La figura di papa Francesco rimane divisiva per molti. Alcuni osservatori e vaticanisti hanno scritto che durante il suo pontificato abbia lasciato molto perplessi i cattolici più conservatori, sebbene a un osservatore non credente e non avvezzo alle dinamiche vaticane possa essere sembrato un Papa abbastanza nella norma. Non vi sono stati infatti momenti storici, politici o confessionali importanti durante il pontificato di Francesco che abbiano inciso profondamente sulla Chiesa e i suoi fedeli. Quello sicuramente si può affermare su papa Francesco è il fatto che la sua elezione non sia stata dovuta a una scelta di compromesso, date le forti speranze che i fedeli progressisti avevano in lui.
Nella storia della Chiesa, alcuni Papi sono stati eletti con l’idea che il loro pontificato sarebbe stato breve o di semplice “gestione ordinaria”. Spesso la loro elezione risulta dalla mediazione compiuta tra due o più fazioni di natura politica o dottrinale dei cardinali elettori. Due esempi significativi sono Benedetto XIV (1740–1758) e Giovanni XXIII (1958–1963). Eppure entrambi, pur essendo considerati inizialmente “Papi di transizione”, si rivelarono figure di grande spessore.
Benedetto XIV, nato Prospero Lorenzo Lambertini, fu eletto papa dopo un conclave molto lungo e complesso, durato circa sei mesi. All’inizio molti lo consideravano un “papa di compromesso”, capace di mettere d’accordo fazioni diverse senza grandi scosse. Invece, Benedetto XIV si rivelò uno dei pontefici più illuminati e moderni del suo secolo. Uomo di vasta cultura e di carattere aperto, promosse riforme significative sia nell’amministrazione ecclesiastica che nel campo della cultura. Fu molto attento alla formazione del clero, alla regolamentazione dei processi canonici e al rispetto del diritto internazionale. Favorì anche l’apertura culturale della Chiesa verso la scienza e la ragione: è celebre il suo sostegno agli studi scientifici e storici. Con un’intelligenza pragmatica, Benedetto XIV seppe anche mantenere rapporti diplomatici equilibrati con le monarchie europee in un’epoca segnata da tensioni religiose e politiche. Nonostante fosse considerato un “papa di transizione”, il suo pontificato durò 18 anni, lasciando un’impronta profonda di serietà e modernizzazione.
Giovanni XXIII, nato Angelo Giuseppe Roncalli, fu invece eletto nel conclave del 1958. Alla sua elezione, a 76 anni, venne visto da molti cardinali come un pontefice “di passaggio”, destinato a un pontificato breve e senza cambiamenti radicali. Tuttavia, Giovanni XXIII stupì il mondo: con la sua bontà pastorale e la sua visione aperta, convocò il Concilio Vaticano II, evento epocale che segnò un profondo rinnovamento della Chiesa cattolica. Famoso per il suo stile affabile e paterno, cercò di avvicinare la Chiesa alla modernità, promuovendo il dialogo ecumenico, la riforma liturgica e una nuova apertura verso i problemi sociali. Morì nel 1963, amatissimo, e fu canonizzato santo nel 2014, rimanendo nella memoria collettiva come il “Papa Buono”.
Così, Benedetto XIV e Giovanni XXIII dimostrano che spesso alcuni papi scelti con l’idea di mantenere lo status quo, finiscono invece per portare avanti cambiamenti profondi. La storia della Chiesa è piena di sorprese, e queste due figure ne sono una testimonianza straordinaria.

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