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La vita di Elisabetta II come non l'avete mai letta: 2 - Voleva fare la contadinella

Aggiornamento: 17 lug 2023


Si conclude così, dopo quasi un secolo, la storia terrena della sovrana inglese, amata e rispettata da tutto il mondo. Una storia che sembrava impossibile.

Quando Elisabetta viene al mondo, il 21 aprile del 1926, non si pensa che possa diventare regina, anche se è terza in linea di successione. È nata a Londra, ma non a Palazzo Reale, nella residenza dei nonni materni, Lord Claude e Lady Cecilia Bowes-Lyon, al numero 17 di Bruton Street, che diventerà un ristorante cinese. Da bambina, scrive su un quaderno: «Voglio vivere in campagna, sposare un contadino e avere un sacco di cavalli e di mucche».


Elisabetta crea da sola il proprio soprannome: dice di chiamarsi Lilibet, perché non sa pronunciare Elizabeth. E rimane Lilibet per sempre. Incontra il futuro marito Filippo nel 1934 al matrimonio del duca di Kent, zio di lei, con Marina di Grecia, cugina di lui; e tre anni dopo, all’incoronazione di suo padre, re Giorgio VI. Nel 1939 l’incontro considerato fatale: la famiglia reale è invitata al Collegio navale di Dartmouth e Lord Dickie Mountbatten, che ha organizzato la visita, fa accompagnare Elisabetta e sua sorella Margaret dal miglior allievo del corso, che casualmente è suo nipote Filippo. Il 10 ottobre 1940, a 14 anni, Elisabetta pronuncia il suo primo discorso ufficiale alla radio nel programma Children's Hour della BBC rivolgendosi ai suoi coetanei: «Stiamo facendo il possibile per aiutare i nostri valorosi soldati e stiamo pure cercando di sopportare la nostra parte di pericolo e di tristezza per la guerra». Appena ne ha l’età, prende la patente, diventa ausiliaria, numero di matricola 230873, guida ambulanze, jeep e perfino un camion.


Quando l’8 maggio 1945 Winston Churchill annuncia alla nazione che la guerra è finita, Elisabetta si precipita per strada tra la folla festante, scortata dal cugino Filippo di Grecia. Si dice che Lilibet sia sempre stata innamorata di lui. Non è vero, ha altri flirt, con i giovani duchi di Rutland, di Grafton e di Buccleuch. Nel 1945, poi, Lilibet s’innamora del capitano Roderick Cameron Robertson-MacLeod, scozzese delle isole Skye, un biondone alto due metri. Lo confessa in una lettera alla cugina Diana Bowes-Lyon: «Questo giovane gigante è attraente in modo devastante. Ha creato agitazione nel mio cuore». Ma come erede al trono non può permettersi un amore qualunque, dev’essere un nobile, preferibilmente un principe.


Lo zio Mountbatten presenta la candidatura di Filippo, che è principe, di Grecia e Danimarca, ma non ha un soldo. Il principe povero invita Lilibet a prendere il tè nella River Room dell’Hotel Savoy, sotto l’occhio vigile del maître, l’italiano Carlo Tanzi. Temendo la concorrenza del gigante scozzese, Filippo si affretta a chiedere a Giorgio VI la mano della figlia, durante una battuta di caccia alla pernice nel 1946. Il re è perplesso, Filippo ha fama di dongiovanni; e la regina pensa che sia troppo povero per mantenere degnamente una futura regina. Come giovane ufficiale di Marina, Filippo guadagna undici sterline alla settimana. Ma ascoltata la figlia acconsentono, a patto che si aspetti il compimento dei 21 anni della principessa.


Il fidanzamento è annunciato il 9 luglio 1947. Il giorno seguente, il re e la regina danno un grande party a Buckingham Palace. Filippo, cristiano ortodosso, deve convertirsi alla religione anglicana e deve anche abbandonare il cognome Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, troppo tedesco in un Paese appena uscito da una guerra con il nazismo. È più accettabile il cognome materno, Battenberg, che già suo zio ha “tradotto” in Mountbatten. Col nuovo cognome, Filippo ottiene dal re la cittadinanza britannica e i titoli di barone di Greenwich, conte di Merioneth e duca di Edimburgo.


2. Continua



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