Può la musica essere solo «musica»? Sì. E no. Talvolta, quando questa musica è “alta” ci respinge per il nostro desiderio di ovvietà, e nello stesso tempo ci attrae perché rappresenta ciò che vorremmo essere. Ciò che vorremmo sentire.
Su Rispirazioni Guido Gabrielli ci porta in territori “proibiti”, su altezze che non troveremo per radio, ma che in un momento di “meditazione” ci farà scoprire qualcosa di noi.
Raccogliamo la sfida, lasciamoci trasportare dalla musica, accompagnati dalla sua sapiente guida: anche ciò che ci sembra più ardito risulterà familiare, come se avessimo incontrato un’antica coscienza che aspettava solo di venirci incontro.

«In a Landscape», di John Cage
È la luce all’interno di un fuso di vetro ovaloide pieno d’acqua che la scalda; la cera contenuta all’interno, progressivamente modifica la densità. Si genera una lentissima bolla deforme colorata, che ripete incessantemente forme casuali e senza soluzione. Un movimento rallentato di un ragionamento magico, ma banale.
È una stanza di ospedale con vista su un paesaggio delicato di giardino lussureggiante, dove stai passando quasi immobile, le ultime ore di vita. Oppure i primi gironi dimenticati della nascita, davanti a una luminosa immagine sfocata di caroselli che girano a penzoloni sulla tua culla.
È In a Landscape del 1948 è uno dei lavori giovanili di John Cage scritto per piano o arpa come musica per un balletto. La composizione galleggia su un flebile ¾ di sottofondo con una ripetizione di arpeggi quasi tutti sullo stesso accordo. Le note, sempre singole e tutte con lo stesso ritmo, conducono in un excursus di ottave gravi e altissime come fossero pioli di una scala liquida di Esher. La sensazione è di trovarsi al contempo liberi e sospesi, nella cornice di un mondo.
Una ripetizione costante di note diverse, sempre alla stessa distanza l’una dall’altra, crea labirinto mentale da cui sarà impossibile uscire. Per sopportare questa falsa impermanenza bisogna abitarla e osservarla come fosse un dipinto antico. Non vuole raccontare una storia, non vuole consolarti né suggestionarti. Vuole farti restare nell’esperienza, a volte terribile e di sapore malinconico. Ampliare quella bolla di luce in cui si dipana il caos della coscienza umana. Diceva John Cage: «Se sviluppi un orecchio per suoni che sono musicali è come sviluppassi il tuo ego. Inizi a rifiutare i suoni che non sono musicali e in quel modo ti tagli fuori da una gran quantità di esperienze».
Qui sotto: l’arpista Jacqueline Pollauf interpreta In a Ladscape dal vivo al Livewire Festival, University of Maryland, Baltimore County.

Il sistema delle caste in India è uno dei fenomeni sociali più antichi e complessi al mondo e affonda le sue radici nei testi religiosi dell’induismo. Nonostante i progressi legislativi, nella pratica le discriminazioni castali non sono scomparse. E anche se il peso elettorale degli “intoccabili” serve al potere, i loro diritti sono pochi e il cammino verso una piena uguaglianza rimane lungo e complesso...

Lo Yoga è patrimonio dell’umanità come lo sono le grandi religioni, il pensiero di Socrate e Platone e le canzoni di Bob Dylan e dei Beatles. Fa parte del nostro immaginario e ha dato all’uomo – non solo all’uomo indiano hindu – una via di liberazione dalle sofferenze. Ecco perché lo celebro sul palco dell'Arena di Milano...

Il primo ministro Modi che ha voluto questa “festa” è la persona meno adatta a parlare di yoga perché il suo governo e il suo partito sono repressivi, violenti e irrispettosi dei diritti umani. Io non ci sto: sono profondamente convinta che lo yoga non sia un proclama di intenti, ma uno stato d’essere, una esperienza personale di chi ha trovato in questa disciplina uno strumento per vivere con più equilibrio e serenità la vita quotidiana

Dice Swami Niranjanananda, erede di Satyananda: «Il secondo capitolo dello Yoga è una nuova visione dello Yoga, non come pratica, ma come vidya, una saggezza che va compresa, assimilata ed espressa nella vita». E poi ancora «risvegliare e integrare le facoltà di testa, cuore e mani». Qualcosa si muove nel mondo di questa via spirituale, non più con l'obiettivo di un corpo flessuoso, ma di una vita integrata. Ed era ora

Nell’agosto del 2022, a pochi mesi dalla morte di mio padre, decisi di ripercorrere le orme del principe Siddhartha Gautama. Il suo percorso, come sappiamo, culminò con l’“illuminazione”. Il mio è stata un'immersione nella sua spiritualità e nei luoghi che lui toccò. Un'emozione che vi racconto a parole e con le mie immagini

Quando si parla di testi della tradizione Hatha, di solito si menzionano la «Siva Samhita», la «Gheranda Samhita» e l’«Hatha Yoga Pradipika». Ma nelle biblioteche indiane giacciono migliaia e migliaia di manoscritti in attesa di essere tradotti. Gli esperti sono pochi e quindi ci vuole tempo. Da poco, per esempio, è stato scoperto e tradotto un altro testo, l'«Amṛtasiddhi», tradotto da James Mallinson, e a sua volta tradotto in italiano dalla nostra Amalia Cornale