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  • Immagine del redattoreAmina Vagante

È primavera, parliamo di sesso... pardon, di Mark Twain

Aggiornamento: 20 mar 2023

Fuori dal Giardino dell'Eden, Adamo ed Eva scoprono che il paradiso è... l'amore


«Oggi... parliamo di sesso!». Sì, a volte esordisco così quando, entrando in classe, mi ritrovo immersa in un fastidioso chiacchiericcio in apparente moto perpetuo: «Oggi, ragazzi, parliamo di sesso...». Magicamente, in pochi secondi, l'attenzione di ogni studente si polarizza su di me e il silenzio regna sovrano: goal! Ovviamente poi parleremo d'altro, ma la scintilla dell'interesse è stata accesa e la curiosità funge da raggio traente per poter iniziare al meglio la lezione. Non chiediamoci qui perché la sola parola 'sesso' sortisca tali effetti ( non solo fra gli adolescenti, peraltro), certo il suo potere rasenta il magico potere di Abracadabra.


Piuttosto, visto che siamo in Primavera, stagione in cui sbocciano gli amori, proviamo a fondere in un unicum sesso e amore, usando l'umorismo come legante: la ricetta è di Mark Twain (pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens, 1835-1910), il testo Il diario di Adamo ed Eva ( The diary of Adam and Eve, 1906).



Siamo nel Giardino dell'Eden (immaginato come le Cascate del Niagara) agli albori dell'umanità, quando il primo Uomo e la prima Donna si incontrano per la prima volta. Giorno per giorno ognuno dei due registra nel proprio diario, segretamente, riflessioni e impressioni su ciò che accade in questo luogo tutto da scoprire unitamente alle creature che lo abitano, a partire proprio da loro.

Lei, amante della luna e delle stelle, dice di sé: «Io mi sento come un esperimento, proprio come un esperimento [...] ma se sono un esperimento, sono tutto l'esperimento? No, credo proprio di no. Ne sono la parte principale, ma penso che anche il resto abbia la sua importanza».



Quel «resto» che di fatto è Adamo, il quale della nuova creatura dai capelli lunghi che gli sta sempre intorno scrive: «La nuova creatura gira continuamente e mi segue dappertutto. Non mi piace questa faccenda; non sono abituato alla compagnia. Vorrei che stesse con gli altri animali...(...). Vorrei che non parlasse e invece parla sempre [e poi] mangia troppa frutta».


Due Esperimenti, dunque, inizialmente intimoriti l'uno dall'altra, alla ricerca di certezze e di felicità mentre lo loro conoscenza si fa sempre più intima tra incomprensioni, gioie, solitudini, speranze e curiosità sia prima che dopo la Caduta.


Un vero e proprio gioco dell'amore così come tutti lo conosciamo, insomma, ma visto dall'alto, con sguardo onnisciente e privilegiato perché in grado di far convergere il vissuto di lei e quello di lui nell'insieme. Il privilegio che Twain - brillante scrittore e fine umorista - regala ai suoi lettori.


Il percorso inizia dallo scoglio dell'antipatia reciproca e termina nel Giardino dell'amore di coppia anche quando l'Eden è perduto, come sottolinea Eva: «Il Giardino è perduto, ma io ho trovato lui e sono contenta. Mi ama con tutto l'amore di cui è capace e io lo amo con tutta la forza della mia natura appassionata».


Adamo a sua volta non scappa più, ma ha imparato a stare bene accanto a lei. Come gran parte degli uomini non abbonda nell'uso di espressioni poetiche, ma di fatto sintetizza mirabilmente la quintessenza del suo legame con Eva nell'epitaffio sulla tomba di lei. Cosa scrive? Beh, questo non ve lo svelo perché... potrete scoprirlo da soli leggendo allegramente la breve ma geniale mina di marzo!

Buona lettura!

Amina Vagante


Mark Twain secondo Dorze, da Pixabay.



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