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«E se tu potessi far qualcosa per migliorare la tua vita?»: il segreto dello psicologo Tomás Navarro

Aggiornamento: 4 gen 2023

«La mente talvolta si blocca e noi finiamo su una «strada senza uscita»

che non ci permette di fare procedere la nostra vita. È una condizione frustrante e molto dolorosa. Non rendiamo conto che stiamo commettendo un errore e ci limitiamo, limitiamo le nostre alternative, le opzioni che ci farebbero uscire dalla palude. Per superare questo blocco ho creato un gioco, il pensiero “eseista”».


(da Tomás Navarro La Via del pensiero positivo, Giunti Editore)


Tomás Navarro.


di Tomás Navarro

psicologo, saggista, fondatore di un centro di consulenza per il benessere emotivo


E se?

Il «E se» ha sempre guidato la vita mia, come quella di milioni di persone, ma nel mio caso, penso, in modo leggermente diverso.


Spesso usiamo la formula «E se» come freno all'azione, come una sorta di occhiali scuri e pessimistici che ci dicono che tutto può andare male; come un divano su cui rifugiarsi con una coperta e una cioccolata calda.

E se andasse male, se non funzionasse, se mi sbagliassi, se mi rendessi ridicolo? Tanti «e se» hanno una ragione d'essere. Il nostro cervello vuole che siamo vivi e per raggiungere questo obiettivo ha una sorta di attenzione selettiva rispetto a ciò che accade intorno a noi. Il nostro cervello è progettato per identificare quale sia anche un minimo rischio e per proteggerci da esso, e non c'è niente di più rischioso che provare cose nuove, addentrarsi in un terreno sconosciuto o prendere decisioni dall'evoluzione incerta.


Il nostro cervello non ama che si corrano rischi nella vita e il modo migliore per non correre rischi è quello di non abbandonare il conosciuto, la routine e il familiare e per ottenere questo risultato non c'è niente di meglio che immaginare un oscuro e catastrofico «e se».

Ma una minuscola percentuale di tutte le specie - e nel caso degli esseri umani io devo essere uno di questi individui - adotta un atteggiamento esplorativo, corre dei rischi e osa andare oltre il consolidato. Un ragno di medie dimensioni, per esempio, nella sua vita percorre una distanza di circa 300 metri, ma ci sono esemplari che, in modo inspiegabile, percorrono chilometri . Ebbene, qualcosa di simile accade ad alcuni esseri umani, come me.

Nel mio caso, la base di questo comportamento esplorativo può essere definita come «eseismo», cioè l'uso ricorrente della formula «e se», ma con una valenza positiva ed esplorativa.


E se un'altra vita fosse possibile? E se quello che penso non mi aiutasse? E se potessi fare qualcosa per migliorare la mia vita? E se scrivessi un libro? E se andassi a vivere sui Pirenei? E se creassi una formula per lavorare con i miei clienti all'aria aperta? E se potessi aiutare altre persone a vivere meglio? E se non fossimo venuti su questa Terra per soffrire? E se potessi prendere il controllo della mia vita? E se potessi avere un'esistenza più in linea con le mie priorità e necessità?


L'«eseismo» mi ha accompagnato per tutta la vita ed è alla base di tutte le mie conquiste più audaci. Infatti, è la migliore alternativa a uno degli otto grandi errori che ci impediscono di pensare in modo bello: la limitazione delle alternative.

Spesso crediamo di avere meno alternative di quante ne abbiamo in realtà e scartiamo le opzioni credendo di non poterle realizzare, ritendendo che siano una chimera o perché semplicemente le percepiamo come fuori dalla nostra portata. Ma non possiamo sempre credere a tutto ciò che percepiamo o che pensiamo.


Allora vi incoraggio a considerare nuove opzioni e a usare il «cosa succede se» in modo positivo. Avete bisogno di un pensiero che vi aiuti, non che vi limiti, che vi liberi, non che vi renda schiavi, che vi guarisca, non che vi faccia ammalare.

Per me l'«eseismo» ha sempre aperto la porta a pensare in modo ampio e a cercare nuove opzioni. Avete il coraggio di unirvi al «movimento eseista»?






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