Ci sono persone che il coraggio ce l’hanno nel cuore. Il coraggio delle sfide, di aprire nuovi orizzonti, di appianare i conflitti, di cercare l’armonia. Il maestro Ramin Bahrami, 48 anni, ha l’armonia che scorre nelle vene. Ma non è solo l’armonia musicale di uno dei più grandi pianisti contemporanei, quella di cui sto parlando. Qualche giorno fa al Teatro Antico di Taormina ha ricevuto un prestigioso premio al Taormina Book Festival, ma il suo cuore era con la mamma, 89 anni, che «era partita da poco per andare a trovare l’anziana sorella. E come lei migliaia di altri cugini e fratelli sono bloccati da questa guerra», ha detto al Corriere della Sera. E ha aggiunto: «Non facciamo tifo di genere e impariamo dalla musica: è terribile fare le classifiche, su ebrei, palestinesi, siriani. Siamo tutti fratelli».
Maestro, la sua patria sta vivendo momenti drammatici, quali sono i suoi sentimenti in questi giorni?
Ramin Bahrami: «Questi ragazzi stanno dimostrando un coraggio incredibile perché vogliono ritornare liberi. Con Universal-Decca tempo fa abbiamo pensato di fare un Ep, In Perfect Harmony che vorrebbe essere un auspicio per un mondo in perfect harmony. Lo dedico alla lotta per la libertà del mio popolo. Per questo tra i tre brani ho inserito Gole Sangam, Cuore di pietra, una melodia popolarissima che fin da ragazzo ascoltavo, uno dei pezzi più amati in Iran scritto da un musicista che si trova anche lui in esilio, negli Stati Uniti, Anoushiravan Rohani. Questo per far capire come i sentimenti iraniani abbiano la dignità di stare accanto ai giganti come Bach (di cui nel disco interpreto Sarabanda in MI minore dalla Suite per Liuto) e Händel (di cui suono la melodia malinconica, quasi orientale di Minuetto in SOL minore dalla Suite in SI bemolle maggiore). Sono tutti brani dedicati alla forza di questi ragazzi iraniani. Sperando che questo “fiore di pietra” diventi un fiore di pace, di amore e di luce».
C’è una profonda attinenza tra il suo lavoro prestigioso e quello assai più piccolo che facciamo qui a Rispirazioni, caro maestro. Mi ha colpito che di fronte alla tragedia della guerra e della repressione lei risponda con l’armonia.
«Non c’è alternativa. Il nostro mondo è pieno di brutture e soprusi e credo che l’amore, la bellezza e la fede in tutte le sue sfaccettature, siano l’unica arma. La musica insegna l’ascolto. Quello che ci sta allontanando sempre di più dalla nostra umanità è la mancanza di ascolto e il mettere i nostri interessi economici al primo posto. Questo sta facendo danni enormi perché purtroppo le guerre i soprusi e le violenze attuali si basano su questa mancanza. E non parlo solo dei fratelli iraniani, parlo anche dei fratelli ucraini, dei fratelli russi, dei fratelli siriani, dei fratelli congolesi. Non bisogna fare distinzioni. Questo Ep non è dedicato solo al mio popolo, ma a tutti i popoli che in questo momento stanno soffrendo e non si capiscono. Il sangue umano è rosso ovunque, come è uno solo il linguaggio dei sentimenti e della musica classica. I sentimenti e le emozioni non hanno una bandiera, ma sono uguali ovunque, in qualsiasi Paese. Questo dobbiamo capire, che siamo parte di una partitura più grande di noi che deve produrre un fiore di bellezza. Spero che questo “fiore di pietra” possa diventare un fiore cangiante di umanità».


Il maestro Ramin Bahrami, 48 anni, qualche giorno fa al Teatro Antico di Taormina ha ricevuto un prestigioso premio al Taormina Book Festival, ma il suo cuore era con la mamma, 89 anni, che «era partita da poco per andare a trovare l’anziana sorella» E ha lanciato un messaggio di pace. Perché, dice «dobbiamo capire, che siamo parte di una partitura più grande di noi che deve produrre un fiore di bellezza»

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