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  • Immagine del redattoreElia Perboni

Demetrio Stratos, una vita senza compromessi

A Milano, se transitiamo nel moderno quartiere City Life con il suo paesaggio verticale, troviamo una strada a lui dedicata: via Demetrio Stratos. E sempre a Milano Radio Popolare ha titolato al suo nome l’auditorium. Già, perché questa è la città nella quale l’evoluzione artistica del musicista, cantante, sperimentatore ha preso forma, una figura sempre al centro di studi e incontri ancora oggi. Qui si è celebrata la sua nascita artistica con passaggi anche tumultuosi nelle rivoluzioni politiche degli Anni 70, ma anche la fine della sua breve vita (aveva 34 anni). Era stato voce dei Ribelli, ma poi, soprattutto, degli Area e infine aveva proseguito con il proprio percorso di ricerca.



Lo racconto perché mi sono ritrovato tra le mani un documento sonoro, la registrazione di un evento, un concerto al quale non avrei mai voluto assistere. È il 14 giugno 1979 e sul palco dell’Arena Civica di Milano è rappresentata quasi tutta la musica italiana, da Roberto Vecchioni a Francesco Guccini, da Eugenio Finardi ad Angelo Branduardi: decine di gruppi, artisti per ricordare Demetrio Stratos, una delle più grandi voci del panorama musicale non solo italiano, ma europeo.


Il giorno prima, mercoledì 13 giugno, Stratos moriva al Memorial Hospital di New York dove era stato ricoverato nella speranza di poterlo salvare da una rara forma di anemia aplastica. Il concerto era stato organizzato inizialmente per raccogliere fondi e aiutare la famiglia a sostenere le costosissime cure. Ma non si è fatto in tempo e così l’evento si è trasformato in un omaggio, mutandone il senso e passando da un sentimento di solidarietà alla dolorosa commemorazione verso uno dei più grandi ricercatori della voce. E c’è un doppio album edito dalla Cramps che testimonia quella commovente e affollatissima serata, titolato 1979- il concerto.


Riascoltarlo oggi fa vivere una doppia esperienza emotiva: il ricordo di Demetrio ma, anche, il quadro, la fotografia, di un cambiamento, di un passaggio della musica italiana. È la chiusura degli Anni 70 con le sue diverse anime musicali: i cantautori come Guccini, Vecchioni, Branduardi, Venditti, Rocchi; il rock ribelle e sfacciato di Skiantos, Kaos Rock; il blues di Treves e Ciotti; il jazz di Gaetano Liguori.


Certi dischi sono come pagine di storia di un libro perché raccontano un mondo che non è mai solo musicale, è la cultura di un’epoca con le sue luci e ombre ma, sempre, semi di un nuovo futuro. Così come le immagini di quelle copertine. Quella di questo disco è realizzata da un altro artista, figura centrale dell’epoca, Gianni Sassi, produttore discografico (inventore della Cramps), fotografo, grafico e organizzatore culturale. Per realizzare la copertina che vedete qui, ha strappato le due pagine delle classifiche discografiche di un popolare settimanale, Sorrisi e canzoni Tv, le ha accartocciate a forma di cuore e le ha messe al centro dei nomi che hanno partecipato all’evento. Ecco come, attraverso la semplicità mista a genialità creativa, è possibile dare forma a un messaggio profondo, mettendo in luce, in questo caso, l’idea del generoso cuore della musica.


L’affetto e il calore che in quell’occasione, ma anche nel tempo, hanno caratterizzato la figura di Demetrio, nascono dalla sua etica e della sua libertà di esplorare. Ricordo ancora alcune parole che mi disse durante un’intervista nella sua casa milanese, in zona piazzale Cuoco, vicino al grande Ortomercato. Nel dialogo Demetrio si lamentava di quanto l’Italia non riconoscesse più di tanto la sua ricerca (mentre era invitato da tutte le grandi università europee). Ma non avrebbe mai accettato compromessi. Voleva vivere di ciò in cui credeva. Mi disse: «Non scendo a compromessi, credo nel mio percorso e piuttosto che tradire la mia ricerca per vivere andrei a scaricare cassette lì, all’Ortomercato».





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