Amalia Cornale
«L'Opéra», eccellere è dimenticarsi del proprio equilibrio?
Una serie tv di qualità, mette in scena un mondo di stelle in cui non tutto brilla...
Diciamoci la verità, la maggior parte delle storie proposte dalle serie tv racconta di criminali o di mostri alieni. E, siccome siamo di bocca buona, il rischio di stancarsi o annoiarsi è parecchio alto.
Ogni tanto, però, una scintilla scuote questa monotonia e il firmamento torna a brillare. È il caso della serie tv L’Opéra, una produzione francese che propone in questi giorni, sulla piattaforma Sky, la sua seconda stagione.

La serie narra le vicende, ovviamente romanzate, del corpo di ballo dell’Opéra Garnier di Parigi, e in particolare dell’étoile Zoé Monin (interpretata dalla bellissima Ariane Labed), e della prima ballerina nera, Flora Soumaré (Suzy Bemba). Nella prima stagione Zoé ha faticato non poco per riaffermare il suo ruolo di étoile e per fare pace con la sua debordante sregolatezza e i fantasmi di una passata relazione sentimentale. Flora, dal canto suo, iniziava la sua scalata in teatro partendo dal gradino più basso, quello di “soprannumeraria”. È ingenua Flora, e la sua meraviglia per il mondo patinato dell’Opera, di cui si sente far parte, viene presto spezzata, quando capisce che il colore della sua pelle è stato strumentalizzato dalla direzione per biechi calcoli opportunistici. Ferita e delusa tenterà, fra scatti di rabbia e atti di scaltrezza, di gestire il suo essere nera nel feroce mondo dei cigni bianchi. Anche ai piani alti, nella direzione artistica e amministrativa del teatro, non mancheranno cattiverie, colpi bassi e regolamenti di conti.
Nella seconda stagione, in onda adesso, Zoé fa i conti con un pesante infortunio che potrebbe costarle la carriera, mentre Flora avanza velocemente nella professione, interpretando ruoli sempre più difficili e dimostrando tenacia e carattere. Un altro formidabile personaggio si aggiunge alla rosa degli interpreti: l’inflessibile e ambiziosa insegnante di danza Diane Taillandier (l’attrice Anne Alvaro, straordinaria interprete di quel gioiellino di film che è Il gusto degli altri). Nelle prime sei puntate la parabola ascendente di Flora s’infrange contro la personalità fortemente egoica, e a tratti sadica, di Diane, che - senza svelare troppi particolari narrativi - in alcuni momenti vi farà senza dubbio ribollire il sangue. Non si sa ancora come andrà a finire la vicenda, anche se quanto accaduto finora suggerisce un esito tragicamente karmico per Flora, a meno di colpi di scena che potrebbero anche prodursi.
La serie è veramente ben strutturata e mai banale. Anche i personaggi secondari sono ben tracciati e seguono interessanti percorsi personali che si amalgamano perfettamente alla trama generale e alle vicende delle protagoniste.
Sono tante le riflessioni che questa serie fa sorgere. Innanzitutto evidenzia il fatto che per eccellere in qualsiasi disciplina non esistono scorciatoie: bisogna dedicarvisi con ogni atomo del proprio essere. Nel caso della danza classica, inoltre, la perfezione di ogni singolo gesto non può in alcun modo prescindere dalla fedeltà compositiva dell’opera rappresentata. Una sfida, questa, che pone modernità e tradizione a più riprese in conflitto, con un conseguente codazzo di - apparentemente insanabili - livori e perfidie fra vari soggetti coinvolti. I diversi personaggi si riversano addosso reciprocamente le peggiori nefandezze ma dopo un po' queste vengono “dimenticate”, e le parti tornano “amiche”.
Ma se è così, su quale livello avvengono veramente i dialoghi fra i vari attori di questo dramma? I confini della mise en scène sembrano davvero travalicare il palco e mettono in crisi molte delle mie certezze. Queste stelle brillano potentemente in alto, ma cosa ne è del loro reale equilibrio personale? Come possono emergere da un contesto relazionale così disfunzionale e tossico tanta grazia e bellezza? Qual è il limite fra il rigore nell’insegnamento e l’umiliazione personale?
Anche voi sarete assaliti da simili quesiti se guarderete questa bella serie. Personalmente non vedo l’ora di conoscere le sorti di queste adorabili e tormentate ballerine per capire, forse, qualcosa di più delle loro liaisons dangereuses.

