Judith Listte
In viaggio sul Gange, nella culla dello Yoga
Una grande insegnante di Yoga ci racconta il suo progetto di vita
Il fiume Gange scorre attraverso molte città e località nell’India del Nord. Ognuno di questi luoghi offre una prospettiva unica sulla cultura e la spiritualità indiana.
La prima volta che sono stata in India, nel 2017, non ho potuto fare a meno di provare a comprendere che tipo di rapporto c’è tra questo sacro fiume e gli indiani. Una madre, dicono loro, «GangaMa!».

L’India è sempre stata per me una meta ambita, ma ho voluto aspettare per visitarla finché non mi fossi sentita sicura. Questo perché temevo di capitare in luoghi sbagliati, non adatti a me e dove, per mancanza di conoscenza, sarei potuta cadere nelle trappole dei falsi guru.
Nel 2016 avevo appena concluso un percorso di formazione con Sannyasi Trigunananda Ferruccio Ascari nel metodo Satyananda e il viaggio era nato conclusione di quel percorso. Assieme a Devanjali, una mia carissima amica e compagna nella formazione, sono partita per compiere il viaggio dei miei sogni.
Lei era già stata altre volte, mi ha saputo guidare in quella che per me era la prima esperienza indiana.
Sbarcate a Delhi in uno dei giorni di maggior inquinamento ambientale, abbiamo dovuto riorganizzare il viaggio. Era impossibile respirare in quella città, ricordo che ho dovuto utilizzare la mia prima mascherina. Dunque, siamo partite per Jaipur, la città Rosa.
È stata una vera sorpresa invece quella di uscire da un luogo molto bello, ma anche molto turistico come Jaipur, per entrare in un’India “vera” quando il nostro autista ci ha suggerito di andare a visitare Galtaji, il tempio delle scimmie. Galtaji è un complesso di templi, all’interno del quale ci sono sette piscine sacre, chiamate Kunds dove i pellegrini compiono le abluzioni. Si era aperta per me una porta verso la “vera India”.
Scorrevano i giorni e sentivo di innamorarmi sempre più di quei luoghi e della gente, come se, in qualche modo, io appartenessi a quel contesto. Non saprei come spiegare altrimenti quel senso di familiarità che percepivo.

Abbiamo visitato altri luoghi importanti come Khajuraho (templi meravigliosi decorati con le posizioni del Kamasutra), Allahabad, una delle città in cui si svolge il Khumba Mela e dove tre sacri fiumi si uniscono, la Yamuna, il Gange e Sarasvati. Non poteva certo mancare di certo Varanasi o Benares o Kashi, la città santa indiana per eccellenza. Dato che sono una devota di Yogananda, riemergevano ricordi dell'Autobiografia di uno Yogi. Ho visitato il Lahiri Mahasaya Samadhi, c’è una bellissima energia che mi lega a quel luogo di pace.
Dopo Varanasi ci siamo dirette verso Patna e poi Munger, nell’Ashram della Bihar School of Yoga, dove quell’anno si teneva il Munger Yoga Symposium. L’esperienza della vita “ashramitica” è stata indimenticabile. Poter assistere agli havan e kirtan, svolgere il karma yoga assegnato, praticare le diverse sadhana del giorno, recitare mantra e persino mangiare con le mani (all’indiana), hanno reso quei giorni divini.
Il nostro viaggio si è poi concluso a Kolkata (Calcutta) con la visita della casa d’infanzia di Mukunda Lal Ghosh, il vero nome di Paramahansa Yogananda, il mio Guru. Ed è stata indescrivibile la gioia di poter meditare nella sua stanza!
Dopo tutte queste esperienze avevo compresso che quello del 2017 era il primo viaggio di tanti altri che avrei fatto. E difatti anni dopo sono ritornata e mi sono innamorata di Rishikesh, il villaggio ai piedi dell’Himalaya in cui svolgeva il suo servizio Swami Sivananda Saraswati e dove i Beatles fecero un famosissimo ritiro. E a Rishikesh scorre potente il Gange.

Sulle rive del Gange, la madre Ganga, mi sono soffermata a contemplare lo scorrere delle acque e dei pensieri che emergevano nella mia mente: qual è il ruolo di una madre? Una madre nutre, lava e purifica i suoi figli, accoglie ogni loro pensiero; la madre protegge e tutto accetta… tutto! Anche la spazzatura che spesso si vede gettata lungo il fiume. Una madre non giudica, dimostra il suo infinito amore in ogni circostanza.

