Il romanzo di Milena Palminteri è una storia di riscatto e un affresco popolare.
Il romanzo d’esordio di Milena Palminteri, Come l’arancio amaro, intreccia le storie di tre donne – Nardina, Sabedda e Carlotta – ambientate nella Sicilia tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento. Il racconto, infatti, offre anche uno spaccato della realtà sociale e storica dell’isola.
Carlotta è una donna di 36 anni convinta che chiunque ami la lascerà. Cresciuta in un ambiente familiare freddo e distante, si rifugia nel lavoro all’Archivio notarile dopo aver abbandonato il sogno – ritenuto prerogativa maschile – di diventare avvocato. Un giorno, scopre un segreto nei documenti dell’Archivio: sua nonna paterna aveva accusato sua madre di averla comprata e non partorita. Questo la spinge a intraprendere un’indagine personale sulle radici della sua rabbia e solitudine. Nardina, una giovane piena di progetti, vede il suo desiderio di indipendenza frustrato dalle convenzioni sociali che la costringono a un matrimonio infelice. Sabedda, invece, è una donna fiera che lotta contro la povertà e l’emarginazione, cercando di vivere una vita libera dai vincoli sociali.
Il romanzo si distingue per l’esplorazione dei temi della sottomissione femminile, del potere seduttivo e generativo del corpo delle donne, e della loro forza nel superare le avversità anche in epoche dominate da ingiustizie e pregiudizi. Azzeccate le metafore e le similitudini, a partire da quella del titolo, ben definiti i caratteri psicologici dei personaggi.


Il problema con un sano iter del piacere nasce quando noi vogliamo costantemente riprodurre quei momenti. La nostra mente diventa “drogata di piacere” anche se, razionalmente, sappiamo che questo è un inganno. Come può un momento unico, frutto di innumerevoli sacrifici e fatica, o semplicemente di circostanze favorevoli, essere ripetibile a piacimento?

«Yoga è governare gli aspetti sottili della personalità», dice Yogasutra. Gestire le emozioni, i pensieri, le reazioni, le sensazioni. E questo può avvenire solo nel silenzio della staticità

Non esiste più una verità. Ogni cosa può essere vera o falsa, a seconda se si è follower di quella fonte, se si crede all’autorità che rappresenta, o se si rifiuti ogni forma di dogmatismo e principio di autorità. Così le notizie false vengono diffuse via social insieme a quelle vere. Perché, come dice il professor Galimberti, «quando sai dire solo mi piace o non mi piace, è chiaro che la bugia e la verità si confondono»...

Cattolici e buddhisti tibetani sono gli unici ad avere un capo spirituale e temporale della loro fede. Il che è una forza dal punto di vista di rappresentanza ma conta anche le sue problematicità. E mentre sta per iniziare il conclave, alcuni si chiedono chi penserà ai poveri ora che Francesco è scomparso. Se ne occuperanno le stesse persone che se ne occupavano prima: le donne e gli uomini di buona volontà di tutte le religioni. E continueranno a farlo qualsiasi pontefice verrà eletto

La verità non è solo quello che dici. È come lo dici. È il rispetto per chi ascolta e per chi parla. E sì, a volte fa male. Ma come diceva qualcuno molto prima di noi: «La verità vi farà liberi».

Il termine in questi anni ha perso la sua connotazione originale e originaria ed è diventato sinonimo di attività fisica. Mentre è sinonimo di ricerca interiore. Il passare da un’attenzione esterna a noi a un’attenzione all’interno di noi. E come facciamo? Questa domanda è il fulcro della pratica...