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  • Immagine del redattoreElia Perboni

Patti Smith, oltre il corpo e la voce

Aggiornamento: 29 ago 2022

Spiritualità e racconti della sacerdotessa del rock che arriva a Milano


Patti Smith, 76 anni, prosegue il suo ininterrotto viaggio per il mondo, un po’ come l’amico Bob Dylan con il suo Never Ending Tour; e tra le sue mete c’è sempre l’Italia, sua grande attrazione, dove ha ricevuto il Premio Puccini, assegnato dalla Città di Viareggio e dalla Fondazione Festival Pucciniano, per la prima volta a un'artista rock.


Il 31 luglio è in concerto a Cervia in piazza Garibaldi e il 1° agosto è a Milano al Castello Sforzesco, accompagnata dal figlio Jackson Smith alla chitarra, dall’amico Tony Shanahan al basso e dal batterista Seb Rochford.


Patti Smith nella locandina del concerto milanese, fotografata da LORENZO MONTANELLI per gentile concessione Fondazione Festival Pucciniano.

Già, l’Italia. «Ho scoperto Federico Fellini quando avevo 17 anni con la Dolce vita, in cui compariva anche una leggenda del rock come Nico, dei Velvet Underground, la New York sotterranea da cui provengo. Fellini, con Michelangelo e Pasolini, Piero della Francesca e Leonardo, è stato uno degli artisti italiani che più mi hanno colpito».


Viaggia per l’Italia, Patti Smith, portando in scena quarant’anni di carriera, tutte le sue forme d’arte che vanno dalla musica alla poesia. L’hanno sempre definita la “sacerdotessa del rock” per quella sua capacità di usare la parola come linguaggio non solo musicale, un’icona che non ha mai assunto il ruolo di star.

Eppure è tra gli artisti più influenti di sempre, citata come grande fonte d’ispirazione da personaggi come Michael Stipe (R.E.M.), Morrissey e Johnny Marr (The Smiths), da Madonna agli U2.


Brani come People Have The Power, Gloria (cover del brano dei Them di Van Morrison), Dancing Barefoot e Because The Night (scritta assieme a Bruce Springsteen) sono solo alcune stazioni del suo lungo cammino musicale.




«Quando ero una ragazzina, ho sempre saputo che avevo qualcosa di speciale dentro di me. Non ero attraente, non ero molto comunicativa, non ero molto intelligente, almeno a scuola. Non ero nulla di tutto ciò. Ma ero una bambina felice perché avevo la sensazione che sarei andata oltre il mio corpo fisico».

Ma il suo approccio con la spiritualità è profondamente laico, aperto. Lo dice lei stessa: «Ho avuto un'educazione cattolica, credo in Dio, prego, leggo la Bibbia, ma non sento di appartenere a nessuna dottrina. E frequento le chiese anche perché interessata alla storia dell'arte e dell'architettura, oltre che nella spiritualità libera dai dogmi».


È attraverso le parole che possiamo conoscere più a fondo Patti Smith, quelle delle sue poesie, delle canzoni, certo. Ma anche attraverso due libri nei quali racconta se stessa nel suo intimo, la sua anima poetica e ribelle, la sua vita non facile. Il primo, Just Kids (Feltrinelli), ha come scenario New York negli ultimi scampoli degli anni Sessanta: c’è la sua vita al Chelsea Hotel nella stanza condivisa con il fotografo Robert Mapplethorpe, fotografo estremo, amore e amicizia profondi, visione comune di sogni, idee, visioni. Conosce luci e abissi. Nasce Patti Smith.

Il secondo, I tessitori di sogni (Bompiani), sono piccoli, poetici ricordi della sua vita, spaccati, immagini di emozioni legati a luoghi, momenti che hanno formato la sua esistenza da bambina ad adulta. Un diario privo di nostalgie ma di profondo sguardo dentro se stessa. Da condividere con altri. Come sempre.



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