«Ganga Ma! scorre e ci ricorda che siamo di passaggio e che tutti, chi prima e chi dopo, concluderemo con l’arrivo all’immenso oceano, Lei ci conduce al Padre, all’Assoluto. Gli indiani hanno un rapporto molto intimo con Lei, vengono da tutto il Paese per trovarla e alla fine del loro pellegrinaggio portano con sé delle bottiglie di plastica piene della sua acqua per i rituali domestici.

Ho assistito a diverse cerimonie serali, le “Aarti”, dedicate al Gange, sono un’esperienza imperdibile. Le luci, la musica, i canti e le preghiere rendono questi momenti indimenticabili. La devozione e l’atmosfera spirituale che circondano questi eventi hanno lasciato un’impressione duratura su di me.
Queste esperienze hanno intensificato la mia pratica e la comprensione del percorso yogico. Ecco perché “sulle rive del Gange”! Come la canzone composta da Swami Nirvananda Saraswati, monaco italiano e autore di kirtan meravigliosi. Con il suo permesso vi facciamo leggere il testo:
SULLE RIVE DEL GANGE
Mi fermo ora qua, sulle rive del Gange
Mi siedo finalmente qua, sulle rive del Gange
In silenzio meditare, sulla nebbia che sale
A volute lente sale
Sull’acqua pallido il sole, al rintocco appare
Mi fermo ora qua, sulle rive del Gange
Mi siedo finalmente qua, sulle rive del Gange
In silenzio osservare
Come il fiume scorre lento
Inesorabilmente lento.
E trascina collane di fiori dai monti fino al mare
Mi fermo ora qua, sulle rive del Gange
Mi siedo finalmente qua sulle rive del Gange
In silenzio abbandonare tanti pensieri e sensazioni,
così profonde emozioni
Una barca salpa al tramonto
E tra il fiume e il cielo scompare
Mi fermo ora qua sulle rive del Gange
Mi siedo finalmente qua sulle rive del Gange
In silenzio a contemplare
Quel profilo tra le stelle
Come un diadema tra le stelle Pallida la luna appare
e sul fiume lentamente inizia a danzare.

Da questa canzone è nato «Viaggio in India sulle rive del Gange», un viaggio che sto organizzando per il prossimo febbraio: Swami Nirvananda descrive, in questa canzone, quattro momenti in quattro punti diversi del Gange: prima a Benares, all'alba: poi ad Allahabad, dove al Kumbh Mela il Gange è lentissimo: quindi a Rishikesh dove vedi il sole tramontare sul Gange; l'ultima tappa a Gangotri, dove nel silenzio della notte sembra di toccare le stelle. Questo silenzio sarà la nostra colonna sonora.


Un viaggio lungo le rive del Gange può essere un’esperienza indimenticabile, poiché il fiume è intriso di una ricca storia culturale e spirituale.
Stiamo organizzando questo viaggio per permette alle persone di vivere la magia di questi posti nella totale pienezza. Ci prenderemo cura di loro organizzando ogni particolare per lasciare lo spazio nella loro mente e nel loro cuore per accogliere il meglio che questi posti hanno da offrire.
L’India non è facile, si dice che la ami oppure la odi. Io non credo che sia così, semplicemente va vissuta, non giudicata. È importante ritagliarsi momenti di silenzio perché può davvero essere molto frenetica.
Parte integrante del viaggio sarà la pratica dello Yoga, credo che sia fondamentale per creare lo spazio per contenere le diverse sensazioni ed emozioni che si risveglieranno in ciascuno dei partecipanti. Insegno Yoga nel metodo Satyananda e pratico il Kriya Yoga.
Ho pensato di visitare questi posti durante il nostro viaggio perché sono delle città fortemente connesse con la tradizione. In quelle terre sono nati grandi Santi e Maestri spirituali, sono accadute delle scene che hanno cambiato il corso del mondo. È un modo per riconnettermi con i Maestri del Kriya, così come con i Maestri del lignaggio di Satyananda. Ma, soprattutto, per respirare quell’atmosfera e tornare all’origine del mio Yoga.
