Quando qualcuno vi dice che avete un ego troppo grande state solo disturbando il suo. Pensateci, quante volte ci sentiamo minacciati da personalità debordanti che ci capita di incrociare che non ci tengono in considerazione o non ci lasciano spazio di espressione? Sono loro il problema? Certo, per loro stessi e talvolta per chi sta loro vicino, ma non per noi quando li incrociamo solo per caso.
Quella che, invece, talvolta si scatena è solo una lotta tra i vituperati «ego», cioè quella parte di noi che tenta di affermarsi in questa vita e nel proprio mondo, con alterne fortune. L’ego di per sé è fondamentale per vivere e per lavorare. Senza ego non potremmo sperare di fare qualche cosa di buono per il mondo; con troppo ego, sicuramente ci scapperà qualche cappellata. Ed è quello che accade nelle vite di tutti.
Non è necessario essere attori, cantanti, manager o dittatori per avere un ego sviluppato o smisurato. Spesso ci sono ego ciclopici dentro le menti di donne e uomini che fanno lavori umili o che non si sono affermate e affermati nella vita sociale perché pensano di non essere stati riconosciuti per ciò che valgono. In questo caso l’ego fa i danni maggiori: ecco le invidie, l’incapacità di apprezzare ciò che viene donato, i giudizi gratuiti, la prepotenza ignorante, la supponenza e l’arroganza. La stessa che si incontra spesso in persone umili che acquisiscono un qualsivoglia potere.
L’invidia è un veleno che fa male a chi la subisce, ma soprattutto “uccide” chi la prova. Conoscete quel detto “mangiarsi il fegato”. Ho conosciuto persone invidiose che hanno giudicato il mondo e che si sono letteralmente “mangiate” il fegato per l’invidia, per la rabbia di non potere assumere il controllo e il potere, di vedere i nemici che si erano creati avere successo. Gente che era addirittura ricorsa alla magia nera! L’invidioso si crea dei nemici immaginari, nel senso che si immagina che coloro che reputa più fortunati di sé gli stiano togliendo qualcosa. Invece fa tutto da solo e finisce soffocato dai propri giudizi e dalla maldicenza che semina.
Avere un ego gigante non è di per sé una iattura. Dipende dalla consapevolezza che uno ha. Se qualcuno sa di averlo, si regola, lo osserva, lo frena quando è meglio farlo e lo lascia libero quando non fa del male a nessuno. Ma non è detto che – nonostante non faccia del male – sia bene accetto.

Pensate a quante persone che hanno successo sono vittima dell’invidia e dei giudizi altrui. “Se sei ricco e perdi tutto ti sta bene”, non è difficile incrociare questo giudizio. E poi, “sicuramente avrà fatto qualcosa per arrivare fin là”… E pensate alle relazioni in famiglia: di solito si è costretti ad avere a che fare con persone che non abbiamo scelto, con mogli di fratelli, mariti di sorelle, cugini alla lontana, famiglie di nuovi compagne e compagni, eccetera… Le famose e celebrate famiglie allargate che nei film funzionano così bene, ma nella realtà non sono tutte rose e fiori. Spesso o talvolta, le cene di famiglia si trasformano in titanici “duelli all’ultimo ego” perché si trova sempre qualcuno che deborda, straborda anche, non lascia spazio al racconto di nessuno, vuole avere sempre ragione, pontifica, interviene, insomma, uno spettacolo difficile (ricordo complessi pranzi con nonni e zii che si scontravano per la politica…). Di solito ci accorgiamo di provare disagio quando il loro ego ci impedisce di esprimerci e il nostro inizia a soffrire. Tutti dovrebbero temere un ego che soffre, invece nessuno lo fa perché pochi sono rispettosi dell’ego dell’altro perché credono che il loro abbia più ragione di affermarsi. E lì scoppiano liti e discussioni.
Capite che non è semplice, ma anche assolutamente normale e, come sempre, accorgersene è metà della soluzione. Possiamo decidere di uscire dal gioco dell’ego perché siamo consapevoli che valiamo di più di chi deborda e straborda e non abbiamo bisogno di affermarci ovunque. Quindi un ego buono è un vaccino contro l’ego cattivo altrui? Sì, lo è.
Diverso nella forma, ma simile nella sostanza il discorso dell’ego nella crescita spirituale: quando si acquisisce la chiara luce, l’illuminazione, il samadhi, cosa può interessare vincere una disputa a tavola o col vicino di casa? La consapevolezza di ciò che è davvero importante nella vita, del nostro vero Sé, rende ridicolmente superfluo qualsiasi invidia, ego, giudizio, affermazione… Non è una forma di superiorità, ma una coscienza dell’inferiorità del motivo del contendere rispetto all’assoluto che abbiamo dentro.
Ma fino ad allora, finché questo dono non ci verrà elargito, siamo alle prese con gli alambicchi della mente e con la dolce lotta quotidiana con i nostri pensieri. Possiamo iniziare a osservarli quando arrivano, quando si creano e quando ci attanagliano. È un piccolo passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità, altro che Apollo 11: qui si sparge il seme del cambiamento sociale, un cambiamento che oggi è lontano dal compiersi perché proprio negli ambiti spirituali e religiosi sono più forti le invidie e i giudizi. Però se ci nascerà un barlume di consapevolezza, capiremo che questa è la via per vivere e per far vivere meglio. E chi è invidioso, chi giudica sempre? Forse un giorno si accorgerà anche lui di quello che davvero perde nel non vedere il tanto bene che ha.

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