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  • Immagine del redattoreCarlo Palumbo

La scelta ardita di chiamarsi Carlo (III)

Carlo ha deciso di chiamarsi Carlo. Così il principe di Galles è salito al trono col nome di Carlo III. Non è ovvio: sua madre Elisabetta ha voluto conservare il proprio nome come regina ed è diventata Elisabetta II. Ma il nonno, che si chiamava Alberto, scelse di cambiare nome ed essere Giorgio VI. Sono scelte libere, che si fanno in base ai propri gusti o perché si vuole rendere omaggio o comunque riferirsi a un antenato: Giorgio al padre Giorgio V; Elisabetta alla mitica Elisabetta I, la Regina Vergine (che vergine non era, era stata violentata a 13 anni da Lord Seymour e forse per questo trauma ebbe molti amanti ma non volle mai sposarsi), perché aveva segnato un’epoca straordinaria della cultura inglese.


È stata una scelta ardita quella di Carlo, di essere Carlo III (i bookmaker puntavano più su Giorgio VII). Se vai sul Continente, ci sono straordinari esempi di Carli: Carlo Magno, Carlo V… Ma se ti fermi in Gran Bretagna, invece… Sicuramente Carlo non è superstizioso. Perché, appassionato com’è di storia, sa perfettamente chi erano e cosa hanno combinato i due Carli che l’hanno preceduto in anni lontani, nel Seicento. Se nessuno aveva mai osato chiamarsi Carlo dopo di loro qualche ragione c’è.


Carlo I Stuart (sua nonna era quella Maria Stuarda fatta uccidere da Elisabetta I), nato il 19 novembre 1600 e divenuto re a 25 anni, detiene un tragico primato: è l’unico monarca britannico che sia stato arrestato, processato, condannato a morte e decapitato per ordine di Oliver Cromwell e del suo tristissimo governo repubblicano e puritano. La sua vicenda è stata narrata nei libri di storia ma anche in un romanzo di Alessandro Dumas: Vent’anni dopo, il seguito (il sequel, si dice oggi) dei Tre moschettieri. I moschettieri sono incaricati dalla sorella del loro re Luigi XIII, Enrichetta Maria di Borbone, di andare in Inghilterra per cercare di salvare suo marito, che è appunto Carlo I. Non ci riescono: D’Artagnan e Porthos assistono all’esecuzione tra la folle, mentre Athos è nascosto sotto il patibolo e il re rivolge a lui la sua ultima parola: «Remember!». Perché ha incaricato i moschettieri di recuperare un tesoro segreto per suo figlio. Se non avete voglia di rileggerlo, potete sempre guardare il film che ne è stato tratto Il ritorno dei moschettieri. Per la Chiesa anglicana Carlo I è un martire e santo: lo festeggia il 30 gennaio.



Il figlio di Carlo I, suo erede col nome di Carlo II, fu proclamato re di Scozia dopo l’esecuzione del padre. Tentò di conquistare l’Inghilterra, ma fu sconfitto da Cromwell nella battaglia di Worcester nel 1651 e dovette rifugiarsi nell’Europa continentale dove trascorse nove anni in esilio. Non fu un esilio spiacevole: trovò come divertirsi con molte donne.


Tornò in Inghilterra dopo la morte di Cromwell e restaurò la monarchia. Sposò la principessa Caterina di Braganza, figlia del re del Portogallo, che non poté dargli eredi perché era sterile. Lui non se ne preoccupò e sparse figli illegittimi per tutta l’Inghilterra, 12 figli da sette amanti. Si guadagnò il soprannome di Merry Monarch (Allegro monarca). Anche se ci fu poco da ridere per la gente sotto il suo regno, devastato prima da un’epidemia di vaiolo e poi di peste, la «Grande Peste di Londra». Infine ci fu un enorme incendio che distrusse la città, ma per fortuna anche la peste.



Carlo morì per un ictus nel 1685, a 54 anni. Quello che forse Carlo III non vorrebbe ricordare è che tra i figli illegittimi di Carlo II c’erano i progenitori della sua prima moglie Lady Diana e della moglie di suo fratello Andrea, Sarah Ferguson, detta Fergie la Rossa. Due donne di cui in Casa Windsor si preferisce non parlare.



Carlo III nella cover del libro di Vittorio Sabadin, «Carlo, il principe dimenticato» (UTET)



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