«La “vera” India la conosci solo se viaggi in treno, possibilmente il sleeper class».
«La “vera” India è solo quella che incontri fuori dalle rotte turistiche».
«Tu viaggi per 15 giorni e credi di aver conosciuto la “vera” India, io ci vengo da 20 anni (magari 3 volte in 20 anni) e posso dirti che non hai capito niente».
«La “vera” India è solo il Sud».
«Delhi non è la “vera” India, Varanasi è la “vera” India».
«L’India o la ami o la odi».
«L’India con i suoi colori, i suoi odori, la sua spiritualità, le sue contraddizioni».
«Scappate subito da Delhi, è solo una metropoli inquinatissima e piena di traffico».
«Le donne sono le grandi invisibili, manca totalmente la sacra energia femminina».
«La gente non si lava».
«Madre India…»
E così via. Il web strabocca di frasi fatte, di esperti indologi, di eroi avventurieri detentori di verità assolute, di arroganza e anche sì, diciamocelo, di ignoranza.
Inutile perdersi a discutere con chi il semplice dar fiato alle trombe sembra essere “curativo”, su qualunque tematica, ormai ci abbiamo fatto il callo. Alle volte leggo solo per capire come siamo messi, una sorta di indagine sociologica, e passo oltre, oppure ogni tanto mi soffermo e cerco di raddrizzare il tiro, possibilmente con una risposta garbata, non priva di una sana ironia e un po’ di sarcasmo. Ironia e sarcasmo che spesso non vengono colti perché l’ascolto è diventato cosa rara e quindi si percepiscono le cose a metà. Le frasi vengono filtrate e interpretate con i propri parametri e, soprattutto, non si accetta l’opinione altrui anche se posta in modo non offensivo e con un minimo di conoscenza in più.
Anni fa un amministratore di un gruppo Facebook mi iscrisse, a mia insaputa, a un gruppo dedicato a chi viaggia in India. Probabilmente lo ha fatto perché in India ci vivo e avrei potuto essere utile ai neofiti in cerca di consigli. Ho scoperto tutto un mondo intorno a questo gruppo, e altri che poi Facebook mi continua a sottoporre, anche se non sono iscritta, ma di cui mi compaiono regolarmente i post.
Prendendo spunto dai tanti post, e commenti relativi, che contengono frasi del tipo che ho menzionato poco fa, mi piacerebbe aprire questa porticina e affacciarmi su questo vasto oceano che è l’India e di cui conosco poco e niente, nonostante i miei 27 anni di frequentazione assidua, 15 anni con un ora ex marito indiano e gli ultimi 14 anni di vita e lavoro che, ad oggi, mi vedono a Delhi.
Quando dico che conosco poco e niente non sto peccando di falsa modestia, forse ci metto quel pizzico di umiltà che poi metto in tutte le cose. Chi può dire che una vita intera, anche fatta di studi, potrà rispondere a tutte le nostre domande? Penso che più si cerca di conoscere qualcosa e più ci si perde in diramazioni senza fine. Una risposta porta ad altre domande le cui risposte aprono ad altre interrogazioni e così via, ma il bello è proprio questo, per me.
Qui, quando credo di aver afferrato qualcosa, di aver trovato un punto fermo, puntualmente poi mi arriva la smentita o, perlomeno, un’altra lettura. Insomma, nel tempo, mi sono dovuta arrendere a questo senso di “precarietà” culturale, ma nel contempo credo di essermi anche aperta ad accogliere e, soprattutto, aver sviluppato questo senso di repulsione nei confronti delle frasi fatte, della retorica, dei clichè e degli estremismi. Questo in riferimento non solo all’India, naturalmente.
Quindi cos’è, qual’è la “vera” India?
Senza tanto girarci intorno, per me, la vera India è tutto quello che si incontra quando si viene in India. Perché dovrebbe esserci un aspetto falso? Cosa significa? Se un turista si sente “un portafoglio che cammina” quando si aggira nei luoghi i cui abitanti vivono prevalentemente sul turismo significa che non si trova nella vera India? Quando un turista viene preso di mira a Venezia dai gondolieri, dai ristoratori, dai portabagagli improvvisati non è nella vera Venezia? Che poi è anche la mia città Natale e mi aiuta a far calzare a meraviglia il paragone.
Per chi ci governa, qui in India oggi, i 650 di passaggio islamico andrebbero cancellati, non potendolo fare perlomeno rivisitati e rivenduti in veste nuova, il periodo coloniale inglese pure, ma per quale motivo? Non ci sono mai stati dominati e dominatori quasi ovunque nel Mondo? Quello che ci costituisce oggi non è l’insieme dei nostri trascorsi e quello dei nostri genitori, nonni e anche di più? La famiglia di mio padre proveniva dalla Dalmazia, storia oramai antica, io non sento il richiamo di queste radici, ma mi costituiscono, almeno in parte.
