizi potessero utilizzare sostanze psicotrope in contesti rituali o religiosi, probabilmente per entrare in stati alterati di coscienza o per connettersi con il divino. Questo conferma ciò che molti miti e documenti antichi lasciavano intuire, ma che fino ad oggi mancava di una prova tangibile.
Lo studio è stato pubblicato su Nature’s Scientific Reports e dimostra come l’archeologia moderna, attraverso l’uso di tecnologie avanzate come l’analisi chimica, possa risolvere misteri storici e ampliare la nostra comprensione delle antiche civiltà. Inoltre, la scelta del dio Bes come decorazione delle tazze è significativa: Bes era visto come una figura protettiva e benefica, il che si accorda con l’idea di un uso rituale e purificatore delle bevande contenute in queste tazze.
Questa scoperta apre nuove possibilità di ricerca anche per esplorare l’uso di sostanze psicotrope in altre culture antiche. Questa analisi dettagliata, poi, rivela che gli Egizi possedevano una conoscenza avanzata delle proprietà delle piante, utilizzandole non solo a scopo curativo ma anche come parte integrante di rituali e cerimonie religiose. Il fatto che il contenuto della tazza contenesse un miscuglio accuratamente preparato indica che non si trattava di un uso casuale, ma di un processo ben studiato e probabilmente tramandato nel tempo.
La tazza Bes, con la sua iconografia protettiva, si inserisce perfettamente in questo contesto: era forse concepita per potenziare gli effetti simbolici e psicotropi del liquido contenuto, creando un’esperienza spirituale e curativa completa. La scoperta potrebbe anche gettare nuova luce sull’importanza della figura di Bes, che si conferma un simbolo chiave nella religione popolare e nei rituali di protezione dell’antico Egitto.
Questo studio è stato sviluppato nell’ambito del progetto Mediterranean Diet Archaeology promosso dall’USF, Institute for the Advanced Study of Culture and the Environment, e si concentra non solo sugli aspetti culturali, ma anche sulle pratiche alimentari e mediche delle civiltà antiche; grazie alla collaborazione con l’Università di Trieste e l’Università di Milano, il team ha potuto combinare avanzate analisi chimiche e del Dna per ricostruire la composizione del miscuglio presente nella tazza Bes.
È stato questo approccio a permettere di identificare con precisione le piante utilizzate e il progetto sottolinea come l’archeologia moderna vada ben oltre lo studio degli oggetti, intrecciando Scienza e Storia per comprendere meglio le abitudini, le credenze e le innovazioni delle società antiche e contribuisce a una più ampia comprensione delle connessioni tra alimentazione, salute e spiritualità nel mondo antico.
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