
L’incontro con Luca Tramontin è di quelli che travolgono. E non solo perché è un ex campione di rugby e ha il physique du rôle, ma perché la stessa verve fisica che metteva in campo, ora la mette nell’arcobaleno di attività che riempiono la sua settimana: attore e sceneggiatore con l’ottima Daniela Scalia di una serie televisiva, Sport Crime, arrivata alla seconda stagione, allenatore, analista e storico degli sport britannici con una passione per il cricket e un grande amore per l’India. Ci siamo conosciuti a un evento milanese dell’onlus veneta Care To Action di cui è affezionato attivista: ha partecipato al loro podcast sull’India Espresso Indiano diretto da Monica Mattiolo e ha scritto per Care to Action la canzone Indian Surf cantata con gli Xpensive Legs, la band di Sport Crime.
«Mi ritengo un appassionato di India fuori dall’India», ci spiega Tramontin. «Non abbiamo idea di quanti indiani ci siano ovunque nel mondo. Prendiamo le Isole Fiji: il 40 per cento sono indù. In Inghilterra stavo settimane e mesi in una villa indiana vicino a Bradford che era popolata da molti uomini e donne del subcontinente indiano, cioè pakistani, indiani, bengalesi e srilankesi. Pensiamo a quella microcomunità fuori Brescia dove si gioca a cricket. Sono stato in India, ma non a lungo, eppure ce l’ho nelle viscere e mi piace ascoltare la musica occidentale contaminata dagli strumenti indiani, come quella di George Harrison o Taste of India degli Aerosmith. Sono un appassionato di collisioni con l’India».
Dici spesso che anche a Mestre c’è tanta India…
«La vedi dappertutto. Nel primo episodio della stagione di Sport Crime abbiamo un custode indiano che parla perfettamente veneziano. C’è un negozio a Venezia che ha spezie indiane, prodotti arrivati con i persiani nel 1500. L’India mi ha proiettato verso lo studio della lingua swahili: in Gran Bretagna ci sono negozi di indiani che vengono dallo Zimbawe e dall’Africa occidentale. Quando hanno espulso i coloni inglesi, hanno espulso anche centinaia di milioni di asiatici e pachistani che erano nati lì e che parlavano lo swahili, una lingua tra il bantù e l’arabo. Gandhi è cresciuto in Sudafrica, le ferrovie dell’Africa occidentale sono state costruite da indiani.
Mentre esistono assonanze tra le lingue europee e l’hindi o il sanscrito,
«Vediamo distanze dove non ci sono, sono lingue indoeuropee, hanno la stessa radice. Dieci, per esempio, si dice das in hindi e c’è un dialetto nel bellunese in cui dieci si dice das! L’industano è molto più simile al bellunese che al tamil (ride). Guardate che l’urdu e l’hindi …. Il bellunese è una lingua indoerupea… Doosra (cioè 2) viene da due, da doi in veneto. Vediamo distanze perché un alfabeto può essere più scioccante di un altro. Distinguiamo l’indiano per il colore della pelle ma un’attrice come Raveena Tandon, una che deve andare con mille scorte, sembra più pugliese».
Come hai conosciuto Care to Action?
«Volevano sapere qualcosa sul cricket e Monica Mattiolo, il cui marito, Antonio Costanzo, era il mio direttore a Sportitalia, mi ha coinvolto. In Italia nessuno conosce il cricket che è un grande sport ed è perfino legato alla religione. Spesso nei templi indiani si vedono le foto dei cricketer che talvolta diventano una sorta di avatar, incarnano l’energia di Visnu, e allora rallentano la partita con il loro gioco, o quella di Shiva, e allora arrivano a tirare colpi che spaccano i paletti. Per esempio il campione M.S. Dhoni, 43 anni, è uno stratega, quindi paladino dei vaishnava; Lasith Malinga è un giocatore shivaita, tira talmente forte che spacca i legnetti sopra i paletti… Sono rugbista, ma talvolta vado al Lord Cricket Ground a Londra a prendere lezioni private. Ti si apre un universo, è contagioso! Quindi mi sono messo a disposizione di Care to Action perché fanno davvero beneficienza. E la fanno con allegria, sono dinamici, la presidente Elisabetta Zegna è contagiosa, stai un quarto d’ora con lei e ti viene di fare venti volte di più».
Ma come ti è venuta l’idea di fare una serie televisiva?
«Il merito è di mia nonna Bia che mi faceva vedere gli sceneggiati, lei, figlia di generali ungheresi, adottata e portata in Francia. Quando ero sulla panchina del Milan Rugby, ero la riserva della riserva del marito di Daniela, ho deciso di fare l’autore di autori televisivi e ho studiato a Mediaset. Poi a Sportitalia abbiamo unito le nostre forze ed è nato Sport Crime. Che nella terza stagione avrà dentro molta India!».


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