Siamo nulla in questo Universo, eppure sentiamo così tanto il bisogno di identificarci con forza in un infinitesimale pezzettino di terra che vorremmo anche riportarlo alla verginità di millenni fa. Non siamo anche noi arrivati da chissà dove e chissà quando? Chi decide dove mettere i paletti del vero questo e falso quello? Quando si tratta di politica è anche inutile starselo a domandare, il momento storico che stiamo vivendo, con un minimo di studio si apre davanti a noi come un libro senza segreti, ma nel nostro piccolo siamo davvero sicuri di volerci chiudere al Mondo anziché accoglierlo in tutte le sue sfumature? L’India è sempre stata induista? Non vogliamo tener conto del periodo precedente e anche di chi induista non lo è mai stato? Quindi dove mettere questi paletti? Chi ha il diritto di metterli?
Viaggiatori, turisti, ricercatori spirituali, blogger e vlogger della domenica, piazzatori seriali di bandierine sul vostro mappamondo. L’India è di tutti voi, prenderla e farne quello che volete è un vostro diritto che nessuno vi può togliere, ma per molti di voi sarebbe più utile porsi all’ascolto e cercare di comprenderne almeno un 1 x 1000 invece che arrivare carichi di pregiudizi che spaziano da un estremo all’altro e poi riproporla al prossimo con il vostro metro di misura che, essendo il vostro, è quello che potete offrire. Quello che però manca è l’umiltà, sarebbe più corretto ammettere che non ci avete capito nulla, ma che avete ricevuto questa o quella reazione, sensazione, lezione.
L’India è un Paese enorme e variegato, l’India è stata unificata solo nel 1947, è un Paese dove convivono individui con religioni, strutture sociali, lingue, usi e costumi diversissimi. Non dobbiamo pensare a un Paese uniforme, un viaggio classico in Rajasthan, meta credo dell’80% dei turisti che arrivano per la prima volta in India, come può essere considerato un viaggio che porta alla conoscenza dell’India? Al massimo del Rajasthan, se proprio uno si impegna a studiare un po’.
E perchè Delhi non dovrebbe essere la vera India? Solo perché oggi è una metropoli? Ma chi la condanna a essere un luogo dal quale fuggire appena si scende dall’aereo ha la minima idea della storia di questa città? Di quello che conserva? Della sua poliedricità culturale? Io non ce l’avevo proprio, e per parecchi anni, perciò non biasimo chi ignora le meraviglie che questa città può offrire, ma quello che detesto è la presunzione.
E se Delhi, mettendola giù in modo assolutamente semplicistico, ci svela un vivace passato islamico e coloniale inglese dobbiamo dire che questa non è la “vera” India? Se ci sono anche i centri commerciali che propongono marchi internazionali, ristoranti dove non bastano 40 euro per cenare, dove ci sono anche chiese e non solo templi non parliamo di “vera” India? La “vera” India è rappresentata dagli slums? Dai mendicanti sui marciapiedi che, non so per quale motivo, sono un’attrazione fotografica irresistibile per tante persone.
A Milano, dove ho vissuto tanti anni, non mi pare che i turisti fotografassero i senza tetto che dormivano sui cartoni ai piedi delle saracinesche nelle vie del centro o in stazione. Tanto meno li fotografavano i milanesi che qui in India invece spesso li fotografano. Una donna del 2024 che indossa un paio di jeans, o una ragazza indiana in minigonna non sono la vera India? Le famiglie indiane che invitano centinaia di persone al matrimonio dei figli negli hotels a 5 stelle, tutto spesato, non sono la vera India? Possiamo anche sentirci a disagio con il tempo che passa, con le cose che cambiano, sono la prima che si butta giù quando vede certi scempi che si stanno compiendo in nome della nuova India “progressista”, ma anche questa è l’India, la vera India. Che ci piaccia o no questo è un altro discorso.
Quindi la vera India è tutto questo: lo slum di fianco al 5 stars hotel; la Porsche che passa sotto al cavalcavia; la casa di bambini scalzi in maglietta e senza mutandine che stanno facendo colazione mentre la mamma li pettina o li lava; l’impostore e il ricercatore spirituale sincero; un hindu che prende o offre Iftar durante il Ramadan; il ladro o il guidatore di autorickshaw che ti viene a cercare perché hai lasciato la macchina fotografica sul sedile…
Quello che sarebbe importante, almeno per i viaggiatori animati di sincera spinta verso la scoperta, è leggere, informarsi, disfarsi dei pregiudizi, delle convinzioni e rimanere umilmente aperti.Oppure sì, continuare a percorrere la vita convinti di essere i portatori della verità assoluta. Quale che sia la scelta l’importante è starci bene dentro, sono convinta, cercando magari di non imporla poi al prossimo, questo sarebbe auspicabile.
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