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Ci sono tre secoli di guerre nell'odio-amore tra Putin ed Erdogan

Aggiornamento: 17 lug 2023

Nel Gioco delle coppie di un ipotetico Novella 2000 della politica, lo zar Vladimir Putin e il sultano Recep Tayyip Erdogan sarebbero sempre in primo piano con la loro contrastata storia d’amore. Sono praticamente coetanei: Vladi 69 anni e Recep 68. Un po’ stanno insieme, poi si separano, si fanno costosi regali e dispetti catastrofici.


Nel novembre 2015 Erdogan è il padrone di casa al vertice del G20 ad Antalya e Putin firma felice la foto ricordo del convegno. Ma una settimana dopo due aerei turchi abbattono un bombardiere russo, che ha sconfinato dalla Siria. Vladimir strilla: «È un crimine… una pugnalata alla schiena… sei complice dei terroristi» e avverte, com’è suo solito, che l'incidente avrà 1serie ripercussioni» sui loro rapporti. Sei mesi di gelo, Putin blocca l’ingresso in Russia a frutta e verdura turche, proibisce ai russi di andare in vacanza in Turchia. Nel giugno 2016 Erdogan cede, chiede scusa: «Non abbiamo mai avuto il desiderio o l’intenzione di abbattere quell’aereo». E alla famiglia del pilota, rimasto ucciso: «Scusate. Condivido il vostro dolore con tutto il cuore. Per noi sarete come una famiglia turca. Per alleviare il dolore e la gravità del danno arrecato, siamo pronti a fare qualunque cosa». Putin lo perdona, ma vuole un segno tangibile del ritrovato amore. Erdogan glielo dà: la Turchia è il primo (e unico) Paese della Nato ad acquistare armi dalla Russia, suscitando perplessità e polemiche in Europa e in America. Ma all’amore non si comanda. Addirittura acquista anche un sistema di difesa antiaereo russo, però vende droni all’Ucraina.


Il loro amore è sopravvissuto anche a una difficilissima prova: l’assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara, Andrej Karlov, a fine 2016. Un amore che consente a Erdogan e Putin di costruire strategiche intese militari, di vita e di morte, in Siria, Libia e Nagorno Karabakh. La cattedrale del loro amore è la centrale nucleare di Akkuyu, definita il più grande progetto nella storia delle relazioni tra i due, fortemente voluta da Erdogan e realizzata dall’azienda di Stato russa Rosatom: se tutto va bene, il primo reattore entrerà in funzione entro l’anno prossimo; se tutto va bene, perché l’anno scorso c’è stata una inquietante “esplosione controllata” nel cantiere della centrale, che ha danneggiato case e serre nella zona…


In questi mesi, Putin ha ricevuto al Cremlino Emmanuel Macron, ha parlato al telefono con Mario Draghi. Ma l’unico interlocutore privilegiato resta Erdogan, la sola voce che Putin sembra felice di ascoltare. Anche se poi non dà retta neppure a lui, quando gli parla di negoziati e di pace. Perché in fondo dietro l’amore c’è sempre il sospetto di essere traditi e sonnecchia un odio atavico: perché uno si considera lo zar e l’altro il sultano; perché uno progetta di restaurare l’Impero Sovietico e l’altro sogna di riaprire la «Sublime Porta» dell’Impero Ottomano. Se risorgono i due Imperi è inevitabile lo scontro, come è già spesso avvenuto per ragioni che sono più o meno sempre le stesse: l’accesso al “mare caldo” del Mediterraneo, l’influenza sull’Asia centrale, sul Caucaso, sul Nordafrica.


Nel 1700, dopo 14 anni di guerra culminati con una spedizione in Crimea, Pietro il Grande strappa alla Sublime Porta la possibilità di occupare le sponde del Mar d'Azov. È il primo passo verso l’accesso al Mar Nero e al Mediterraneo. Ma gli stretti sono rigorosamente controllati dall’Impero Ottomano. Lo zar e il sultano si ritrovano d’accordo per spartirsi qualche territorio dell’Impero Persiano in disfacimento. Ma poi c’è una nuova guerra russo-turca, protagonista Caterina II, che si conclude nel 1774: il Khanato di Crimea, formalmente indipendente, è posto sotto il controllo della Russia, che ottiene anche due porti per un accesso diretto al Mar Nero.


Negli Anni 20 dell’Ottocento la Russia appoggia i greci nella loro ribellione all’impero turco. Tra i volontari accorsi a battersi per la Grecia c’è Lord Byron, il grande poeta inglese, che muore in battaglia a 36 anni. Il Trattato di Adrianopoli del 14 settembre 1829, concede alla Russia gran parte della costa orientale del Mar Nero e la foce del Danubio, tolti alla Turchia. A metà del secolo lo zar Nicola I lancia una crociata anti-islamica per difendere i cristiani ortodossi, in realtà per tentare di avere il controllo degli Stretti: quello del Bosforo (che collega il Mar Nero al Mar di Marmara) e quello dei Dardanelli (dal Mar di Marmara al Mar Egeo). Contro la Russia e accanto alla Turchia si schiera un timido inizio di unione europea formata da inglesi, francesi e piemontesi (per la prima volta considerati un vero Stato), che conducono una vittoriosa ma disastrosa spedizione in Crimea. Si svolge qui la tragica «carica dei seicento» (immortalata in tanti film) dei cavalieri inglesi massacrati dall’artiglieria russa. Lo zar perde, ma i vincitori sono a loro volta sconfitti dal tifo e dal colera.


Dopo la Grecia, altri Paesi si ribellano al sultano turco, appoggiati dallo zar russo, che aiuta Bulgaria, Romania e Serbia a rendersi indipendenti. I giornalisti del New York Herald e del London Daily News denunciano le atrocità commesse dalle truppe turche, che hanno massacrato cinquemila persone nella città bulgara di Batak.


L’ultima guerra russo-turca è del 1877. L’armata russa arriva alle porte di Istanbul e qui si ferma. Non è l’Impero Ottomano, ormai in disfacimento, a bloccarla, ma la flotta inglese, contraria all’ingresso della Russia nel Mediterraneo.

Il colpo di grazia all’Impero Ottomano non lo danno né i russi né gli inglesi. Sono gli italiani, che reagiscono con qualche secolo di ritardo al tradizionale grido d’allarme «Mamma, li turchi!», con cui nel Medio Evo si annunciava la comparsa di navi pirata. L’Italia dichiara guerra alla Turchia il 29 settembre 1911, per conquistare la Cirenaica e la Tripolitania, ultima presenza ottomana in Nord Africa, dopo che la Francia ha occupato il Marocco. Il poeta Giovanni Pascoli entusiasta proclama «La grande proletaria si è mossa!», mentre la vamp dell’epoca Gea della Garisenda canta Tripoli bel suol d’amore avvolta nel tricolore e con null’altro addosso. Contrari alla guerra sono Benito Mussolini e Pietro Nenni, che vengono arrestati. Con la pace, oltre alla Libia, l’Italia si aggiudica anche le isole del Dodecaneso.


L’Impero Russo e quello Ottomano finiscono quasi contemporaneamente, ma in modo diverso. Lo zar Nicola II è ucciso a 50 anni con tutta la famiglia nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg dai rivoluzionari bolscevichi. Ha più fortuna Maometto VI, trentaseiesimo sultano, esautorato dal Movimento dei Giovani Turchi e dal generale Mustafa Kemal Atatürk nel 1922: muore a 65 anni in esilio a Sanremo, a Villa delle Magnolie.


Due copertine d'archivio che “raccontano" lo sguardo occidentale su Erdogan e Putin negli ultimi anni.

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