Se oggi mi chiedessero «che cos’è la vita?» risponderei: «un contenitore pieno di misteri». Solo un contenitore di misteri che cerchiamo di capire per tutta la vita.
Chiunque pensi che la sua esistenza è trasparente, è coerente, non ha scheletri nell’armadio, sta ingannando se stesso. La vita è e rimane un mistero, piena di contraddizioni, di sentimenti assoluti che si relativizzano nel tempo, di ricerca illusoria dell’eterno in ciò che è eterno non è. È una ricerca della moralità assoluta, dell’onestà assoluta, dell’onestà e dell'etica del pensiero assolute.
Ci dimentichiamo quello che ci insegna la filosofia Samkya, una cosmologia parallela alla filosofia Yoga, che ci dice senza ombra di dubbio che i nostri pensieri non sono altro che materia. Sono materia esattamente come lo sono le nostre azioni. E questo è forse il motivo per cui nei Vangeli è scritto che per peccare “basta il pensiero”: queste parole hanno scatenato grandi sensi di colpa che sono del tutto fuori luogo, perché i pensieri non si possono fermare, non si possono imbrigliare, non si possono prevedere. Arrivano.
E non si può neppure svuotare la mente. Svuotare la mente è un termine non corretto: si può provare a ingannare la mente per relegare i pensieri in secondo piano, ma spesso - quasi sempre -i pensieri sono più forti della nostra volontà di arrestarli.
Eppure come ben sappiamo, la via filosofica e di vita dello yoga ha come unico e reale obiettivo quello di arrestare i vortici ossessivi, imperanti e infestanti della nostra mente. Come è possibile questo? È uno dei misteri di questa via antica e meravigliosa. Lo yoga moderno promette meraviglie di benessere, liberazione dall’ansia, pelle liscia e giovane, articolazioni fluide e in questo modo sta condannando l’essere umano a una nuova schiavitù. In pratica, la stessa schiavitù del corpo e dei sensi,. Finché si capisce che è anche questa un’illusione, che tutto ciò è irrealizzabile.
Ci sono intere comunità spiritualiste che sono entrate in crisi con la pandemia, perché nessuna pratica li ha messi e ci mette al riparo dalle malattie. Siamo materia e la relatività della nostra esistenza parla di questo. Non esiste pratica, non esiste preghiera, non esiste pranayama, non esiste mantra che ci possano salvare dal destino. O dal karma e dai samskara, se preferite.
Ma, c’è un «ma». Questo «ma» è quel mistero che è contenuto in tutte le vie di ricerca interiore e che va oltre la nostra volontà, i nostri desideri, i nostri sforzi. È un obiettivo-non-obiettivo, che può nascere dalla sola volontà di separare la ricerca dal desiderio di arrivare a un obiettivo psicofisico, di vivere qualcosa, di provare qualcosa. Separare cioè la ricerca interiore dal gioco dei sensi, dagli effetti speciali che talvolta è possibile vivere, in determinate condizioni e a prescindere da noi. Questi effetti speciali arrivano dalla mente, dalla psiche, dall’inconscio, e il loro superamento è uno stadio che ci porta a un livello superiore. L'unica “sforzo di volontà” ammesso è quello di lasciarli andare, esattamente come possiamo nutrire la volontà di lasciare andare i pensieri. Gli uni e gli altri sono materia. Gli uni e gli altri fanno parte del mistero. Perché anche la materia è un mistero: gli scienziati ci dicono che non sappiamo ancora nulla del 96 per cento di ciò che costituisce l'Universo.
Capite che in questa prospettiva, la ricerca scopre una sorta di infinite scatole cinesi, in cui qualsiasi stato è relativo e in qualsiasi stato è possibile lo stesso contrario di quello stato. La prima causa della sofferenza secondo lo yoga è proprio il cercare l'eterno in ciò che non è eterno: pensate quante volte lo abbiamo fatto con l’amore, amori straordinari, appassionati, totalizzanti, che per un periodo hanno realmente riempito il nostro essere e ovviamente i nostri sensi. Ma se siamo adulti sappiamo che, poi, anche questi sensi e il senso di questi amori cambiano, si trasformano e da assoluti si relativizzano nel fluire del quotidiano. Non è questo un mistero?
In ultima analisi, se tutto è un mistero, diventa anche difficile continuare a giudicare se stessi e i nostri vicini. Il mistero è quello che ci consente di comprendere il senso stesso della vita, le contraddizioni contenute in essa, gli amori che si trasformano in odio e gli odi che si trasformano in bene. Non c’è niente dentro di noi che non possa essere trasformato, non c’è niente che nel tutto non contenga anche il particolare.
Questo è il regalo che ho trovato sotto l’albero quest’anno. Come sia arrivato è un mistero. Ma questo era ovvio, no?
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