La Pace non è un trattato che stipuli quando non sai più come fare, quando, allo stremo delle forze consumate nell’esistere stai per crollare con le spalle al muro davanti al plotone d’esecuzione delle resistenze e delle battaglie interiori. La Pace, al limite, è il risultato di come ti sei trattato, nel tempo. Di come hai trattato ciò che ti circonda, offrendo nei pensieri, nelle parole, nei gesti, semi di ciò che germoglia costantemente Pace. I proverbi hanno una saggezza antica «Chi semina, raccoglie». Ha molto a che fare con il karma.
I trattati con “l’esterno” non reggono. Con il “nemico” (finché sentiamo che un nemico esiste, c’è conflitto). Sono pronti a essere stracciati a seconda dell’aria che tira. Quasi un atteggiamento, più che una condizione di sincero sentire. Sono lì per essere scavalcati come ogni legge che si rispetti. Nulla che viene imposto come un bavaglio su ciò che non è risolto, può rimanere silente a lungo. Non nasce la Pace dalle radici del rancore, dell’oppressione, della repressione. La Pace è una legge Universale che può essere vissuta davvero solo se manifestata da uno stato profondo ben insediato. Nulla che riguardi l’immobilità o l’inerzia. O peggio ancora il “far finta che vada bene”.
È un esigenza che spesso cerchiamo di conquistare, di decidere, di ragionare o verso la quale arranchiamo, nel compromesso della sopportazione o della convenienza, ma che vanifica al primo attrito o disagio che si ricrea (proprio perché innaturalmente costretti) dopo la decisione presa per poter, a forza appunto, trovare pace. La Pace con la P maiuscola, come quella utilizzata nel termine Prana per intendere l’Energia Cosmica che si differenzia dal prana con la p minuscola che descrive uno dei cinque soffi che sostengono il microcosmo uomo (prana, apana, samana, udana e vyana), ha, come in questo secondo caso, un forte legame con la sorella, chiamiamola maggiore. Entrambe sono incarnate, ma figlie ed emanazioni dell’Assoluto. C’è una pace umana (troppo umana), condizionata, facilmente interrotta dall’impatto della nostra mente con l’esterno apparentemente avverso, e una Pace divina. Nulla di religioso, né tantomeno legato al senso di colpa o altro.
Come in cielo così in terra. O a dirla come Ermete Trismegisto : «Come in alto così in basso». Tutto ciò che è manifesto nell’ Immenso, è presente nel minuscolo. La Pace divina è lo stato di quiete incondizionato. Il battito immobile del cuore della Coscienza cosmica. Non dipende dal silenzio o dalla soddisfazione che può regalare l’esterno. È una condizione, sempre esistente, del Sé, non dell’io. Yogananda indicava il Sé, come una scintilla dell’Infinito. E in ogni scintilla che si rispetti emanata da una fonte, è presente pulviscolo luminoso della Sorgente emanatrice. Come pensare che la Pace consista in una vita priva di battaglie? Senza problemi o difficoltà. Una vita dove gli ostacoli sono azzerati. Praticamente una pensione anticipata dell’anima. Una “palla” infinita di esistenza.
Senza sfide non si cresce, senza intralci, non ci sono cambiamenti di direzione. Dove va tutto bene, dove regna la bonaccia, la vita, prima o poi, ristagna. Ogni ostacolo è nodo da sciogliere. È bivio che nutre. La Pace, come la Gioia o altre qualità interiori, sono contenute nel loro opposto, ed è necessario abbracciare proprio questo opposto per scoprirle. Non è nell’ inseguire la separazione dalle difficoltà che potremmo fare esperienza di Pace con la P maiuscola. Nell’evitare costantemente i fastidi, non facciamo altro che coltivare irrequietezza. Ci manteniamo in costante difesa. Il sistema nervoso parasimpatico in perenne prontezza. Fuggi! Evita! Attacca per non perdere ciò che credi sicurezza! Non c’è paradiso terrestre in nessuna parte del mondo dove non possa manifestarsi una guerra. Maldive e Seychelles possono diventare un incubo se il maltempo imperversa o il vicino di bungalow ascolta la musica alta durante la notte.
