In questi giorni a casa non ho il wifi e la linea telefonica è interrotta a causa di problemi nella mia zona e così mi sono trovata nei guai per le mie dirette di Yogainpigiama, le lezioni di Yoga all’alba.
Per fortuna tutto si è risolto grazie al fatto che sono stata ospite in una location particolare, piena di accoglienza e amore. Così mi è nata questa riflessione che spero vi possa essere utile, specialmente se state affrontando le piccole o grandi contrarietà della vita.

Gli imprevisti nella vita ci sono e ce ne saranno sempre.
Di certo non possiamo evitarli soprattutto quando si tratta di qualcosa fuori dal nostro controllo… wifi incluso!!!
Ma perché arrivano ?
E quando arrivano, ci poniamo ogni volta la stessa domanda:
«Ma perché a me?»
«Perché proprio ora?»
Facendo così rimaniamo nel lamento, nella scarsità delle nostre possibilità senza adottare ciò che insegna l’imprevisto.
Ci insegna a cavarcela brillantemente o comunque al meglio, sfoderando la soluzione che parte proprio dalle nostre forze acquisite, dalla nostra saggezza arrivata con le esperienze. Così possiamo darci quella pacca sulla spalla continuando a sorridere e aprendo un nuovo dialogo con noi stesse. Finalmente siamo delle grandi!
Non ci fermiamo davanti agli imprevisti ai blocchi, ma superiamo e agiamo nel modo più ricco di creatività fino ad aprirci espanderci amplificando nuove prospettive. Vedere il bicchiere mezzo pieno ci cambia tutto. Davanti agli imprevisti dobbiamo mantenere la calma evitiamo il lamento ed ecco la grande opportunità della vita.
Una nuova prospettiva!!!!
E ancora….Montale scrive nella sua poesia Prima del viaggio:
“E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono
che è una stoltezza dirselo”
Per ricordarci la nostra mania di programmare ogni cosa,
di controllare fino all’ultimo dettaglio
senza lasciare lo spazio all’immaginazione
e tante volte a farci perdere di vista la genuinità del flusso della Vita.


Il sistema delle caste in India è uno dei fenomeni sociali più antichi e complessi al mondo e affonda le sue radici nei testi religiosi dell’induismo. Nonostante i progressi legislativi, nella pratica le discriminazioni castali non sono scomparse. E anche se il peso elettorale degli “intoccabili” serve al potere, i loro diritti sono pochi e il cammino verso una piena uguaglianza rimane lungo e complesso...

Lo Yoga è patrimonio dell’umanità come lo sono le grandi religioni, il pensiero di Socrate e Platone e le canzoni di Bob Dylan e dei Beatles. Fa parte del nostro immaginario e ha dato all’uomo – non solo all’uomo indiano hindu – una via di liberazione dalle sofferenze. Ecco perché lo celebro sul palco dell'Arena di Milano...

Il primo ministro Modi che ha voluto questa “festa” è la persona meno adatta a parlare di yoga perché il suo governo e il suo partito sono repressivi, violenti e irrispettosi dei diritti umani. Io non ci sto: sono profondamente convinta che lo yoga non sia un proclama di intenti, ma uno stato d’essere, una esperienza personale di chi ha trovato in questa disciplina uno strumento per vivere con più equilibrio e serenità la vita quotidiana

Dice Swami Niranjanananda, erede di Satyananda: «Il secondo capitolo dello Yoga è una nuova visione dello Yoga, non come pratica, ma come vidya, una saggezza che va compresa, assimilata ed espressa nella vita». E poi ancora «risvegliare e integrare le facoltà di testa, cuore e mani». Qualcosa si muove nel mondo di questa via spirituale, non più con l'obiettivo di un corpo flessuoso, ma di una vita integrata. Ed era ora

Nell’agosto del 2022, a pochi mesi dalla morte di mio padre, decisi di ripercorrere le orme del principe Siddhartha Gautama. Il suo percorso, come sappiamo, culminò con l’“illuminazione”. Il mio è stata un'immersione nella sua spiritualità e nei luoghi che lui toccò. Un'emozione che vi racconto a parole e con le mie immagini

Quando si parla di testi della tradizione Hatha, di solito si menzionano la «Siva Samhita», la «Gheranda Samhita» e l’«Hatha Yoga Pradipika». Ma nelle biblioteche indiane giacciono migliaia e migliaia di manoscritti in attesa di essere tradotti. Gli esperti sono pochi e quindi ci vuole tempo. Da poco, per esempio, è stato scoperto e tradotto un altro testo, l'«Amṛtasiddhi», tradotto da James Mallinson, e a sua volta tradotto in italiano dalla nostra Amalia Cornale