Chiusure e aperture. Se ci pensate la vita è fatta di aperture e chiusure. Di solito lodiamo le aperture e stigmatizziamo le chiusure. Perché chi più chi meno, siamo un po’ tutti moralisti. O forse ci dispiace solo che ogni tanto chiudiamo o ci sentiamo esclusi dalle chiusure altrui e vorremmo un mondo in cui tutto è aperto. Ma la realtà delle cose, della natura, della società, è diversa.
Lo Yoga porta un elemento di riflessione nell’ambito degli Yama satya e aparigraha, verità e non possessività; dobbiamo essere sincere e rispondere a questa domanda: siamo sicuri che le chiusure siano da stigmatizzare, siano negative? La risposta la dà la pratica, dove i bandha e le mudrā sono elencati nella terza lezione del libro fondante dello Hatha Yoga, Hatha Yoga Pradīpikā. I sigilli sono 24 e combinano posizioni, contrazioni, concentrazioni che bloccano, chiudono il prana all’interno del corpo. Il senso è il risveglio della Kundalini addormentata alla base della colonna vertebrale che chiude la porta di Brahma.
Le chiusure, cioè, sono fondamentali per portare all’interno l’energia e lasciare che questa faccia il suo corso. Se facessimo solo aperture, la nostra energia vagherebbe per l’universo e noi saremmo delle amebe senza forza né carattere. Aparigraha significa anche lasciare andare i nostri preconcetti, le nostre convinzioni, le preclusioni. Le preclusioni non sono chiusure che trattengono l’energia, sono chiusure che non la lasciano entrare. Così come i pregiudizi. Se ci pensate, aparigraha ha a che fare con preclusioni e pregiudizi e non con le chiusure. È sano e giusto chiudere la porta di casa, non è sano non aprirla mai e non fare entrare nessuno. È giusto e sano chiudere una relazione che non funziona dopo aver consumato tutti i tentativi per farla funzionare. È sano e giusto voltare pagina dopo che qualcuno ci ha chiuso la porta del cuore perché aveva l’esigenza di uscire da una storia.
La chiusura è il prequel del donare la nostra energia perché siamo in grado di recuperarla e reintegrarla. Allora la pratica Yoga non è una pratica univoca: “si deve essere sempre felici, si deve essere sempre aperti a tutto, si deve essere sempre in pace, eccetera”… No, la pratica Yoga è una ricerca che tiene conto delle variabili della realtà, della vita, del tempo, della Luna e delle lune. La nostra pratica è di ascolto interiore e deve tenere presente tutto. Quando siamo malati non dobbiamo praticare o in minima parte. Quando siamo pieni di rabbia o siamo demoralizzati, non andiamo per cliché, ma cerchiamo la pratica adatta a noi in quel momento. Ecco perché serve seguire un corso e studiare, perché la padronanza di molte pratiche ci dà la possibilità di sfoderare quella giusta per il nostro momento interiore.
Siamo vele al vento, non monoliti erosi dalle acque, è necessario sapere come e quando spiegarle per non spezzarle, per non danneggiare la nostra barca, che è il corpo con la mente, e che ci serve per tornare in porto. Senza perdere la gioia e la voglia di vivere che sono la condizione per essere yogin moderni, inseriti in questa società e in questo millennio. Aparigraha è mollare ciò che non siamo per cercare ciò che siamo in verità (satya), al di fuori delle illusioni, delle proiezioni e delle parole di altri o dei libri. Con la pratica noi lasciamo che l’energia scorra, si alimenti, e con le mudra e i bandha facciamo sì che questa energia permei il nostro essere, stimoli la kundalini perché siamo poi in grado di veicolarla all’esterno come dono.
Come fare, dunque? Dice Swami Niranjanananda: «Una delle componenti dello yoga è mantenere la consapevolezza in ogni momento della giornata. Voi non siete consapevoli in ogni momento della giornata. Vivete ogni momento della giornata, ma non siete consapevoli che state vivendo. Gradualmente bisogna aumentare la consapevolezza. Iniziate con cinque minuti…». Quando lui chiedeva al suo guru Swami Satyananda come allenare la mente lui rispondeva: «Un po’ alla volta». La progressione e l’armonia sono la nostra guida interiore. Lasciamo andare le idee preconcette e iniziamo partendo da noi, da quei 5 minuti ogni giorno. Questo è non-trattenere ciò che non ci appartiene. Questo aiuta a dare una svolta alla nostra vita.

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