Mario Raffaele Conti
Ascoltare il ritmo del corpo per vincere l'inquietudine
Il primo induce alla calma, la seconda accelera. E vuole prendere il comando
Ci sono evidenze scientifiche alla base dello Yoga che la scienza moderna sta portando alla luce. Qualche giorno fa, discutevo per l’ennesima volta con un’amica se sia necessario o meno sedersi ogni giorno a fare una pratica di respirazione consapevole, quella che comunemente chiamiamo “meditazione”: per l’ennesima volta lei mi diceva che la pratica che va bene per me non è necessariamente utile a tutti e io per la prima volta ho risposto un secco «no».
«E sai perché?», le ho detto, «Perché la pratica di sedersi a respirare mette in relazione il nervo vago e il nervo frenico ed è da questa interazione che si pone il seme di un cambiamento strutturale a livello emotivo e psichico». Dall’altra parte è calato il silenzio.
Il merito di questa scoperta devo darlo agli studi della maestra Sangeeta Laura Biagi, a sua volta discepola del dottor Ananda Balayogi Bhavanani, che oltre a essere a capo dell’organizzazione fondata da suo padre Swami Gitananda Giri, è un medico chirurgo molto apprezzato in India. Il suo nome e le sue sperimentazioni si trovano anche nel libro fondamentale per noi che pratichiamo questa disciplina, L’arte di respirare (Aboca) del giornalista medico scientifico James Nestor: questo volume è la continuazione ideale dell’altrettanto fondamentale testo Pranayama (Ed. Mediterranee) di André Van Lysebeth. La tradizione spiegata a suon di esperimenti e trattati scientifici. Meraviglioso.
È vero, oggi più che mai abbiamo bisogno di mettere alla prova dei fatti, delle conoscenze scientifiche, i “dogmi” del passato, e questo è sempre più necessario in tempi di fake news spirituali, teorie senza gambe che sorgono in ogni angolo del pianeta, guru senza tradizioni che vendono paccottiglia, cerimonie senza senso alcuno se non quello di fare guadagnare qualcuno e di dare l’illusione - alla nostra pigrizia - di una scorciatoia spirituale. È tutto molto umano, ma è giusto saperlo. È anche normale indagare, ma è sano sapere che solo nelle effettive tradizioni centenarie o millenarie sta un briciolo di possibilità di non perdersi nei meandri dell’ego nostro o altrui.
Dunque è naturale che si chieda alla nostra mente razionale di dare una spiegazione plausibile a ciò che leggiamo sui testi. E badate bene, sui testi si legge tutto e il contrario di tutti. Ecco perché – diceva Gerard Blitz, fondatore dei Club Mediterranée e di una tradizione di Raja Yoga in Occidente - «alcuni pensano che si può imparare lo Yoga correndo da tutte le parti per accumulare più nozioni possibili e così facendo pensano di ottenere più risultati. Ma è un errore: ci si perde nel mescolare i generi». Metteva in guardia sulla dispersione, perché se c’è dispersione c’è anche confusione. Gli faceva eco Swami Satchidananda Saraswati: «L’essenziale nello Yoga non è imparare a stare sulla testa, ma imparare a stare sui propri piedi».
Quindi anche i più accreditati maestri della storia recente dello Yoga, ammettevano la necessità di un bisogno di fondare la nostra ricerca su basi solide. La base più solida è quella dell’ascolto e dell’osservazione del proprio essere, il corpo e la mente. Blitz sottolineava come esistano due riversi ritmi, quello del corpo e quello della mente. Il ritmo del corpo è lento, è quello della natura, degli alberi che mettono anni prima di crescere e dare i frutti che ci permettono il sostentamento; il ritmo della mente è velocissimo, è «l’accelerazione della vita, l’accelerazione continua e crescente della nostra vita, una accelerazione che nasce dagli automatismi, dalla mancanza di coscienza, dall’assenza di coscienza».
L’accelerazione che genera le malattie della mente, del fisico, che genera, diceva Blitz, la superficialità.
Ecco perché l’unica certezza che abbiamo è di fare del nostro respiro la nostra unica religione, di svolgere ogni giorno la pratica più intima e necessaria che possiamo immaginare: prima di pensare di accumulare poteri psichici, cioè, sarebbe interessante e utile espandere il respiro e osservare quali sono i suoi effetti sulla mente e sulla vita. Perché la penso proprio come Blitz: lo scopo è la vita. Lo Yoga è solo il mezzo.
