Qualche settimana fa, durante una passeggiata vicino a casa, ho visto una scena che mi ha toccata e profondamente emozionata, per la sua semplicità e tenerezza: mi ha colpito vedere una bottiglietta di aranciata sotto il getto di una fontanella (a Roma le chiamiamo “nasoni” e sono delle fontanelle che sgorgano acqua fresca e buonissima ininterrottamente) per rinfrescarla e poi voltando lo sguardo ho visto un uomo intento a tagliare dei pomodori appena sciacquati in una ciotola, vicino alla quale c’era del pane. Insomma era intento a preparare il suo pranzo, vicino agli scalini della chiesa di Santa Maria delle Grazie e, non posso esserne certa, ma ci giurerei, sembrava felice.
Vedere questa scena, il momento di un pasto vissuto in semplicità, in strada, con quello che si ha a disposizione, preparato con cura e attenzione ai particolari, come se avesse avuto qualcuno da invitare a mangiare con lui, mi ha davvero emozionata e mi ha fatto pensare a quanto spesso invece noi poniamo poca attenzione a ciò che abbiamo e molta di più a quello che ci manca. Credo davvero che la qualità più importante da coltivare sia la meraviglia, la capacità di osservare con occhi puri, nuovi e ritrovarci a meravigliarci delle piccole cose. Quanto siamo bravi a lagnarci, a dire voglio questo o quello, invece di ringraziare per tutto quello che la vita ci ha dato e ci da ogni giorno.
La capacità di accontentarsi nello Yoga si chiama santosha, ed è uno dei cinque Nyama, o indicazioni, dirette in particolare a chi si porta su questo bellissimo cammino di ricerca, ma che in realtà sono adatti a tutti e che tutti dovrebbero praticare. Santosha è quella capacità di vedere ciò che abbiamo e riconoscerlo come un dono e per questo ci insegna la gratitudine. Dalla gratitudine praticata con costanza nasce la Felicità, con la F maiuscola perché non è una felicità effimera, dovuta a qualcosa di esterno a noi, di materiale. È un’emozione molto più forte e intensa, che nasce dentro e che provi all’improvviso, inspiegabilmente, senza una ragione. Una delle mie frasi preferite è «la gratitudine guarisce l’anima», e lo credo sinceramente, ma non è facile guarire, non è qualcosa che non richiede sforzo.
Come tutto nello Yoga anche la Felicità va coltivata, è una pratica non è semplicemente un obiettivo da raggiungere. Questa cosa mi affascina tantissimo: la Felicità come cammino, non come mèta, non è bellissimo? Si rischia di riuscire a non smettere mai di essere Felici! In un mondo al contrario in cui sembra ormai che siano più importanti gli interessi e i diritti di pochi piuttosto che il benessere dei più, in cui le persone altospendenti (sì, ho scoperto che esiste un termine per definire chi, per esempio, spende 4 o 5.000 euro al mese per affittare un’auto!) sono viste come vincenti, persone di successo, gente che è “arrivata”, senza considerare minimamente che i soldi non donano l’immortalità alcuni credono di poter conquistare la vita eterna, ma a quale scopo?
In un mondo al contrario in cui la felicità è solo l’ennesimo obiettivo da raggiungere, che appena raggiunto ne genera immediatamente un altro, rendendoci macchine produttive senza riposo, io credo che un modo per poterci salvare esiste e sia di tornare a vedere la realtà: la Felicità non è qualcosa di esterno a noi, benessere materiale, un obiettivo da raggiungere, ma piuttosto un percorso, qualcosa da coltivare. Tornare a credere che la bella vita, quella in cui posso permettermi un’auto di lusso, abiti costosi, gioielli o chissà che altro, non è una VITA BELLA.
La Felicità non è una cosa scontata, non può essere comprata, non va in saldo. Dietro una persona Felice c’è un gran lavoro, la Gioia è piena di lavoro quotidiano. Certo il mondo di oggi, ma forse il mondo di sempre, non è un posto facile in cui essere felici, pieno di musi lunghi, cuori a terra, se guardi fuori come fai a essere Felice? Solo gli sciocchi sono sempre contenti, diceva qualcuno, e io credo che sia vero, non si può essere del tutto felici guardando fuori, troppe cose orrende accadono ogni giorno, ma se guardi dentro, il tuo bellissimo giardino fiorito che ogni giorno nutri con cura e gratitudine, allora sì, potrai essere Felice davvero e la tua sarà una vita bella!

Il leggendario Yogi immortale è l’essere umano che completa l’evoluzione con la padronanza delle energie interiori e la realizzazione del Sé. E molte scuole tamil sostengono che il Kriya Yoga, reso famoso da Yogananda, abbia radici nel “Siddha Yoga” tamil...
Questo è un po’ il manifesto dello yoga che pratico e che insegno da quasi trent’anni. Lo yoga si occupa della domanda essenziale che abita ogni essere umano. Del mistero del vivere, del mistero dell’essere coscienti. Del “chi” siamo e “come” siamo. La parola “Yoga” indica uno stato, uno stato fondamentale della coscienza. Non è un percorso che conduce da un luogo a un altro, e neppure una ricerca di benessere. È la possibilità di essere consapevoli di essere vivi e di come lo siamo. La possibilità di sentirsi espressione di una realtà indivisa. La pratica di Yoga si fonda sull’Osservazione e sul Cambiamento.
Lavoro con la voce da cinquant’anni. È stata la mia compagna, la mia arma gentile, il mio specchio: la radio, la tv, il canto. Con la voce ho raccontato e ascoltato, ho cercato emozione, ritmo, verità. Ma più la uso, più capisco che la voce non è solo suono: è respiro che si manifesta, corpo che vibra, anima che prende coraggio e decide di farsi sentire. È la forma più diretta di presenza
La speranza di una donna che è scappata dall'orrore e ha cercato un futuro con i suoi figli su un'isola della Grecia. Ma ha lasciato l'amore della sua vita e non vuol sapere che lo rivedrà solo come nuvole nel cielo...
Per invecchiare meglio bisognerebbe leggere più libri sulla biologia e guardare meno pubblicità. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Perché i condizionamenti sociali sono enormi. Ma a prescindere dallo sviluppo tecnologico che l’umanità ha raggiunto, le domande sulla vita e sulla morte rimangono le stesse. Perché nasciamo, perché moriamo? Ai quesiti esistenziali senza tempo rispondiamo con trapianti e i ritocchi, mentre dovremmo imparare a meditare...
Mahavatar Babaji, il guru di Lahiri Mahashaya che ha portato il Kriya Yoga in tutto il mondo, è il protagonista di un nuovo libro scritto da Jayadev Jaerschky. Che ci spiega chi è quest'essere leggendario che Yogananda descriveva come «simile al Cristo»



