Nella cultura vedica indiana e nello Yoga, per definire che cosa sia la coscienza è fondamentale partire da un assunto di base: la coscienza materiale è formata da un insieme di “coperture materiali” che rivestono l’anima spirituale, che è la vera natura del sé o coscienza spirituale.
Dal nostro punto di vista, storicamente la coscienza ha assunto un ruolo e significati distinti (a partire dalla concezione cattolica) che si sono evoluti fino alle definizioni maturate in seno alle neuroscienze e all’evoluzione del nostro cervello. Comunemente, come ci evidenzia il dizionario Oxford Languages:« la coscienza è la facoltà immediata di avvertire, comprendere, valutare i fatti che si verificano nella sfera dell’esperienza individuale o si prospettano in un futuro più o meno vicino». A seguire viene data anche la definizione di «valutazione morale del proprio agire, spesso intesa come criterio supremo della moralità: agire con coscienza», etc….
In psicologia, a partire da Freud, la coscienza viene definita come una qualità o un aspetto fondante della mente che comprende al suo interno altre qualità quali la soggettività, la capacità di individuare le relazioni tra sé e il proprio ambiente circostante, l’autoconsapevolezza, la conoscenza. Possiamo quindi constatare come in Occidente a partire dal ‘600 e dallo sviluppo del metodo razionale scientifico, vi sia stato uno spostamento progressivo dell’idea di coscienza, da entità spirituale a fulcro del sistema cognitivo, fondata sul pensiero e sul discernimento. Nello Yoga il tema della coscienza è di estrema importanza. Si può asserire che esiste un filo conduttore che unisce le diverse scritture indiane nella comune descrizione della coscienza come una unità vitale, dotata di consapevolezza e “rivestita” da diversi “involucri”, che la condizionano all’esistenza fenomenica.
A partire da non facili versi dei Veda, fino a più comprensibili dialoghi del Bhagavata -purana, si narra come, dopo aver manifestato la varietà, il Mahat-tattva, che è l’aggregato primordiale di tutti gli elementi costitutivi dell’universo, viene “coperto” dalle tre influenze della natura materiale, Virtù, Passione, Ignoranza, conosciute come Tri-guna. Questi due elementi concettuali, il Mahat-tattva e il Tri-guna, sono centrali nella cultura vedica indiana. Li troviamo nei Veda, nelle Upanishad, nei Purana, nei Tantra, nell’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana e nell’Astrologia Vedica. Andiamo così per definizioni.
Il Mahat-tattva è l’insieme di tutti gli elementi che costituiscono l’universo, che sono i cinque elementi grossolani (Pancha-mahabhuta) terra-acqua-fuoco-aria-etere, i cinque sensi (Tanmatra) olfatto-gusto-vista-tatto-udito, i cinque organi di senso (Jnanendriya) naso-bocca/lingua-occhi-pelle-orecchie, i cinque organi d’azione (Karmendriya) mani-piedi-organi vocali-organi escretori-organi riproduttivi, i quattro “rivestimenti” sottili che formano la coscienza, chiamati anche sensi interni, (Antah-karana) falso ego, intelletto, mente, sub-conscio conosciuti rispettivamente come Ahamkara-Bhuddhi-Manas-Chitta. Questi 24 elementi costituiscono il Mahat-tattva.
Il Tri-guna è l’altro elemento importante da definire: si dice che Sri Vishnu sia la divinità che presiede Sattva-guna, caratterizzato dalle qualità della virtù, conoscenza, luminosità, chiarezza, equilibrio, stabilità etc. Che Brahma sia la divinità che presiede Rajas-guna, espresso nelle qualità della passione, attaccamento, interesse personale, sfruttamento, desiderio etc. Infine Tamas-guna viene governato da Shiva e assume le qualità dell’ignoranza, inconsapevolezza, confusione, tristezza, incoscienza, torpore etc. Queste tre influenze materiali imprimono il loro effetto su tutto il Mahat-tattva e quindi sulle coscienze degli esseri viventi.
Dove sorgano il Mahat-tattva e il Tri-guna e cosa siano, è uno degli elementi filosofici centrali della spiritualità vedica indiana. In diversi punti delle scritture si spiega che all’origine di ogni ciclo di creazione del mondo materiale, una porzione del Brahman supremo viene velata da Maya, la potenza illusoria del Tutto Assoluto, che assume i “colori” e le caratteristiche del Mahat-tattva dando origine a tutti gli elementi materiali. Il Tri-guna, che si origina dalla potenza divina di Bhagavan, si manifesta sotto forma delle tre influenze materiali e dalla loro interazione si origina la coscienza individuale che riveste l’anima condizionata.
A questo punto la coscienza “materiale” prende il nome di falso ego, Ahamkara, l’identificazione con il corpo con la mente e la materia. Il falso ego viene descritto come dotato di tre poteri d’azione, a seconda delle tre influenze della natura che lo condizionano. A partire dal falso ego nella Virtù si opera la prima trasformazione, da cui nasce la mente; i pensieri e le riflessioni della mente suscitano i desideri. Dalla trasformazione del falso ego nella Passione, nasce l’intelligenza, che ha la funzione di aiutare a determinare la natura degli oggetti percepiti e di assistere i sensi.
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