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  • Immagine del redattoreRiccardo Serventi Longhi

Social, croce e delizia: è un luogo di condivisione o solo una zona di comfort?

Aggiornamento: 19 set 2023

Abbiamo voglia di essere approvati, più che criticati, diciamoci la verità. Più che un confronto cerchiamo l’elogio. Quella notifica blu, (il cuoricino ancora meglio) ci dà un senso. Ci riempie. Crea emozione. Adrenalina. È una dipendenza come un’altra. L’ennesima fuga-riparo dalla noia o dall’ascolto dell’inquietudine. Un meccanismo (come se non ci fossero bastati tutti gli altri inseriti sui nostri millenari binari di coscienza umana) che offre la sensazione di essere amati, accettati, accolti.

Ma davvero è possibile essere condizionati da un «plin»? Soddisfatti? Delusi? Appagati? A questa domanda, possiamo pure rispondere di no, ma, in fondo, che lo vogliamo o meno, è così. È l’esterno che ci guida verso di sé, allontanandoci da chi siamo veramente.


I nostri account sono profondamente manipolatori, più che manipolati. Manipolatori come chiunque faccia credere qualcosa che in realtà non è, o lo è solo in minima parte. Cascate di algoritmi delle relazioni ci dipingono perimetri familiari costruendo muri di apparente "socialità", negata, in realtà, nel suo senso più profondo, dalla lenta e inesorabile separazione che creano i nostri interessi, divenendo, attraverso i nostri account, calamite del conosciuto. Magneti del darci ragione.

Forse uno spazio di “settarismo” tale, a livello planetario, non si era mai visto. Nel tempo veniamo tutti condotti in gabbie dorate della comunicazione per argomento e per opinione (!). Crediamo di abbracciare il mondo, ma solo poche decine di contatti sono realmente attivi su migliaia che pensiamo "amici". Il fedelissimo algoritmo (fedelissimo al politcally correct) ci scolpisce intorno, inesorabilmente, solchi di conoscenze che hanno sempre di più le nostre stesse idee, gusti, orientamento politico, sessuale, religioso, lavorativo. Persino alimentare! I Vegani con i vegani, onnivori con onnivori, vegetariani con vegetariani. Ho vissuto un periodo in cui mi interessava l'alimentazione principalmente a base di cibi crudi, e giù richieste di amicizia da parte di crudisti e fruttariani. Ami il tennis? In breve sarai contornato di "tutti pazzi per il Grande Slam". Pratichi qualche disciplina orientale? Ti sentirai presto in grado di comunicare con tutti gli indiani o i cinesi che risvegliano in te la gioia di fare clic su quell'«Accetta l'amicizia», per poi accorgerti di non andare oltre un «Hi» o poco più da condividere.

E crediamo che il mondo sia quello!


Foto di Gerd Altmann da Pixabay.

Scambio per evolvere? Non c'è un vero e proprio spazio di dialogo, né di crescita, laddove possiamo scegliere di "eliminare" chi dà fastidio. Chi non è d'accordo con noi. Chi critica la nostra opinione, per qualche istante lo tolleriamo, ma un attimo dopo pensiamo «ma chi sei tu per contestarmi se nemmeno mi conosci e non sai chi sono» (il buon vecchio “Lei non sa chi sono io” che impera sotto sotto...); «Perché scrivi la tua contrarietà a un mio pensiero, se nemmeno lo hai capito? Se lo hai interpretato a modo tuo? Perché se davvero lo avessi compreso, non solo non avresti scritto quel commento negativo, ma probabilmente avresti almeno fatto brillare un'iconcina blu in più sotto la mia foto o le mie parole, se non addirittura un abbraccino o un bel “wow”» (a proposito, questa è una notifica sottovalutata dai più).


E mentre questo pensiero naviga a vista fra i nostri neuroni, chi cresce in questa epoca, chi è in età difficile come quella adolescenziale, per esempio, sta imparando a difendersi dietro il recinto dell'algoritmo, della zona di comfort, del piacere a tutti i costi. La falsa cornice del sorriso tirato in su da un'app. Di una boccuccia a semibecco a creare guance con fossette per un canone di gradevolezza così alterato e discutibile. E su questo non c'è un genere in particolare che emerga più dell'altro nel suo utilizzo. Donne e uomini «per me pari sono», direbbe Rigoletto.


Le app ci stanno trasformando. Amiamo essere altro, allontanando l'idea del cambiamento. Dell'invecchiamento, anche a 25 anni. Del contraddittorio. Vogliamo piacere a tutti i costi. Anzi vogliamo avere la sensazione di piacere, e il web ci offre la possibilità di confrontarci con quelli come noi. Attraverso i social. Poi usciamo di casa, soprattutto i teen (o poco più), ma non solo, e là fuori comincia a essere tutto sempre meno interessante. Perché là, è necessario incontrare la realtà, e la realtà è contraddittoria, non è perfetta, mette in crisi (fortunatamente), dona spunti di riflessione che rischiamo di non saper più accogliere, perché diversi da noi.


Alla realtà non possiamo applicare filtri, diventa menzogna. La realtà ci mostra quello che non vorremmo, in realtà, ma non possiamo “bloccarla” o “bannarla”. Allora abbassiamo la testa su quegli schermetti che ci danno ragione. Che ci dicono la verità che vogliamo (per questo la verità non esiste), che modificano la nostra immagine. Che al prossimo «plin», ci doneranno la felicità. E intorno a noi, mentre non siamo dove siamo, tutto il resto è vita che scivola via. Siamo un perimetro con un vuoto al centro che diviene ogni giorno più incolmabile.

È diventato quasi impossibile andare in vacanza e starci davvero. Senza pensare di farlo vedere agli altri e attendere chi approva e chi no, anche se non conosciamo chi clicca sul like. Quest’estate sono andato a vedere un concerto pop meraviglioso. Migliaia di persone lo guardavano dallo schermo dello smartphone (il costo del biglietto era pure elevato) e solo ogni tanto spostavano lo sguardo, per abbassarlo e postare sui loro social sprazzi di ciò che non stavano vivendo se non di seconda mano e distrattamente, ma che proiettavano nell’etere affinché fosse gradito da altri. O per sentirsi gratificati dall’approvazione? E la musica, le emozioni, l’aggregazione, non contava più nulla.


Non si può tornare indietro, ma proviamo a metterci a dieta web ogni tanto. Torniamo con lo sguardo negli occhi degli altri. L’emozione dell’incontro con ciò che accade nel momento presente. Torniamo a esserci. Avete mai visto la faccia di qualcuno, di qualunque età, alla proposta «Questo fine settimana lo passiamo senza cellulare?». Ah! Buon weekend!


Foto di Gigxels.com da Pixabay.


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