Troviamo Pace quando la nostra mente viene neutralizzata rispetto ai propri trigger point mentali. Yogas chitta vrtti nirodah, recita il secondo sutra di Patanjali. Il pensiero può anche esserci, ma di che qualità è? Iniziamo con il disarmare la mente, perché lì è la Santa Barbara, il deposito delle munizioni, con cui incontriamo il mondo. Si dice «Non troverò pace finché…». E una volta raggiunto quel traguardo, si ricomincia verso un’altra ansia, o contro un altro fastidio o desiderio che di nuovo creerà disagio interiore.
La Pace non è fuori. È uno dei focus dello Yoga, la Pace, perché è il substrato dove si poggia tutto ciò che nell’esperienza dell’esistere si agita sbattendo di qua e di là, e questo movimento inconsapevole o meno, può essere costantemente osservato, rallentato, neutralizzato nel suo colorare le nostre condizioni interiori. Allora la Pace emerge fino a divenire sostanza. Non vestito o atteggiamento. La vita spesso richiede dinamismo, prontezza, anche in condizioni estreme. E questo va affrontato e non significa perdere il proprio centro o entrare in guerra. E a volte è necessario anche “farsi sentire” rispetto alle ingiustizie che osserviamo intorno. La pace non ha nulla a che vedere col pacifismo, come il bene non c’entra nulla col buonismo.
La Pace è una qualità della nostra essenza, della nostra Anima che può divenire un terremoto che sconvolge per chi incontra chi la manifesta. Chi ha Pace davvero, smuove le montagne. Non è un caso se, sempre Patanjali indica come primo step verso una perlustrazione di sé, Ahimsa, la non violenza. Come stiamo messi con il conflitto interiore? Perché è quello che crea continue scintille esterne, accendendosi alla prima occasione. E al contrario, a chi si stabilisce in questa assenza di aggressività latente, di senso di prevaricazione continua, di ricerca di conferme personali a tutti i costi, di necessità di invadere spazi e vite altrui, l’ostilità intorno scompare.
È pieno di esempi su uomini e donne di Pace (vera) che nella sola presenza, hanno cambiato e cambiano tutt’oggi il mondo che li circonda e i luoghi in cui passano. Francesco d’Assisi e tanti altri, parlavano e vivevano con le bestie, lupi, orsi, tigri, creandone degli interlocutori, perché non avevano alcuna vibrazione di attacco in Sé. Ma di accoglienza. Nella tradizione islamica viene chiamata «La luce di Allah». Nell’antico cristianesimo ci si riferiva ad essa come «Il regno dei cieli che è dentro di noi». Anche nella tradizione vedica viene chiamata in infiniti modi come «Quella luce delle luci che risiede nei cuori di tutti».
La Pace è forse l’unica cosa reale, in mezzo alla tempesta di pensieri a cui è permesso di entrare e riempire la nostra mente, a cui è permesso di agitarla e disperderla. Ma Lei è lì. Sempre. Solo velata. Perennemente disponibile e da cui possiamo ripartire in ogni istante. Quando il vento della reattività cala, Lei emerge. Quando cessano ignoranza, paura e separazione.
È come se esistessero due forme di pace, quella superficiale che cerchiamo (equivocando) tutti, legata ad una sensazione momentanea di appagamento, e una che vuole essere trovata come un gioiello prezioso nello scrigno, perché è Lei il vero tesoro. Ma quello scrigno siamo noi stessi, il terreno più arduo da dissodare. Eppure quel seme può germogliare nutrendolo con attenzione ed intenzione. Accorgendoci nella costanza della ricerca. Tutto ciò che osserviamo nell’esterno, era già iniziato dentro ognuno di noi. Credo sia il tempo di entrare nello scrigno. ORA.
Shanti Shanti Shanti – Pace Pace Pace


No, non si può conquistare come la padronanza del respiro o una certa attitudine a un asana. E non possiamo comprarla come provò Elvis Presley. È un dono quindi è gratis. Ma possiamo metterci nelle condizioni di riceverla con quattro atteggiamenti: studiare i testi della tradizione senza disperdersi, praticare con costanza, vivere la gratitudine, non avere strategia

La Pace non consiste in una vita priva di battaglie. Senza sfide non si cresce, senza intralci, non ci sono cambiamenti di direzione. Dove va tutto bene, dove regna la bonaccia, la vita, prima o poi, ristagna. Ogni ostacolo è un nodo da sciogliere, è un bivio che nutre. E non ha nulla a che vedere col pacifismo: è una qualità della nostra essenza che può divenire un terremoto che sconvolge chi incontra colui che la manifesta...

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