Per noi la Pasqua era tempo degli aquiloni.
Non ci importava del cioccolato,
delle sorprese trovate dentro l'uovo.
A noi interessavano le carte argentate
piene di fiori e colori.
Le piegavamo una sopra l'altra
come se dovessero riposare
prima del loro viaggio nel cielo.
Una volta preso il volo, quegli aquiloni a forma di diamanti
luccicavano lontano come specchi.
Aspettavamo il vento forte,
ogni volo di aquilone faceva passare le nuvole
che si erano accumulate in un angolo del cielo.
La luce negli occhi di noi bambini
era pura gioia e libertà infinita.
Si correva nei prati pieni di margherite
che promettevano dichiarazioni d'amore.
Poi, sempre con troppo anticipo
arrivava il momento indesiderato;
il vento si calmava
e il filo di seta si impigliava tra i rami.
Brontolando e pestando forte i piedi a terra,
rientravamo a casa
con in mano quello che restava
dei nostri aquiloni sgualciti.
Gli occhi erano lucidi e tristi
e allora ci consolavamo
riempiendoci le tasche bucate
con i pezzi di cioccolato.
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