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  • Immagine del redattoreRiccardo Serventi Longhi

Perché dire “Yoga” non basta?

Cosa ci spinge a temere lo Yoga? Osservo la moltitudine di offerte che proliferano online riguardanti la possibilità di praticare Yoga: sembra quasi d’obbligo, ormai, la necessità di introdurre accanto a questa parola così già piena di significato, ulteriori sostegni, contorni.

Eppure questo non sembra nobilitarne lo scopo. Piuttosto pare denotare una fuorviante, apparente, sottile insicurezza sull'efficacia di una disciplina millenaria assolutamente completa e universale.


Il web straripa di offerte «Yoga e...», anzi verrebbe da usare la «e» commerciale «Yoga &». Come se non fosse abbastanza di per sé. Come se il panino fosse vuoto, mancasse di imbottitura. Come se dovessimo incontrare fuori da un luogo di culto l'orario di una funzione con l'aggiunta «...e aperitivo, passeggiata, spiaggia, mare, montagna etc....». Come se fosse necessario aggiungere dei fuochi d'artificio per attirare alla festa i distratti. Spettacolo e cena signore e signori! Pratica e aperitivo! Yoga &…. Se ti dovessi annoiare, dopo c'è il regalo!


Eppure lo Yoga, la meditazione, sono un atto spirituale da decine di secoli. Chi lo vive, lo condivide e ha il dono e privilegio di diffonderne i principi, lo sa.

Mi chiedo: perché non tornare a condividere con sincerità l'unicità dei suoi principi e tecniche, negli insegnamenti dei vari sentieri, senza aver paura di non essere apprezzati o competitivi? Senza guardare i numeri, gli iscritti, o il fatturato? È davvero sempre condivisibile il ragionamento «Ma qui tutti dobbiamo campare...», «Se non ti inventi qualche novità, non ti segue nessuno...»?


Si ha la sensazione che ciò che accade sia altro dallo yoga: donare pillole di relax quasi a trasformarlo in un villaggio vacanze prét-à-porter. Perché cercare di attrarre in un sentiero tutt'altro che semplice (anche se accessibile a tutti coloro che sono disposti a percorrerlo con sincerità) attraverso il contorno, e non offrendo la pietanza? Lo yoga ha davvero necessità di questi specchietti?


Non è mia volontà creare dissenso o disaccordo, è solo una riflessione.

Rimane tale e non definisce nulla.


Lo Yoga è la vita, in tutto ritroviamo lo Yoga, si potrebbe rispondere, anche in quegli «&». Ok. Ma c’è così tanto da esplorare dentro di noi, senza alcuna necessità di aggiungere dall’esterno, non credete?


Allora perché non tuffarsi in uno degli infiniti respiri suggeriti dai testi antichi, in cui ogni parola è vibrazione trasformante, spunto di esperienza profonda, piuttosto che essere offuscati da un qualsiasi accompagnamento o intrattenimento?


Sarebbero forse meno i praticanti? Forse si? Forse no? Non importa, quello che è probabile è che in chi diffonde, sarebbe forte l'intento profondo e non gli scopi secondari che (ancora un “forse”) sfuggono. Un raggio chiaro, deciso, diretto, illumina senza ombre.



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