«Per i fisici moderni, quindi, la danza di Shiva è la danza della materia subatomica.
Come nella mitologia indù, essa è una danza incessante di creazione distruzione che coinvolge l’intero cosmo;
è la base di tutta l’esistenza e di tutti fenomeni naturali».
Il Tao della Fisica – Frjtof Capra
Forse sono solo figlia degli Anni 80, ma con i libri ho un rapporto speciale. Un po’ come ne La Storia Infinita, quello che leggo accade. Oppure quando accade qualcosa, lo ritrovo scritto da qualche parte, come se il libro mi stesse aspettando. Sarà un bias cognitivo? Forse. Ma se diventa una realtà manifesta che coinvolge cose e persone fuori da me, allora cos’è davvero? Che sia quell’unità di tutte le cose e di tutti gli eventi, che caratterizza l’esperienza mistica, ed è anche una delle più profonde intuizioni della fisica moderna?

Avevo Il Tao della Fisica di Frijtof Capra da così tanto tempo che non ricordo nemmeno quando o perché l’ho acquistato. (curiosamente, lo stesso mi è successo con Autobiografia di uno Yogi). In modo naturale – inspiegabilmente necessario – ho messo questo libro in valigia per il mio primo viaggio in India nel 2018. Non era una vacanza, era un ritiro di formazione intensiva (nei 144 Kriya del lignaggio che custodisco): poco tempo, niente spazio mentale per letture dense. Eppure, era lì con me. Al mio fianco durante il lungo volo verso qualcosa che già sapevo avrebbe rappresentato una soglia fra il prima e il dopo.
Il centro spirituale che ospitava il ritiro è un luogo fuori dal tempo. Fondato da un’esponente della Società Teosofica, è immerso in un parco vibrante di vita e silenzio. (The School of Ancient Wisdom, sulle colline fuori Bangalore). Mi viene assegnata una stanza nella costruzione principale, quella con la biblioteca e la sala comune di lettura. All’ingresso della sala vedo un totem informativo sulla fisiologia sottile: nadi e chakra, ma quello che attira la mia attenzione è una specifica illustrazione di Sahasrara (il settimo chakra, ndr), la stessa che da anni uso nelle mie dispense. Qualche giorno dopo, durante una sessione di studio, l’Acharya (il maestro, ndr) che conduce i seminari (Markus Doll Satyananda che sarebbe poi diventato uno dei miei mentori) mostra esattamente quella stessa immagine per introdurre il tema dell’alchimia interiore. Così, spinta da un’intuizione, vado a osservare meglio il totem. Mi infilo, scomoda, tra il pannello e la libreria, avevo il mio libro in mano. Trovo un’immagine con il ciclo vitale di una stella, la danza cosmica di Shiva Natarāja e la citazione di quel libro. Mi sono seduta lì senza pensare, con le lacrime agli occhi. In quell’istante, tutto era Uno. Ho sentito, profondamente, che spazio e tempo sono solo mappe. Coordinate mentali. Che gli eventi sono costruzioni, proiezioni. Esistono solo in relazione. Sono reali eppure illusori, come spiegava il Buddha, come dimostrava Einstein con la sua relatività, come già intendevano gli antichi saggi, i Rishi e i Siddha.
«Può esserci un’influenza reciproca tra scienza e misticismo, o forse persino una sintesi? Ritengo che si debba dare una risposta negativa perché scienza e misticismo sono manifestazioni complementari della mente umana, delle facoltà razionali e intuitive. La scienza non ha bisogno del misticismo e il misticismo non ha bisogno della scienza; ma l’uomo ha bisogno dell’uno e dell’altra. Ciò che ci serve quindi non è una sintesi ma un’interazione dinamica fra intuizione mistica e analisi scientifica».
Il Tao della Fisica – Frjtof Capra
Capra afferma che le leggi della fisica quantistica portano inevitabilmente a una visione “mistica” della realtà. L’universo non è più una macchina fatta di parti separate, ma una rete fluida, interconnessa, priva di confini netti tra soggetto e oggetto. Questa intuizione, per Capra, non è nuova: è la stessa che da secoli permea le filosofie orientali. Non dice che i mistici fossero fisici ante litteram, ma che entrambi hanno toccato lo stesso nucleo dell’esperienza reale, con strumenti diversi: l’uno con la matematica, l’altro con l’intuizione meditativa. Il merito di Capra è di essere stato uno dei pionieri moderni del dialogo autentico tra due mondi: quello della ricerca scientifica e quello dell’esperienza spirituale. Il Tao della Fisica resta una guida preziosa per chi non vuole arenarsi nella scelta tra scienza e spirito, ma vuole vivere una realtà in cui il mistero è pienamente razionale e la razionalità è profondamente sacra.
Il Tao della Fisica è un invito, una chiave. Capra, in questo libro, costruisce un ponte fra le due facoltà che abitano ogni essere umano: la razionalità, che analizza, misura, spiega, e l’intuizione che coglie l’insieme, percepisce il senso, parla la lingua della connessione. Ci dice, da scienziato, che non dobbiamo scegliere tra le due e che non devono fondersi, ma dialogare. Nelle sue parole il pensiero quantico, così complesso, così contro-intuitivo, inizia a somigliare sorprendentemente alle visioni antiche: l’universo come rete di relazioni, l’assenza di separazione tra osservatore e osservato, la realtà come danza, non come struttura rigida. Questa visione integrata è sempre più necessaria, inevitabile: è una necessità collettiva.
Abbiamo strumenti scientifici e intuizioni spirituali. Sta a noi usare entrambi per riscoprire chi siamo e creare un mondo che onori la vita, non come oggetto da misurare, ma come mistero da vivere.In un mondo che tende a frantumare, separare, dividere, la risposta è nell’integrazione, dentro e fuori. Abbiamo bisogno di scienza che sappia contemplare e di spiritualità che non rinneghi il rigore. Nel Tao della Fisica c’è una conferma gentile, lucida, raffinata, che la verità profonda non è né scienza né religione, ma esperienza vissuta dell’unità.


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