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  • Immagine del redattoreAmalia Cornale

Obi-Wan, la Forza è uno yoga... stellare

Dopo il grande successo di The Mandalorian (che ci ha mandato in solluchero con le vicende di Baby Yoda) e il fiasco assoluto del Book Of Boba Fett (un’accozzaglia di inseguimenti e sparatorie in stile western, con protagonista uno che somiglia a Crozza), per la gioia degli appassionati alla saga di Star Wars è in onda Su Disney+ la nuova serie tv Obi-Wan Kenobi.

Personalmente avevo proprio voglia di una cosa che riportasse la barca sulla rotta tracciata da George Lucas. Con mio profondo giubilo i primi quattro episodi si sono rivelati davvero ben fatti, dotati di una trama di sostanza, dialoghi puliti e quel tocco di ironia tipico della saga.


Nessuno spoiler. I fatti, cronologicamente, si svolgono 10 dopo il terzo film (Episodio III La vendetta dei Sith). Obi-Wan si trova sul pianeta Tatooine, per tenere d’occhio il piccolo Luke Skywalker, che cresce presso gli zii contadini. Pur essendo un grande maestro Jedi, vive una vita da commoner, sia per non farsi notare dall’Impero che sta cercando i Jedi nascosti nella galassia, sia perché è molto depresso a causa del senso di colpa scaturito dall’aver dovuto uccidere (scoprirà che è vivo nel terzo episodio della serie tv) il suo padawan, il discepolo Anakin Skywalker, dopo che questi aveva ceduto al Lato Oscuro della Forza. Questo passato difficile da dimenticare paralizza i suoi poteri da Jedi e in varie situazioni subisce gli eventi senza reagire. Ma, l’altra figlia segreta di Anakin, Leia, adottata dagli Organa sul pianeta Alderaan, viene rapita. Questo evento causerà il ritorno in azione di Obi-Wan, incaricato dalla famiglia di ritrovarla e riportarla a casa.


Rispetto alla serie filmica originale, in Obi-Wan Kenobi i riferimenti allo Yoga sono assai più sfumati. Invece nella saga... L'avrò rivista decine di volte, ma riguardarla dopo aver studiato Yoga, è stata una folgorazione. Il primo film, Episodio IV Una nuova speranza, è un vero e proprio manuale di questa antica filosofia indiana. Per esempio, prendiamo quando Obi-Wan svela a Luke che «i Jedi erano i guardiani della pace e della repubblica prima dell’oscurantismo»: ditemi se non è un riferimento al kaliyuga questo! Cos'è il kalijuga? Secondo l'astrologia vedica, è l'attuale era in cui - potremmo dire - l'uomo ha ceduto al Lato Oscuro della Forza (il che spiega tanto oscurantismo e violenza).


Poi gli spiega che «la Forza dà al Jedi la possanza; la Forza è un campo energetico creato da tutte le cose viventi, ci circonda, ci penetra, mantiene unita la galassia»: in poche parole, è una spremuta upanisadica, un condensato vedico.

Il parallelo con il Prana (l'energia) e le Siddhi (i doni psichici) è immediato. Anche quando Han Solo si dimostra scettico e parla dei «trucchi e delle bugie dei Jedi», «delle strane religioni e delle loro antiche armi», si può cogliere un riferimento alla controversa figura degli yogin mendicanti, predoni e truffatori, ampiamente descritti da studiosi come Mark Singleton e David Gordon White, e un mito dello yoga come Swami Vivekananda, il primo monaco ad essere approdato in America nel 1893.


La parte più bella è quella in cui Luke si esercita a respingere i colpi dei “remoti” e Obi-Wan lo istruisce coi primi rudimenti della via della Forza. Finché Luke rimane nel campo dei sensi (indriya) il suo allenamento è fallimentare. Allora il maestro Jedi (guru) gli dice: «Tenta senza seguire l’io cosciente». E, coprendogli la testa con un casco, svela: «Agisci solo con l’istinto», «gli occhi ingannano, non fidarti di loro», «espandi le tue sensazioni, Luke». Manco a dirlo Luke riesce a schivare tutti i colpi del remoto, ed entusiasta riferisce di aver “visto” il remoto. Et voilà la visione pura, l’accensione del terzo occhio, la coscienza globale che trasporta Luke «in un mondo più vasto».


Anche quando sarà Yoda a istruire Luke, viene fuori tanto Yoga (Yoda e Yoga… non può essere casuale, no?). Luke è fissato col “fare”, con l’ottenere, ha fretta, vuole risultati. Il tipico atteggiamento del sadhaka (lo studente yoga, ndr) all’inizio del percorso. Davanti a una sfida impegnativa Yoda è perentorio: «Non c’è provare! Fare o non fare». Come a dire non siamo qui a pettinare le bambole, qui si fa abhyasa e vairaghya (cioè pratica costante e distacco, ndr). Ci devi credere, se no è inutile, vai a farti un giro.

A guardarci bene, dentro tutta la fantascienza c'è tanto Yoga, e la relazione è perfino reciproca. Per esempio leggendo Yoga sutra. A Biography di David Gordon White, pochi giorni fa mi sono imbattuta in un passo formidabile. L’autore sta descrivendo il complesso mentale, in sanscrito «citta», e dice che «Citta è lo specchio in cui lo Spettatore vede se stesso; ma quello specchio è in realtà uno specchio deformante, della stessa sostanza di Terminator, nel film Terminator 2 che altera la sua forma, dimensione, qualità e sostanza in ogni momento». Applausi, ovazioni: uno dei più grandi studiosi di Yoga che cita Terminator, sogno o sono desta? Riflettendoci non poteva essere spiegato meglio.




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