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  • Immagine del redattoreElia Perboni

Joan Baez, una voce per la pace

Aggiornamento: 8 apr 2022

Il concerto del 1970 all'Arena di Milano è entrato nella Storia della musica. Anche grazie a un disco meraviglioso


Il 24 luglio 1970 è una serata caldissima, con un cielo minaccioso e carico di nubi. Assieme ad altre trentamila persone condivido, all’Arena Civica di Milano, un evento che avrebbe fatto storia. Sul palco, al centro del prato, fasci di luce illuminano la figura esile di una ragazza con la chitarra: Joan Baez.


Il concerto, come molti altri in quegli anni, non è solo evento musicale perché la musica era spesso anche messaggio politico.


Nel caso di Joan Baez ancor più testimonianza diretta di una grande pacifista, un’artista impegnata anche personalmente nei diritti civili e soprattutto, all’epoca, per l’opposizione alla guerra nel Vietnam (che la portò anche in carcere). In trentamila siamo rimasti ad ascoltarla anche quando, verso la fine del concerto, il cielo si è aperto a un violentissimo temporale mentre cantava il suo inno «Where have all the flowers gone». Sotto la pioggia la sua reazione meravigliata è stata: «Fantastico!».


La voce cristallina di Joan Baez che canta (da «Farewell Angelina» di Bob Dylan, il suo amore di un tempo, a «Suzanne» di Leonard Cohen), che parla con il pubblico in una serata un po’ turbolenta, che cerca di invitare i ragazzi alla calma e chiede ai carabinieri di non intervenire («no, carabinieri…») sono documentati tra i solchi di un album che riporta fedelmente l’atmosfera, il calore di una serata “vera” che rimarrà nella memoria. La stessa Joan Baez rimase colpita dalla presenza così partecipativa del pubblico e disegnò lei stessa la copertina del disco (è anche pittrice): si è raffigurata sotto la furia del vento con il pubblico attorno che l’avvolge.


Lo scorso anno, all’età di 80 anni, Joan Baez ha deciso di smettere di suonare per motivi di salute. Ma è sempre pronta a scendere in piazza. «Non suono più ma non smetto di lottare», ha detto.


Oggi non canta e non suona, ma le sue canzoni continuano a girare nel mondo, i suoi inni pacifisti, le ballate di protesta, restano nella colonna sonora della sua vita e di quella di tutti noi: «We shall overcome», «Gracias a la vida», «Here’s to you» (Sacco e Vanzetti). Canzoni che in questi giorni bui tornano tragicamente di attualità perché il sogno di pace non può morire.






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