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  • Immagine del redattoreMario Raffaele Conti

Cosa fare per questa grande stanchezza?

Aggiornamento: 13 set 2023

È un momento dell'anno davvero difficile questo. Le vacanze sono alle porte per molti. ma per molti altri non sono nemmeno previste: so come si si sente a non avere la possibilità di uscire dalla città perché per lunghi anni mi è successo. Il sentimento più diffuso è quello di una stanchezza che non conosce rimedio. Per quanto si dorma, per quanto si cerchi di distrarsi, di passare momenti rigeneratori, non se ne va. È il momento in cui alzarsi la mattina per praticare, qualunque sia la pratica, è molto difficile. E nascono i sensi di colpa inconsci o quelli indotti dai “maestrini” che ci ricordano che così non si progredisce, non si va avanti, eccetera.


Lo sapete che quei “maestrini”, siamo noi, vero? Sì, magari qualcuno ce lo ha anche detto, ma ci hanno detto tante cose e perché proprio quel rimprovero ci rimane dentro? E perché ci dà così tanto fastidio? La risposta la conosciamo. E sappiamo anche che quando la ricerca interiore è iniziata, non si ferma davanti a nessuna circostanza perché la circostanza sarà la nostra “maestra” interiore. Quindi il momento di stanchezza di questo periodo dell'anno non è da demonizzare, ma lo possiamo utilizzare e trasformare.


Quindi se può esservi utile, da compagno di viaggio quale sono, posso indurvi un nuovo consiglio da porre nell'inconscio: «Mollate gli ormeggi. È arrivato il momento di dormire di più, di rilassarvi, di praticare solo quando e se ve la sentite, senza sentirvi in colpa, senza pensare che state perdendo la via, l'ispirazione, il desiderio di progredire nella ricerca interiore».


Qualcuno penserà: «Comodo così!» Avete sentito anche voi quella sommessa vocina interiore? Fatela tacere un attimo. Non è affatto comodo sentirsi così stanchi. E ci vuole anche coraggio ad ammettere a noi stessi di esserlo perché in un clima di competitività e di iperattività (fortissimi anche nel mondo spirituale) non è semplice dire: «Fermate il mondo voglio scendere», come il titolo di una famosa rubrica - l'editoriale - del direttore Saverio Rotondi su Ciao 2001.

Cosa accade davvero se si scende un momento dal mondo che frulla? Immagino, niente. Che il tempo si ferma un po' per noi, che gli altri si organizzano di conseguenza, e la vita continua.


Nel Tantra esiste uno strumento meraviglioso che si chiama Yoga Nidra. Nidra significa «sonno», ma in realtà non è una pratica che aiuta a dormire, e nemmeno una pratica di rilassamento, anche se esistono un sacco di finti yoga nidra che altro non sono che tecniche di rilassamento. Nella via tantrica durante questa pratica si rilassa il corpo e la mente sì, ma, nella sostanza, alla fine si arriva a dissociarsi dal corpo e dalla mente. L'obiettivo ultimo è indurre uno stato comune a molte vie spirituali (il nome cambia, la sostanza no), il pratyahara, cioè lo stato in cui l'attenzione per i sensi esterni scompare e si accende l'attenzione per ciò che accade all'interno di noi. Swami Satyananda Saraswati dice che in questa pratica ci si muove in uno stato di confine, «tra questo e quello», uno stato ipnagogico, né sul piano psichico né sul piano cosciente.


E cosa accade in questo piano e perché ve ne parlo? Scrive Swami Satyananda in Yoga Nidra (Yoga Pubblication Trust, Munger, Bihar, India): «Yoga Nidra opera cambiando la reazione neuroumorale allo stress, creando delle condizioni somatiche essenziali opposte a quelle provocate dall’iperattività del sistema simpatico».


Uno stand della Libreria Esoterica di Milano con i libri di Satyananda.

Cioè il grande Yogi ci dice che se vogliamo superare lo stress non dobbiamo tenere duro, ma lasciare andare. L'avreste mai detto? Insiste: «Durante Yoga Nidra gli organi e sistemi del corpo raggiungono un profondo riposo fisiologico e i potenti meccanismi rigenerativi del corpo entrano in azione: ne risulta che i tessuti del corpo vengono fisiologicamente rinforzati contro lo stress, diventando così meno suscettibili a subire le sue influenze nocive».



Quello che mi piace della via del Tantra indicata da Swami Satyananda è questo apparente assecondare la nostra parte più fragile. È un’apparenza, perché in realtà mollare gli ormeggi non è altro che un trucco per sfruttare in positivo la fragilità e riportare in noi una condizione di forza.

A che serve sforzarsi quando la forza non c’è? Quante volte ci abbiamo provato e abbiamo finito per aggravare la nostra situazione. Yoga Nidra sfrutta questo momento di down per sciogliere le tensioni, perché sono le tensioni o l’accumulo di tensioni ad avere portato l’esaurimento fisico nella nostra vita.

Il Tantra porta in sé il principio della trasformazione che è la prerogativa di Śiva, cioè il volto, la qualità, del divino che consiglia e induce una continua trasformazione.


Lo ripeto, ci vuole coraggio a lasciarsi andare. Se ripenso a questi ultimi anni di pratica e di vita (che differenza c'è?) li vedo come un training alla più difficile delle tecniche, la tecnica che le racchiude tutte: lasciarsi andare.

E cosa puoi fare quando non ti assiste la forza fisica, se non cedere per ritrovare col tempo e con la fiducia la forza smarrita?

Se qualcuno vi giudica, lasciatelo parlare. Se tu ti giudichi, taci. Non è arrivato il momento di andare in ferie dal lavoro di autodistruzione in cui siamo così bravi? Non è il momento di lasciare a terra la nostra severità e di prendere tra le mani la tenerezza e la compassione? Credo di sì. E, per chi ci va, buone vacanze.


Un murales del sottopasso della Stazione di Porta Garibaldi a Milano.





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